The Summer Show Renata Fabbri / Milano

27 Febbraio 2018

Ironia, spontaneità e gioco; è un tono volutamente scanzonato quello della collettiva presso Renata Fabbri Arte Contemporanea.
Nata da un’idea del duo vedovamazzei, la mostra scardina in modo divertente e leggero lo stereotipo espositivo del “Summer Show”, riuscendo al tempo stesso a trattenerne la tipica flessibilità.
In linea con la leggerezza concettuale del modello della mostra di fine anno, “The Summer Show” riflette proprio sugli elementi che danno vita a questo cliché, e con la stessa spensieratezza programmatica raduna alcuni tra gli artisti protagonisti degli ultimi trent’anni dell’arte italiana: Mario Airò, Stefano Arienti, Elisabetta Benassi, Simone Berti, Maurizio Cattelan, Mario Dellavedova, Eva Marisaldi, Liliana Moro, Nunzio, Luca Pancrazzi, Elisa Sighicelli, vedovamazzei, Francesco Vezzoli, Luca Vitone.
Non si tratta di una posizione curatoriale precisa, bensì della presenza, del ritrovo di un gruppo di artisti, che, attraverso diverse modalità anche molto distanti tra loro, esplorano comunque luoghi affini, generando un senso impalpabile di comunanza, di aderenza a un territorio comune.
Non tutto infatti si esaurisce in superficie: se a un primo sguardo è la spensieratezza a colpire, ciò che rende profonda e intima l’atmosfera del progetto è la creazione di una piattaforma online in cui ogni artista è stato invitato ad indicare un’immagine e una canzone a scelta,  proveniente dagli anni Novanta. Il materiale contenuto in thesummershow.it – questo l’indirizzo dello spazio virtuale – ci permette di entrare, per un istante, nell’immaginario di ogni artista, e allo stesso tempo di cogliere almeno in piccolissima parte, la sintonia che li lega e che già si percepisce nell’accostamento tra le opere.
Nel testo che accompagna la mostra, Bianca Baroni scrive “…Eppure la reciprocità tra le vibrazioni dell’uno e dell’altro è soggetta ad un’opacità persistente. O forse è troppo sottile, eterea…si propaga in quei territori ai quali non prestiamo attenzione. E per quanto imperscrutabile possa essere, è proprio la natura di tale allineamento a definire lo stato di intimità. Quella palpabile familiarità che, all’interno di questa stanza, emerge e prende forma a partire da una sonorità frammentaria, una costellazione di bagliori sconnessi”.
Come se l’intersecarsi anche solo per un breve attimo di esistenze diverse,  in questo specifico caso, riesca a creare una sensazione di condivisione, di familiarità. Quasi come un tratto di strada percorso insieme.

Cerca altri articoli

Recensioni