Accade piuttosto spesso che le mostre d’arte contemporanea affrontino temi delicati e attuali tramite un approccio insolito. Saper utilizzare al meglio questa modalità, riuscendo non solo a entrare nella sfera intima dell’osservatore, ma addirittura a imprimere un segno che, con una grazia intrinseca, arrivi a colpire nel profondo, è invece un fenomeno assai più raro.
“Il terzo giorno”, mostra a cura di Didi Bozzini, approda perfettamente agli stadi più intimi dell’essere umano, grazie alla capacità di trattare gli argomenti della natura e della sostenibilità non dal punto di vista scientifico o ecologico, ma attraverso una narrazione poetica e delicata, che rimane tale anche nell’inevitabile forza che il confronto tra le società Occidentali e l’ambiente porta con sé. La mostra si struttura come un racconto che parte dalla nascita della natura e delle specie vegetali – secondo il libro della Genesi avvenute appunto nel terzo giorno della Creazione – e arriva fino alle evidenti difficoltà contemporanee.
Sculture, installazioni, fotografie, dipinti: quaranta artisti internazionali, molto distanti tra loro sia per generazione che per modalità espressiva, le cui opere sono messe a confronto con i temi della creazione e con le incognite attuali, tra cui rischio della distruzione. Il momento presente, in cui gli elementi naturali sono passati dall’essere fonte di meraviglia a sfruttamento estremo e quindi preoccupazione, visto però anche come possibilità di cambiamento, di ritorno al loro nucleo originario, grazie soprattutto all’uomo.
Dal dattiloscritto del libro di Alighiero Boetti che classifica i mille fiumi più lunghi al mondo, alle vedute naturalistiche di Olivo Barbieri; dai paesaggi urbani di Gabriele Basilico alle sculture di Bodys Isek Kingelez; dai dettagli naturalistici di Mario Giacomelli alle installazioni di Tracey Snelling, quinte architettoniche che raffigurano affollati condomini, la cui vita all’interno è racchiusa in diapositive; e ancora Marina Abramović, Giovanni Anselmo, Nobuyoshi Araki, Gabriele Basilico, Jake & Dinos Chapman, Mat Collishaw, Jan Fabre, Hamish Fulton, Francesco Jodice, Sebastião Salgado, Gavin Turk solo per citare alcuni nomi.
Molte opere che, lontane dalla facilità di soffermarsi su concetti speculativi, sono in grado di stupire, di meravigliare, di riempire gli occhi per mezzo di una narrazione che rimane molto potente, senza mai risultare apocalittica, anche quando tocca fenomeni e momenti di devastazione.