Artissima 2018 / Torino

19 Novembre 2018

Chi ha tempo non perda tempo, potrebbe essere il motto alternativo per l’edizione 2018 di Artissima. Dal primo al quattro novembre la fiera torinese ha festeggiato il venticinquesimo anno di attività sotto il titolo “Time is on our side”. Diverse sono le novità presentate all’interno dell’Oval, mentre nel tessuto della città di Torino ha preso piede, come di consueto, un fitto programma d’inaugurazioni.
Questa seconda edizione a firma Bonacossa ha voluto indirizzarsi verso una riflessione sul tempo: quello che i galleristi e i curatori dedicano alla scoperta e riscoperta degli artisti, quello che i collezionisti investono per valorizzare e supportare la ricerca creativa, e quello che gli artisti dedicano alla produzione di nuove opere. Al di là delle ragionevoli spiegazioni, rimane tuttavia dubbio quanto un titolo possa riassumere e presentare un contenitore eterogeneo e multiforme qual è una fiera. All’appello quest’anno si sono presentate 195 gallerie, nella maggior parte straniere da 35 diverse nazioni, per un pubblico che ha toccato le quasi 55.000 presenze (avvicinandosi quindi a FIAC che ne ha fatte oltre 70.000 quest’anno, ma ancora lontani dalle 100.000 toccate ad ARCO Madrid). Alle consuete sezioni che accompagnano la fiera da più o meno tempo – Present Future, Back to the Future e Disegni – si aggiungono quest’anno Artissima Sound, progetto extrafieristico ospitato presso le OGR dedicato interamente a opere sonore, e Artissima Experimental Academy. Quest’ultima è introdotta come una scuola sperimentale che inaugura con il progetto DAF Struttura, workshop curato da Zasha Colah e realizzato da Jan St. Werner, cantante dei Mouse on Mars. Sempre in merito alla didattica è Artissima Junior, uno spazio-laboratorio organizzato con Zonarte e Juventus assieme all’artista Alek O., pensato per spiegare le pratiche artistiche anche ai più piccoli; la fiera punta così a contribuire a preparare il pubblico di domani promuovendo un’esperienza collettiva e aperta dell’arte contemporanea.
Accompagnato dalle consuete piogge autunnali, il capoluogo piemontese ha visto avvicendarsi, oltre ad Artissima, anche Dama, la non-fiera che ha portato opere site-specific nella consueta, sfarzosa cornice di Palazzo Saluzzo Paesana, e The Others la fiera degli emergenti. FLAT, invece, la fiera dell’editoria artistica, ha ospitato un’esaustiva mostra su taccuini, appunti e libri d’artista di Dieter Roth, presso la nuova Nuvola Lavazza progettata da Cino Zucchi; e, infine, NEXST, il festival che costruisce un network di spazi dedicati a progetti artistici diffusi nella città.
Ricco anche il compartimento di mostre che hanno inaugurato in settimana: al Castello di Rivoli la monografica di Hito Steyerl “The City of the Broken Windows” e la mostra “Everything Might Spill” della vincitrice del Premio illy Present Future 2017 Cally Spooner, oltre alle già inaugurate mostre di Nalini Malani e il riallestimento della collezione permanente con dialoghi inaspettati, talvolta sottili, talaltra poetici, fra la collezione Francesco Cerruti e la collezione permanente del Museo. La prima mostra personale in Italia della più celebrata artista del momento, “La città dalle finestre rotte”, propone una mostra lineare, succinta e mirata che ben esprime la posizione critica, la ricerca e soprattutto la necessità di artiste come Steyerl nel panorama artistico attuale.
Quartetto di mostre per la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo con una serie di dipinti di Lynette Yiadom-Boakye, un video tra lo storico e il poststorico di Rachel Rose, una Andra Ursuta un po’ meno efficace del solito, e un frequentatissimo circo performativo di Monster Chetwynd.
La personale “Shkrepëtima” di Petrit Halilaj alla Fondazione Merz, vincitore della seconda edizione del Mario Merz Prize, porta a Torino la ricostruzione degli interni della Casa della Cultura della città albanese di Runik, proseguendo il lavoro di Halilaj sulla memoria individuale e collettiva e sui modi in cui essa si costruisce. “Weed Party III” di Zheng Bo al PAV, artista presentato a Manifesta 12 Palermo, s’inserisce nella linea di ricerca del PAV sull’intersezione fra natura e società, tra piante e politica. Ad occupare le OGR sono la già menzionata Artissima Sound, sezione delle fiera che raccoglie quindici interventi sonori, oltre a ’“L’Atteso”, grande installazione scenografica di Mike Nelson.
Al di fuori dei circuiti mainstream per la Contemporary Art Week troviamo Treti Galaxie che attraverso il solito scouting di luoghi insoliti o abbandonati, quest’anno propone all’interno dell’ex-MOI l’opera in realtà virtuale di Mélodie Mousset HanaHana: Full Bloom. Da Associazione Barriera continuano invece le colazioni della domenica, occasione in cui si è inaugurata la doppia personale di Attila Csörgő e Vadim Fishkin, due artisti dell’est che uniscono concettuale e ironia, rileggendo in modo poetico fenomeni scientifici e fisici. Almanac Inn presenta invece “Cartaburro” di Anna Franceschini, mostra che si focalizza sulla figura del celebre architetto torinese Carlo Mollino, e Quartz Studio che con “Der Zauberberg” presenta le ripetizioni modulari di Jorge Macchi. Insomma, anche per quest’edizione dell’Art Week, Torino ha saputo fare rete fra le sue varie istituzioni e offrire molteplici ragioni per vistarla.

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