A dieci anni dalla scomparsa di Giuseppe Chiari, cinque gallerie tra Firenze e Prato (Santo Ficara, Frittelli, Armanda Gori, Il Ponte, Tornabuoni) ospitano altrettante mostre incentrate sull’artista fiorentino e con la curatela di Bruno Corà. L’intenzione è quella di celebrare Chiari attraverso una sfaccettata ricognizione di oltre cento opere che dimostrano la sua poliedrica e multiforme attività. Musicista, artista visivo, performer e teorico, Chiari si è distinto per una ricerca sperimentale incentrata sull’interazione tra musica, linguaggio, gesto e immagine attraverso l’adozione di mezzi espressivi eterogenei come collage, scritte e timbrature su pentagrammi, spartiti e fotografie, fino alle sue esecuzioni musicali, chiamate “musica d’azione”, dove l’artista affiancava agli strumenti tradizionali degli elementi sonori inusuali, che interagivano tra loro mediante principi di casualità e improvvisazione.
Le opere esposte presso le cinque gallerie documentano il portato sperimentale ed eclettico dell’artista e, al contempo, rendono evidente il rapporto personalissimo esistente tra Chiari e i galleristi che lo hanno sostenuto – relazioni che sono state tradotte in un corpus differenziato che risente delle singole esperienze e attitudini dei collezionisti. Ne è un esempio il focus sulla produzione degli anni Novanta e Duemila alla galleria Armanda Gori di Prato, dove ad essere presentati sono i lavori maggiormente scultorei e legati ai media, oppure il nucleo di opere fotografiche della galleria Il Ponte di Firenze, che testimoniano l’assiduo ricorrere dell’artista all’appropriazione di immagini poi elaborate attraverso viraggi, collage, disegni e scritte. “PentaChiari” si configura dunque come un’iniziativa importante, che assume la forma di un’operazione culturale più che commerciale, tesa alla difesa e alla valorizzazione di un grande artista che non ha ancora ottenuto il riconoscimento dovuto.