Mirko Rizzi su Marsèll e Marsèlleria

8 Novembre 2016

Come è nata l’idea di legare il marchio Marsèll al mondo dell’arte contemporanea?

Molto naturalmente, Marsèll pensava fosse giusto supportare realtà vicine per modalità e pratiche di ricerca. Più precisamente direi che il supporto è rivolto alla cultura contemporanea, che forse solo in un senso molto alto diventa “arte contemporanea”.
Le collaborazioni sono diverse, per non chiudersi in schemi. È impegnativo, non solo economicamente, ma è impagabile per la ricchezza interiore e la vitalità che ne scaturisce. L’interazione con la cultura porta benefici a tutti, anche alle aziende, scambi e stimoli che possono generare infinite possibilità, traducibili e tangibili.

Marsèlleria si distingue per essere uno spazio dedicato alla sperimentazione e a dare spazio a nuovi e giovani artisti, di cui esponete il lavoro e che invitate a collaborare per la creazione e lo sviluppo di nuove collezioni. Come si inserisce in questo percorso la produzione del documentario su Francesco Vezzoli, Ossessione Vezzoli, diretto da Alessandra Galletta?

Per fare ordine. Marsèll è un’azienda che ha deciso di utilizzare parte dei propri ricavi e spazi per sostenere un progetto non profit, Marsèlleria. La stessa azienda supporta altre attività, in alcuni casi collaborazioni continuative come Live Arts Week e Contemporary Locus. Sosteniamo realtà editoriali, come Diorama e Fantom. Inoltre Marsèll Records pubblica supporti audio e cartacei. Abbiamo contribuito ad alcuni film d’artista, come con Luca Trevisani e Invernomuto, e già co-prodotto un film, Maicol Jecson (2014), in questo caso insieme a Luca Legnani.
Per arrivare alla co-produzione di Ossessione Vezzoli (2015), abbiamo prima di tutto apprezzato il progetto nella sua forma biografica. Trovo sempre vago il concetto di “giovane” nel sistema dell’arte, ma il Sig. Vezzoli di fatto lo è – oltre a essere uno dei pochi italiani entrati nel panorama dell’arte contemporanea internazionale.

Cosa pensi possa rappresentare un documentario su un artista nell’ambito del circuito cinematografico?

La figura di Vezzoli è particolarmente intrigante: molto conosciuto dagli addetti ai lavori, e un personaggio da scoprire a tutto tondo per il grande pubblico del circuito cinematografico. Il genere biografico vive un momento interessante, anche se un po’ inflazionato dall’ossessione di sapere “tutto di tutti”. Inoltre progetti come questo aiuterebbero a dimostrare quanto incredibile e complesso sia il lavoro dell’arte. I tempi sono maturi perché alla ricerca artistica sia riconosciuto un ruolo dalla società e dalle politiche.

Quali i progetti futuri con Marsèlleria? Nel nuovo spazio espositivo avete il punto vendita del vostro marchio e avete intenzione di dedicarvi all’editoria d’arte. Ci racconti questi nuovi sviluppi?

Vorremmo mettere maggiormente a fuoco il percorso e continuare nella stessa direzione, magari con più tempo e risorse. Il legame con l’editoria c’è da sempre. Crediamo nel progetto “libreria”, ci piacerebbe diventasse un punto di incontro per la città, un riferimento per un genere abbastanza preciso ma non esclusivo, in linea con il nostro operato: radicali ma non troppo e non a tutti i costi. Diversamente si rischia di entrare nel loop di un’unica scelta, una gabbia senza spazio di riflessione. Trovo fondamentale difendere la possibilità di poter ricercare tra le diverse realtà della cultura contemporanea e non solo, facendo del nostro meglio, senza ambizioni o autoreferenzialità, provando a strutturare uno spazio di condivisione e dialogo.

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