Regina José Galindo e Gianfranco Baruchello @ Focara, Novoli (Le)

1 Febbraio 2016

Ciò che più colpisce di Regina Galindo è il contrasto tra il suo fisico minuto, l’apparenza fragile e delicata, e la forza energica, la determinazione nervosa che mette in tutte le sue opere. Una sensazione che si accentua assistendo dal vivo alle sue performance. Ultima e intensa quella ideata all’interno della “Fòcara” di Novoli, la rassegna dedicata al l’antico rituale del falò di Sant’Antonio, che negli ultimi anni si è aperta all’arte e che in questa come nella scorsa edizione è stata curata da Giacomo Zaza.

In uno scenario di denso respiro, l’orizzonte dilatato di una campagna immersa nel chiarore meridiano degradante verso il tramonto, di fronte ad una chiesetta di sapore quasi sudamericano Regina, legata ad un palo su una torretta in tufo alta 3 metri, si è offerta per oltre un’ora ad un potenziale rogo, facendosi interamente avvolgere da tralci di vite posizionati col contributo lento di volontari del posto. Un’operazione semplice, resa solenne dal corpo immobile dell’artista che alla fine viene inglobato nella pira, in simbiosi totale con la natura. Immagine che attiva una catena di rimandi tra passato e presente, richiami al “fuoco purificatore” e soprattutto alla potenza del corpo femminile, da sempre campo di iscrizione di codici socio-culturali e qui luogo di resistenza alle violenze, alle costrizioni e alle discriminazioni.

Questi significati nell’artista guatemalteca si caricano di valenze politiche legate alla difficile storia della sua terra: come si vede anche nell’altra recente performance in cui nuda si lascia sommergere dal fango, presentata in un video editato per l’occasione nel Palazzo Baronale di Novoli. Nella stessa sede sono proiettati due filmati dell’altro protagonista della manifestazione, Gianfranco Baruchello. Sono “Baufort” del ’70, ipnotica inquadratura sulla misurazione del vento, e “Colpi a vuoto” del 2002, in cui l’usanza degli spari di cannone sul Gianicolo a mezzogiorno colora un tema a lui caro come la scansione del tempo con echi di nonsense grottesco. Ma, dopo Kounellis nel 2015, Baruchello è anche l’autore scelto per confrontarsi quest’anno con la fòcara. Il suo intervento ha dato vita ad un’azione con esplicito messaggio multietnico di relazione pacifica e dialogo interculturale. Un corteo di ragazzi del posto ha attraversato infatti il paese con 80 stendardi disegnati dall’artista, in cui sono graficamente riassunte le 156 bandiere del mondo. Giunti alla grande torre di fascine (oltre 25 metri di altezza), queste sono state conficcate al suo interno e abbandonate al fuoco. Un messaggio di speranza, nella drammatica situazione globale.

by Antonella Marino

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