Michele D’Aurizio: In passato hai partecipato alla creazione di New Jerseyy, uno spazio espositivo a Basilea che è stato funzionale allo sviluppo dell’emergente scena artistica svizzera. Vedi la tua nomina a direttore una logica evoluzione del tuo ruolo nel contesto locale?
Daniel Baumann: New Jerseyy era dapprima un team composto da quattro persone, poi sei: Mathis Altmann, Tobias Madison, Emanuel Rossetti, Dan Solbach, Anina Troesch e io. Questa esperienza di lavorare in team non mi ha abbandonato. In quanto gruppo, sei il tuo primo pubblico, e discuti le idee insieme per renderle migliori. La seconda cosa che ho portato con me a Zurigo è l’ambizione di New Jerseyy di costruire una scena locale portando persone dalle varie città. Avevamo un’ambizione simile per l’edizione 2013 di Carnegie International a Pittsburgh, ed entrambe le esperienze hanno dimostrato che essere importanti a livello locale non significa essere provinciali.
MDA: Il tuo predecessore, Beatrix Ruf, ha diretto la Kunsthalle per quasi tredici anni, durante i quali ha organizzato una serie di mostre che hanno segnato lo Zeitgeist del mondo dell’arte. Come vedi l’eredità della Ruf in rapporto alla tua visione per l’istituzione?
DB: Bernhard Burgi, il primo direttore della Kusthalle, e la Ruf hanno portato questa istituzione alla notorietà e hanno reso Zurigo la città nota che è oggi. Ad ogni modo, in meno di dieci anni, il mondo dell’arte è drasticamente cambiato. È divenuto un luogo piuttosto piccolo. Oggi, non esiste più un solo mondo: non c’è un mondo dell’arte, ma mondi dell’arte al servizio di centinaia di biennali e fiere, migliaia di gallerie, collezionisti, curatori, critici e Internet. Qual è dunque il ruolo della Kunsthalle oggi? Resta una piattaforma per gli artisti, il loro pensiero e i loro lavori. È un luogo in cui vengono celebrate le nostre idee dell’arte, interrogate e ampliate.
MDA: Puoi darci qualche anticipazione sul futuro programma della Kunsthalle?
DB: Non ancora. Oppure lasciami girare intorno. Chi è il nostro pubblico? Apparentemente è piccolo, in confronto all’attenzione che otteniamo. Forse il 3%? Il programma futuro della Kunsthalle Zurich quindi aspirerà a sedurre il restante 97%.
by Michele D’Aurizio