Hidetoshi Nagasawa Fabbri Contemporary Art / Milano

5 Giugno 2015
Hidetoshi Nagasawa, Sette Anelli I, 2015.  Marmo di carrara e legno, 460 x ø 70 cm. Courtesy Fabbri Contemporary Art, Milano
Hidetoshi Nagasawa, Sette Anelli I, 2015.
Marmo di carrara e legno, 460 x ø 70 cm. Courtesy Fabbri Contemporary Art, Milano

“Giunse a me la parola di Jhwh”. Con questa frase Ezechiele era solito dare inizio alle sue divinazioni. In suddette circostanze, il profeta viene colto e affascinato da “un soffio divino” che lo trasporta in un’altra dimensione, lo rapisce e lo conduce al cospetto di Dio, del mistero e del messaggio celeste. La visione di Ezechiele è stata fonte di ispirazione per grandi artisti, tra i quali Raffaello Sanzio; un’apparizione del tetramorfo che ha stimolato anche la fantasia di un artista come Hidetoshi Nagasawa. Le estasi del profeta sono infatti anche l’intestazione di un ciclo di opere, costituite da rame e legno, presenti nella mostra dell’artista giapponese.

L’esposizione milanese di Nagasawa prende origine dall’opera Sette anelli, con la quale viene accolto il visitatore. L’opera di circa cinque metri di lunghezza composta da sette anelli di marmo bianco di Carrara e da tredici travi di pino naturale, invade volutamente lo spazio espositivo, imponendone al fruitore sia la visione che i movimenti. Una scultura che sembra incarnare esattamente il principio cardine dell’alchimia, secondo il quale l’elemento vitale della materia proviene dalla divinità, considerata come energia in perpetua propagazione. L’irradiazione del pensiero dell’artista, sospende il tempo e la realtà, instaurando un dialogo emblematico con le simbologie riferite al numero sette. Secondo la legge ordinatrice tutto l’esistente è governato da questo numero: gli anelli colleganti spazi e mondi, la scala a sette gradini, che simboleggia l’ascensione, intesa come salita verso la conoscenza, sette sono i metalli simbolici del percorso di trasmutazione alchemica, sette sono le virtù, ma anche i peccati capitali, i colori e le note musicali, sette sono i savi greci e così tanti altri riferimenti traslati.

L’essenza poetica di Nagasawa rincorre da sempre l’equilibrio perfetto, così come avviene nell’opera Cubo di onice, un parallelepipedo al quale basta un soffio di vento per farlo vivere, consentendogli di muoversi liberamente nello spazio. Come afferma lo stesso artista a volte o spesso: “Non occorre spiegare, dire nulla di altro.” L’arte quando è tale, comunica silenziosamente.

by Alberto Mattia martini

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