Luigi Ontani Accademia di San Luca / Roma

24 Ottobre 2017

Se si ha avuto la fortuna di entrare nello studio di Luigi Ontani, non si può fare a meno di pensare che la mostra “SanLuCstoMalinIonicoAttoniTὀnicoEstaEstE᾽tico”, presentata negli spazi dell’Accademia Nazionale di San Luca presso Palazzo Carpegna sia un’ascesa – nel vero senso della parola – nell’universo creativo dell’artista.
A partire dai tableaux vivants, autoritratti fotografici degli anni Settanta, che reinterpretano la storia iconografica occidentale tra mito e religione, letteratura e allegoria, lo spettatore è testimone della continua metamorfosi a cui Ontani sottopone se stesso. Ontani come LEDAECIGNO (1975); Ontani come l’Annunciazione (1970); Ontani come BACCHINO (1970), campeggiano sulle pareti della sala d’ingresso. Il gioco dell’immaginazione continua catapultando abilmente e direttamente il pubblico nel “regno” eccentrico e visionario dell’artista con Nel Regno del Ragno Egoista (2005), opera specchiante che riflette il volto di chi la osserva incorniciandolo nella misteriosa e magica atmosfera generata da Ontani.
Sala dopo sala si passa così dalle ceramiche ai vetri, dalle foto agli acquarelli, dalle cartapeste ai bronzi, sottolineando l’indipendenza poetica dell’artista la cui libertà creativa non ha mai provato confini linguistici o geografici, di genere o politici, né si è mai identificata in un movimento, facendo della meraviglia e dell’ironia la propria cifra stilistica.
La filosofia della messinscena giunge all’apice lungo la rampa elicoidale di Borromini, con una sfilata di erme, grilli, canopi. Così Trilussa, Cristoforo Colombo, Pollock, de Chirico, Galileo, Giovanna D’Arco e Rossini – per citarne solo alcuni – vivacemente ritratti, dotati di bizzarri e unici falli, sfilano stravagantemente eppure armoniosamente per il corso borrominiano. Ibridi in cui si scorgono innesti tra animale e vegetale, fantastico e reale, le sculture narrano il lato più recondito, intimo, burlone di questi uomini illustri, rivoluzionandone la rappresentazione classica.
L’irriverenza e l’ambiguità di Ontani, insieme ad un evidente narcisismo e farsesco atteggiamento, si ritrova nelle foto lenticolari della serie AnamorPose che, fronteggiando le ErmEstetiche, mettono alla prova non solo le potenzialità della rappresentazione, ma anche lo sguardo dello spettatore, a cui è richiesto una spostamento di posizione per coglierne la dualità giocosa.
L’istrionica processione si disperde alla fine della rampa, tra le sale espositive dell’Accademia di San Luca, dove ceramiche e fotografie si intrattengono in conversazioni con capolavori della collezione. Qui Ontani esordisce posizionando il suo San Luca d’apres Guercino (1975) mimetizzato tra lavori di Wolff, Canova e Thorvaldsen e conclude con una stanza dedicata a DAVID d’après Michelangelo/ “Prigioni” in 7 pose (1970), rimarcando la possibilità di trasporre la storia, modellarla attraverso il potere dell’illusione.
SanLuCstoMalinIonicoAttoniTὀnicoEstaEstE᾽tico è così un viaggio nella rivoluzione dell’immagine attraverso il gesto. A Palazzo Carpegna, centro nevralgico della costruzione storico artistica, va in scena una riflessione sul concetto di apparenza, in cui Ontani dichiara come l’eterno possa essere reso mobile attraverso l’artificio e l’apparizione, come il doppio possa convivere in ogni cosa alimentato dalla fantasia senza per questo essere mai considerato copia.

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