Matteo Nasini Operativa arte contemporanea / Roma

14 Febbraio 2018

Non poteva che essere un titolo evocativo quello della personale di Matteo Nasini presso Operativa arte contemporanea di Roma. “Il Giardino Perduto” è costituito da colonne intessute con fili di lana colorata, sculture in porcellana e l’elemento sonoro e performativo del sonno.
Da anni, infatti, l’artista traspone in suono l’attività onirica attraverso l’uso di un elettroencefalografo con sedici magneti che inviano segnali dal cervello della persona addormentata a un software; questo programma è in grado di trasformare gli input ricevuti in segnali MIDI e – nel caso delle sculture – in pattern grafici per la stampa in tre dimensioni.
Il progetto, dal titolo Sparkling Matter, è stato inaugurato nel 2016 a Marsèlleria con una sleeping night in cui gli spettatori erano invitati a sedersi, a farsi cullare e a dormire ascoltando il suono emesso da una persona dormiente in una stanza accanto. La ricerca di Nasini unisce arte e scienza, umano e digitale, in un tentativo di dare espressione a qualcosa che rimane ancora avvolto nel mistero: al “sonno paradosso”, quello della fase REM, in cui la nostra attività cerebrale e i movimenti oculari sono estremamente attivi mentre la parte “fisica”, ossia muscolare, è completamente sopita.
Nella mostra l’apparente dualismo tra il caldo, artigianale e colorato delle colonne, e il freddo, quasi alieno, delle sculture in porcellana bianche è armonizzato dal suono proveniente dal piano sotterraneo della galleria, dove materassi, lenzuola e cuscini invitano a dare spazio e ascolto alla parte più nascosta di noi. Le colonne all’entrata della galleria, invece, richiamano le fattezze di un tempio. Ad Asclepio, dio della medicina, erano dedicati templi per i riti di incubazione del sogno, come vero e proprio strumento di cura, e Nasini invita lo spettatore ad accedere al rituale scendendo verso il basso, dove è plausibile poter ricevere mistiche visite. D’altronde non sarebbe possibile diversamente, visto che di per sé la musica non dice, non spiega, ma accompagna verso uno stato alterato, parallelo e spirituale, costituito da personali memorie, sogni e verità.

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