Artissima / Torino

21 Novembre 2016

La ventitreesima edizione di Artissima – che si è tenuta dal 4 al 6 novembre all’Oval Lingotto di Torino – ha visto oltre 50000 visitatori girare per le 193 gallerie provenienti da 34 paesi. La fiera di quest’anno è suddivisa in sette sezioni, di cui ben tre con un comitato curatoriale: “Back to the Future” coordinata da Eva Fabbris, focalizzata su opere di diciannove artisti prodotte fra il 1970 e il 1989; “Present Future” presieduta da Luigi Fassi, dove sono stati presentati venti artisti emergenti; “Per4m” curata dal collettivo olandese If I Can’t Dance, I Don’t Want To Be Part Of Your Revolution, che ha disseminato nella fiera delle performance appositamente concepite per tale contesto. Alle classiche “Main Section”, “New Entries” e “Art Edition”, da quest’anno si è aggiunta la sezione “Dialogues”, dove trenta gallerie emergenti o sperimentali hanno presentato negli stand un massimo di tre artisti posti in rapporto dialettico fra loro.
L’offerta di Artissima, frutto della sua gestione a metà fra ente pubblico e privato, ancora una volta ha mescolato le esigenze economiche dei galleristi (sebbene le gallerie blue chip internazionali siano ancora latitanti) a una certa propensione a proporre contenuti ponderati; questa caratteristica ne fa una delle fiere più “curate” che esistano, come dimostra la sezione “In Mostra”, dove una selezione di opere provenienti dalle collezioni pubbliche e private della regione vengono ogni anno scelte in base ad uno specifico focus. Quest’anno Simone Menegoi ha concepito un’esposizione che fa da pendant al concept della fiera, quello della performatività: con “corpo.gesto.postura” il curatore ha deciso di esporre opere che fanno del corpo umano un tema di dibattito e problematizzazione dell’essere nel mondo; il visitatore è invitato a usare e a guardare i lavori esposti al fine di calarsi nel proprio corpo in modo più autentico e personale.  Un altro progetto concepito in occasione della fiera è quello situato nell’area ritiro bagagli dell’Aeroporto di Caselle; qui, con l’intento di inserire l’arte in luoghi inusuali e di attirare pubblici eterogenei, viene esposta su pannelli luminosi l’opera “Flying Home” dell’artista tedesco Thomas Bayrle,.
“Lanciare nuovi talenti, riscoprire quelli passati e anticipare i trend per offrire ai collezionisti sperimentazione e innovazione” è il ruolo della fiera secondo le parole della sua direttrice – ormai all’ultimo anno di mandato – Sarah Cosulich Canarutto. Con una concorrenza temibile, che vede fiere affermate e acclamate sia nei mesi precedenti sia in quelli successivi, questa è una delle sfide che chiunque guidi un unicum come Artissima deve affrontare. A dar man forte c’è comunque Torino con la sua stagione dei tartufi e del bicerin, per non parlare delle istituzioni pubbliche e private che in questo weekend hanno inaugurato con una serie di mostre personali di rilievo.
Il Castello di Rivoli ha presentato la retrospettiva dell’artista egiziano Wael Shawky, che espone per la prima volta la trilogia filmica Cabaret Crusades (2010-2015), una narrazione delle crociate viste dagli arabi interpretata da marionette, e la mostra di Ed Atkins – inaugurata alcune settimane prima – dove, in cinque video, l’artista inglese esplora il presente sempre più mediato dal digitale, tanto scettico verso la tecnologia quanto verso l’emotività umana. La Fondazione Merz mostra un altro lavoro di Shawky: Al Araba Al Madfuna (2012-2016), serie di tre video in bianco e nero girati in un villaggio egiziano inseriti in un contesto orientaleggiante e surreale. Alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo oltre alla grande opera di Atkins Safe Conduct (2016), hanno inaugurato “Unemployment” di Josh Kline, terzo capitolo del suo ciclo di mostre sulle condizioni lavorative e il loro mutamento dopo automazione e internet e “Parallel I-IV” di Harun Farocki che ci parla di come ci rappresentiamo in modo virtuale la realtà sovrapponendo riflessioni filosofiche all’estetica dei videogame. Poi “Riflessioni” di Rosemarie Trockel alla Pinacoteca Agnelli, un’esposizione delle ceramiche e ritratti fotografici realizzati dall’artista in relazioni a manufatti dei musei torinesi, mentre al Museo Ettore Fico apre la grande installazione site specific di Eugenio Tibaldi pensata e sviluppata sul quartiere torinese di Barriera dove ha sede il Museo. Fra gli spazi non istituzionali vale la pena fermarsi al Quartz Studio che offre una piccola ma interessante mostra di Allora & Calzadilla, “The Great Silence”, un video che parla del più grande radiotelescopio del mondo, e del suo obiettivo di trovare vita al di fuori del pianeta terra, proprio nel mentre di una crisi ambientale che decima le specie animali e che rischia veramente di creare un grande silenzio.
Con una proposta ricca e variegata che intreccia narrazioni con sguardi altri, prospettive futuribili e perplessità del presente, Torino si conferma un punto di vista attuale e puntuale nella produzione dell’arte contemporanea globale.

Cerca altri articoli

Report