Dopo un anno di chiusura per lavori di ristrutturazione, il Museo Guttuso riapre il 26 dicembre (anniversario di nascita del pittore) nella vecchia sede di Villa Cattolica, nel piccolo comune di Bagheria in provincia di Palermo. Il Museo è nato in seguito alla donazione di Renato Guttuso di opere da lui realizzate e di lavori provenienti dalla sua collezione privata – tra cui pregevoli pezzi Schifano, Angeli, Consagra, Levi. Un generoso omaggio alla città di Bagheria. Che rapporto aveva l’artista con la propria terra natìa?
Il desiderio di partecipare attivamente alle esperienze culturali milanesi e romane spinge Renato Guttuso a lasciare precocemente, a vent’anni, Bagheria. La Sicilia però continua per tutta la vita a fornirgli immagini, colori, storie che, nel tempo, complice la distanza anche fisica, emergeranno nei suoi quadri con la forza di una narrazione. Il rapporto con l’isola, e con Bagheria in particolare, è contraddittorio. I suoi soggiorni sono fugaci fino agli anni Settanta, quando comprata una casa a Palermo, dove dipinge, decide di regalare a Bagheria un consistente nucleo di opere, sue e di amici pittori, per farne un museo.
Quali sono i che cambiamenti hanno investito la collezione e che strumenti sono stati utilizzati per rifunzionalizzare il museo?
La valorizzazione del Museo Guttuso ha costituito per me un impegno che ho svolto incrementandone la collezione con donazioni e comodati, oltre che lavorando per la ricerca di fondi europei, indispensabili alla realizzazione di grandi mostre e dei lavori di manutenzione dell’immobile. La lunga chiusura del museo, tesa alla rifunzionalizzazione della settecentesca Villa Cattolica che lo ospita, è stata l’occasione per riorganizzare la collezione con nuovi percorsi, nuove opere che affascineranno il visitatore.
Come è articolato il nuovo allestimento? Sono presenti sezioni tematiche che strutturano in percorsi i lavori della collezione?
La collezione del Museo è stata suddivisa con il nuovo allestimento, realizzato dalla dottoressa Dora Favatella Lo Cascio, in sette sezioni tematiche ospitate nel corpo centrale di fabbrica: “La collezione Guttuso e il Novecento” al piano nobile, il “Il Novecento e i momenti contemporanei” al secondo piano dove sono esposti anche “I disegni” e “I libri d’artista”. Al piano terra “La fotografia”, “La pittura di carro” e “La gipsoteca”. Nel giardino è possibile ammirare L’arca monumentale di Giacomo Manzù dove è custodito il corpo di Renato Guttuso e nella parte ipogea, la fossa della neve, la scultura materica di Croce Taravella, Il grande guerriero. Negli emicicli si possono visitare gli ambienti che ospitano la grande scultura di Guttuso L’edicola e quelli dedicati al cartellonismo cinematografico.
Bagheria ha uno stretto rapporto con il cinema italiano: la città ha dato i natali al regista Giuseppe Tornatore, che poi le ha dedicato il film Baarìa (2009); inoltre Guttuso si è dedicato, per lunga parte della sua vita, alla produzione di manifesti cinematografici. Il museo darà spazio anche alla settima arte?
Il rapporto tra Guttuso e il cinema è stato particolarmente fecondo, memorabili rimangono le sue collaborazioni con Visconti, Pasolini, De Sica per il quale diede forma ai terribili incubi del nazista nei Sequestrati di Altona; avrebbe poi disegnato molti manifesti cinematografici come quello per Kaos dei fratelli Taviani e i bozzetti per Riso Amaro. Questi manifesti si possono ammirare insieme a moltissimi altri grazie alla generosa donazione di Filippo Lo Medico, gestore di un cinema a Bagheria e appassionato collezionista. Una sezione è dedicata ai manifesti dei film di Giuseppe Tornatore che con il suo film Baarìa – in cui è rappresentato lo stesso Guttuso – ha raccontato la storia di Bagheria.