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14 Marzo 2017, 12:31 pm CET

Renato Leotta di Francesca Mila Nemni

di Francesca Mila Nemni 14 Marzo 2017
Feynman (2009). Veduta dell’installazione, Careof / Viafarini, Milano.
Feynman (2009). Veduta dell’installazione, Careof / Viafarini, Milano.
Feynman (2009). Veduta dell’installazione, Careof / Viafarini, Milano.

Arrivati a Carrara, dal viale che da Marina lascia il porto, è facile lasciarsi incantare da quelle montagne che da via Aurelia incubano spesso nubi e sembrano annunciare una qualche forma di asprezza antica; questi monti, ora sempre più prossimi, guidano fino alle prime piazze che segnano l’ingresso ufficioso in città; l’attenzione passa d’improvviso con ammirazione e incanto dal bianco di tranci netti delle cave che finora guidarono il percorso alla diagonale che limita il rosso e nero di piazza Farini1.

La fusione di tutti gli elementi è il percorso2.

Scendendo dalle cave, attraverso una serie di tunnel, è possibile osservare in diversi punti e percorsi la città e il porto; è quindi considerabile ipotizzare le traiettorie che univano le due estremità per il trasporto dei blocchi; attraverso i primi tratti, in lizzatura3, poi a seguire con binari e assi che permettevano di caricare il materiale fino al porto, dove veniva organizzato e caricato per tutte le destinazioni. La strada che guida il percorso verso il mare s’interrompe nel suo schema di fitti tornanti una volta giunti in città, la si attraversa nel centro all’altezza di piazza Farini per poi riprendere il viale in direzione di Marina e verso il Porto, lasciandoci alle spalle le cave e la città che finora ci aveva guidato.

Si compone un dialogo tra struttura e simbolo, la sospensione creata da questo legame cognitivo e simpatico, ottenuto dal tracciarsi equivoco di una doppia diagonale, permette la creazione di ipertesti visivi. Gli elementi appartenenti alla memoria di un luogo si fondono alle ideologie e ai suoi riferimenti visivi subordinandoli al territorio e all’esperienza.   

Il testo configura tre livelli di lettura sottolineando la presenza di differenti percorsi autonomi e concatenati tra loro. La scomposizione totale dell’esperienza anarchica carrarina genera contatti e sospensioni con il territorio; la matrice storica è annotata attraverso simboli geometrici che creano cortocircuiti temporali e legami associativi svincolati da ogni determinismo unidirezionale.  Accavallamenti visivi e testuali generano all’interno di una medesima struttura molteplici tracciati possibili che da un lato evidenziano l’organizzazione strutturale stessa come messaggio fondante del processo e dall’altro valgono quali connettori tra i vari/differenti racconti di un unico fare artistico.

Come si relazionano ipertesti di lettura tra esperienza, estetica e simbolo?

Tutti gli elementi dell’evento entrano in dialogo attraverso manifestazioni cognitive e quindi, di fatto, multidisciplinari; l’esperienza attiva e reale è descritta mantenendo una narrazione lineare, il simbolo interagisce direttamente per significazione, non tenendo conto della nascita della relazione, ma considerandone le molteplici dinamiche di lettura; l’estetica ha infine il tentativo di ridurre il simbolo al minimo per un controllo ragionato in cui l’analisi finale può essere per assurdo ricondotta a puro calcolo.

Quale legame mantiene il simbolo con la realtà?

Il simbolo vive differenti momenti, rimanendo in principio aggrappato a ciò che è l’esperienza e quindi il reale, fino a raggiungere il punto più lontano4 ritrovandosi esclusivamente una componente specifica e unica della formalizzazione, in questo stadio ha il ruolo di reggere l’intero processo o di metterlo totalmente in discussione5.

I percorsi possibili all’interno di una stessa struttura veicolano messaggi diversi o sono tanti aspetti di uno stesso messaggio?

Le strutture ricreano il modus di costruzione di un ipotetico messaggio, più sono le relazioni più s’innescano meccanismi di nascita per ulteriori messaggi. Un effetto a catena in cui la struttura stessa è il reale messaggio. 

Francesca Mila Nemni è curatrice. Vive e lavora a Milano.

Renato Leotta è nato nel 1982 a Torino, dove vive e lavora.

1. La diagonale configura l’immagine suddividendo il drappo in due triangoli di uguale misura: il triangolo nero e il triangolo rosso.

2. Non si tratta di un’analisi risoluta, ma di una continua mutazione, che prevede parabole continue segnate da apici in cui è possibile identificare i momenti che rendono “glorioso” un luogo, oppure la fascinazione che lo contraddistingue (forse alcuni personaggi che riuscirono a fondere i diversi triangoli all’interno di un’unica diagonale a favore di una nuova germinazione ideale e sociale).

3. Lizzatura è il metodo tradizionale atto a far scendere a valle i grandi blocchi di marmo riquadrati. I blocchi venivano posti su due travi lignee creando una sorta di slitta. La slitta veniva poi calata attraverso delle vie molto ripide denominate vie di lizza.

4. Un luogo “neutro” dove riformalizzare l’esperienza. (Fig. b) / “i singoli elementi acquistano un peso e un’azione attrattiva o respingente tra loro e nello spazio”.

5. Per avere un legame potenzialmente reale bisogna considerare la presenza di un messaggio preciso e la condivisione di simboli con un interlocutore.

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