Puntuale come sempre, Pierluigi Sacco scrive su Flash Art #289 a proposito dei tagli ai musei d’arte contemporanea, tagli alla cultura di proporzioni colossali. Tagli che ridurranno i fondi del 20%. Anche io ho sottolineato questi problemi in due scritti su Flash Art: “Orfani di Madre” (#287) e “Per un nuovo Museo” (#288). Il guaio è che tutti gli istituti culturali sono nelle stesse condizioni. Massimo Cacciari scriveva su L’Espresso: “Università al buio”. L’autonomia degli atenei è impossibile finché dipenderanno dai fondi ministeriali.
Ecco (in ordine alfabetico) i miei suggerimenti per i musei di arte contemporanea.
A) Azzerare le spese pazze e inutili delle mostre, delle cene (mitiche quelle dei bei tempi al Castello di Rivoli… di cui comunque abbiamo gioito tutti).
B) Ben capire che il mondo è cambiato e non torneremo indietro, anche se il mondo dell’arte sembra vivere un momento di boom.
C) Comprendere che i prezzi pazzi di oggi sono frutto di isteria e non di conoscenza o valori reali condivisi.
D) Dobbiamo ricordarci che i guru della finanza non ne hanno imbroccata una (ci hanno fatto comperare Cirio, Parmalat, Bipop, Alcatel, Madoff…). Quindi è sicuro che improvvisati guru della finanza d’arte ci stanno tendendo lo stesso tranello.
E) E poi comprendere che gli anni delle mostre pazze sono finiti. Il “mostrismo” residuo attuale fa il paio con l’isteria delle aste americane e i prezzi di Richard Prince con i suoi poster sui Marlboro Cowboy.
F) Far spendere la metà rispetto agli anni d’oro e imparare a generare metà di quella metà (quindi eccoci a un quarto che è ciò che Stato, Regioni, Comuni sono ancora disposti a spendere).
G) Già questo basterebbe per avere una vera indipendenza dalle pubbliche amministrazioni e dagli assessori alla cultura, con la sicurezza di non essere cacciati a ogni cambio di giunta.
H) Ho altre volte proposto di copiare il sistema inglese dei Trust con relativi Trustees, trovando sponsor privati che finanzino.
I) Il numero dei visitatori va moltiplicato cancellando i biglietti d’ingresso che per molti musei rappresentano da un lato una frazione minima del bilancio, dall’altro un ostacolo per allargare la base.
L) La collezione e il patrimonio vanno esaltati contro la malattia delle mostre che non lasciano tracce.
M) Ma la collezione deve essere fatta non con acquisti, ma con politiche di depositi, prestiti , legati. Collezione tanto più ampia quanto meno pecunia si impegna, con la flessibilità di poter usare opere che cambiano secondo le esigenze.
N) Non scordiamo che questo “patrimonio mutevole” di cui non avremmo la proprietà ma il possesso potrà in molti casi divenire di proprietà pubblica per successivi ripensamenti del de cuius o degli eredi.
O) Ora, se le mostre, cacciate dalla porta, rientrano dalla finestra, poco male. Si possono fare mostre a partire dal patrimonio e dalla collezione.
P) Però avremo la collaborazione del collezionismo locale e l’attivazione di un rapporto con gallerie, critici, artisti, scuole.
Q) Qui il nuovo museo povero ma bello deve attrezzarsi per avere un pubblico ampio, fedele, attento, dimenticare le vacche grasse e tornare ai contenuti da proporre alla comunità locale piuttosto che a quella dei turisti mordi e fuggi.
R) Ricordiamo per esempio il MADRE, che ha fatto mostre importanti ma non è riuscito a convincere i napoletani a varcare le mura. Bisogna trovare il modo di farlo, a ogni costo, anche usando trucchi e concessioni.
S) Se non ci sono più fondi per i grandi progetti, sviluppiamo i piccoli che facciano crescere le situazioni locali. Avremo un pubblico preparato. L’Italia ha oggi un buon sistema di piccoli e medi musei d’arte contemporanea. Pochi di questi hanno udienza: è arrivato il momento che l’AMACI si dia questo obbiettivo, si apra alle gallerie e ai collezionisti, ma non per le solite mostre della collezione di…
T) Trovato: deve essere il museo ad avere il proprio progetto e i collezionisti ad assecondarlo.
U) Un nuovo atteggiamento, con meno didattica e più esemplarità.
V) Virtù dei momenti difficili (fare di necessità virtù…).
Z) Zona cesarini per l’economia ma anche per la cultura e la politica. L’arte può essere un perfetto salvagente. Manca poco al disastro. Tagliamo i fondi alla cultura ma non alla difesa. A proposito: da chi dobbiamo difenderci? Sparito il comunismo, torna l’Islam. Lepanto, Vienna, Costantinopoli. Aspettiamo l’invasione?