Eliseo Mattiacci Forte di Belvedere / Firenze

24 Settembre 2018

Il consueto appuntamento fiorentino con gli spazi monumentali di Forte di Belvedere, vede quest’anno la mostra monografica “Gong” di Eliseo Mattiacci, noto scultore, pioniere dell’avanguardia italiana di fine anni Sessanta.
La ricerca dell’artista pesarese si è sempre contraddistinta per l’uso di materiali eterogenei, principalmente metallici, a cui negli anni ha associato vetro, sabbia, tubi flessibili e magneti, in linea con il superamento della scultura realizzato negli stessi anni in maniera sistematica a livello internazionale. La sua è un’opera che abbandona ogni afflato celebrativo grazie all’assenza del piedistallo, ma che è contraddistinta comunque da monumentalità e rigore, alla ricerca di un equilibrio di forme, un costante bilanciamento tra pieni e vuoti, movimenti ascensionali e radicamenti terreni, tesi alla creazione di nuove relazioni spaziali tra gli elementi. La materia, il cosmo, i pianeti hanno sempre esercitato una forte suggestione nell’immaginario di Mattiacci, già nei primi assemblaggi degli anni Sessanta: il binomio arte e natura, uomo e ambiente viene sondato dallo scultore attraverso l’invenzione di nuove iconografie che trovano una personalissima formulazione soprattutto nella produzione degli anni Ottanta, con le serie incentrate sui pianeti e le energie cosmiche.
Per la grande antologica di Forte Belvedere assistiamo a un dispiegamento di venti sculture che abitano gli spalti del Forte e l’interno della Palazzina: coesistono in mostra opere storiche come Trucioli e calamita (1968-69), Tubo (1967) – presentata al tempo nella prima personale dell’artista nel 1967 presso la Galleria La Tartaruga – la celebre installazione Recupero di un mito (1975), così come lavori più recenti, appartenenti alla produzione degli anni Novanta. Si tratta di opere che mescolano simboli, misure, proporzioni, in comunicazione diretta con il cosmo e le potenze che compongono, lavori che sembrano essere fuori dal tempo e che perpetrano un rituale che dalla preistoria si estende sino ai giorni nostri. Completa la mostra una selezione di circa sessanta disegni a documentare l’intensa attività grafica di Mattiacci: non disegni preparatori alla definizione scultorea del lavoro, ma compendio di idee e suggestioni che si relazionano, a livello tematico e semantico, con la personalissima cosmologia dell’artista.

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