Young Italians Magazzino Italian Art / New York

29 Ottobre 2018

A cura di Ilaria Bernardi e organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura di New York City e da Magazzino Italian Art, la mostra “Young Italians” si presenta come una sorta di seconda edizione di quella, omonima, organizzata da Alan Solomon nel 1968.
Alla base dell’operazione di Bernardi c’è il tentativo di presentare una certa produzione contemporanea dell’arte italiana – più giovane e meno nota – in grado di restituire una immagine complessa dell’arte e della situazione in Italia, attraverso approcci e temi specifici. Gli artisti in mostra – l’esposizione ha un taglio critico, non antologico – sono i seguenti: Davide Balliano, Danilo Correale, Irene Dionisio, Antonio Fiorentino, Silvia Giambrone, Domenico Antonio Mancini, Elena Mazzi, Luca Monterastelli, Ornaghi&Prestinari, Gian Maria Tosatti, Eugenia Vanni, Serena Vestrucci.
Nell’organizzazione espositiva si individuano due linee: la sezione “in arte” e quella “in realtà”. Nel primo gruppo, ci sono artisti che fanno riferimento alla storia dell’arte italiana in senso lato, quindi anche alla tradizione delle tecniche espressive e compositive, attraverso un lavoro che esalta un forte intervento manuale – per esempio, la ricerca sulla mimesi di Eugenia Vanni. Dall’altro lato, invece, ci sono lavori di artisti che fanno riferimento a questioni sociopolitiche dell’Italia di oggi – per esempio, si toccano i temi dell’immigrazione e della xenofobia con quanto realizzato da Elena Mazzi, che rimanda all’episodio avvenuto a Treviso nel 2011, quando il partito della Lega Nord presentò una legge che intendeva vietare agli esercenti commerciali della città l’uso di caratteri non latini nelle insegne pubblicitarie.
Interrogata sulla questione dell’idea d’italianità, Bernardi tiene a precisare che “Young Italians” sia un progetto lontano da qualsiasi forma celebrativa dell’Italia in quanto Stato e area geopolitica circoscritta. C’è al contrario l’intento di considerare l’Italia come contesto culturale stratificato e conflittuale, e gli artisti in mostra come dei “nuovi Telemaco” (definizione attribuita da Massimo Recalcati alle nuove generazioni). Ovvero, figure che resistono e provano a intraprendere un complesso cammino sperando che qualcuno arrivi dal mare, dia l’esempio e si unisca a loro per cercare alternative a questa situazione.

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