
L’interesse di T-Yong Chung verso la banalità del quotidiano ci offre un’avventura nell’essenza delle cose. In questa dimensione la suggestione della memoria è affrontata con gli strumenti della leggerezza concettuale. Nei dipinti la nostra attenzione è orientata su un singolo oggetto, posizionato al centro di uno sfondo omogeneo che evoca uno spazio immateriale. Una macchina da scrivere, oppure un pianoforte, sono definiti da un segno pittorico di un unico colore, che non delimita perfettamente la forma entro confini precisi, ma crea un addensamento evanescente. Le soluzioni espressive che adotta l’artista tendono a una modalità di presentazione dell’oggetto che potremmo definire allo stesso tempo delicata e garbatamente spettacolare. T-Yong Chung sembra voler sondare la densità emotiva delle cose del mondo, ponendole di fronte a noi nella loro semplicità, ma anche nella loro aura enigmatica. Niente appare utile e in funzione. L’aspetto oggettivo risulta sconosciuto, proprio come nell’esplorazione del mondo attuata dai bambini, che non vedono ancora il contesto che li circonda secondo funzioni e nessi di causa ed effetto. Lo sguardo dello spettatore e la sua immaginazione sono invitati a considerare queste presenze come organismi ed esistenze fluide. Allo stesso modo, l’installazione Tesori (2007) si sintonizza su un medesimo registro sensibile. Ci troviamo dinnanzi a un’accumulazione di oggetti comuni quali pentole, telefoni, utensili completamente dorati. L’ammasso disposto in modo casuale sembra scaturire da un vano nascosto dello spazio espositivo. Anche i bambini a volte danno vita a dei piccoli tesori con molte cose che un adulto potrebbe ritenere banali e quotidiane. Eppure questi oggetti contengono qualcosa di segretamente speciale e prezioso. T-Yong Chung compie più in grande un percorso analogo e accantona l’efficienza produttiva dell’uomo contemporaneo per privilegiare la dimensione della memoria, dell’emotività libera e senza barriere. Oltre la riconoscibilità degli oggetti è nascosto un mistero che si inoltra nel profondo di ognuno di noi, radicato in un’infanzia prescolare. Non rimane che restituire all’uomo tecnologico l’ambiguità che possedeva il mondo quando era per lui un vasto territorio di esplorazioni e segreti.