Flash Art
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Editoriale – Agenda 2025

«È importante che il nostro Paese cominci a riflettere sul futuro». Con queste parole il premio Nobel per la Fisica, Giorgio Parisi, ha aperto il New Year’s Forum al MAXXI di Roma. Nel suo ampio intervento, Parisi ha toccato temi cruciali: dalla denatalità alla fuga dei cento mila cervelli all’estero, fino alle scelte che ci attendono sull’intelligenza artificiale. Nello stesso giorno, il Presidente Mattarella, inaugurando Agrigento Capitale italiana della Cultura 2025 (non senza polemiche nei giorni precedenti), ha ricordato il valore fondamentale della cultura e della diversità: «Viviamo un tempo in cui tutto sembra comprimersi ed esaurirsi sull’istante del presente. In cui la tecnologia pretende, talvolta, di monopolizzare il pensiero piuttosto che porsi al servizio della conoscenza. La cultura, al contrario, è rivolgersi a un orizzonte ampio, ribellarsi a ogni compressione del nostro umanesimo, quello che ha reso grande la nostra civiltà». Nel frattempo, Donald Trump, preparandosi al suo ritorno come 47° presidente americano, lancia la sua criptovaluta “$trump”, il cui valore è cresciuto del 13.000% in poche ore su X e Truth, mentre si propone come mediatore della tregua tra Hamas e Israele. Questo è il presente che si rinnova ad ogni refresh di Instagram o del Corriere, collegato a Starlink. Questo è il nostro presente, di un sabato qualsiasi. Ho riscritto più volte questa introduzione al progetto di annuarioagenda che tenete tra le mani, evitando di cadere nella retorica, nel dubbio, in un intellettualismo che non mi appartiene, nelle polemiche, nelle citazioni. Ho cancellato tutto per tornare all’essenziale. Dopo quasi sessant’anni, abbiamo modificato la cadenza cartacea di «Flash Art», il magazine che, grazie a Giancarlo Politi ed Helena Kontova, ha profondamente influenzato la cultura contemporanea italiana, soprattutto nelle sue decadi iniziali. Lo abbiamo fatto perché era necessario evolversi. «Flash Art» è stato un laboratorio di sperimentazione e cambiamento sociale irripetibile, quando l’arte aveva un ruolo di indicazione – parola imprecisa – di futuro. Lo è ancora oggi? Parlare di futuro significa per noi raccogliere, seppur in modo parziale e limitato, le voci di un’Italia sorprendentemente ricca e intelligente, che procede a velocità alterne. Un’Italia che esprime istituzioni e soggetti di natura diversissima, che tentano con le loro azioni, progetti e visioni di immaginare il domani. Lo fanno nei loro territori e nelle loro comunità, di vicinanza o di sentimento, malgrado condizioni spesso impossibili.

Questo numero non è una mappatura né una territorializzazione: è un’opportunità, generosa per numero di attori, di ascoltare le voci di chi lavora quotidianamente per costruire quello spazio di libertà che è l’arte. Attraverso l’arte. Con l’arte. Sono spazi di cui abbiamo un incredibile bisogno – sentimentale, strategico e strumentale – in questi tempi di ridefinizione non solo culturale ma sociale e politica. Grazie a tutti: questo numero speciale, che esce volutamente senza pubblicità per rimanere nel tempo, in un formato librorivista, ci ha permesso di incontrare prospettive radicali, libere e visionarie, ospitando voci inter- e transdisciplinari. Questo libro è una risposta di futuro di un Paese che deve pensarsi come ecosistema e non come sistema, che ancora non è.

Cristiano Seganfreddo