I quattro artisti sono in fondo alla sala. Seduti in cerchio, stanno dando fuoco a dei ramoscelli di rosmarino. Il profumo della pianta aromatica e il fumo della combustione creano una consistenza atmosferica che connota affettivamente l’ambiente. Uno di loro si alza, abbandona il cerchio, e inizia a circumnavigare la stanza percuotendo con forza una superfice di legno. Sembra il richiamo di un rito antico al quale non sapevamo di dover partecipare: la ripetizione dei gesti, il rumore costante, il ritmo incalzante, il fumo che continuiamo a inalare, l’odore del rosmarino. AND CUT OFF HIS RIGHT EAR è uno scripted space basato sul tempo; gli artisti Enrico Boccioletti, Dafne Boggeri, Amos Cappuccio, Gabriele Rendina Cattani lo hanno immaginato come un’entità mobile e instabile, che non si lascia cogliere nella sua interezza ed eccede qualsiasi confinamento. Il progetto si sviluppa in tre cicli – della durata di due ore – scanditi da azioni performative, installazioni video e interventi sonori, sequenziati come veri e propri “movimenti” atti ad animare l’esposizione: si tratta di una sceneggiatura mutevole, che assume configurazioni differenti a seconda della successione tra le parti. La mostra – organizzata dal gruppo curatoriale Repertorio Zero per gli spazi di Base – mette in discussione alcuni degli asfittici codici che governano le metodologie dell’esporre. L’opposizione più evidente è quella mossa alla rigida separazione autoriale tipica dei group show: un principio che ha da sempre contribuito a definire una visione della produzione artistica in quanto autografica, finita e determinata da un unico soggetto.
Seppur scandite in “movimenti” riconoscibili, infatti, le opere di AND CUT OFF HIS RIGHT EAR sembrano fondersi, vibrare assieme come un unico corpo. Ed è soprattutto la costante presenza dell’elemento sonoro a suggerire una continuità tra le parti che rende ambigui i confini spazio-temporali tra i lavori. In We are in Excellent Physical and Emotional Health (2018), Cappuccio intercetta campi elettromagnetici prodotti da un insieme di ventole e li riproduce attraverso altoparlanti direzionali; l’artista crea differenti microambienti acustici riportando la produzione e la percezione del suono su un piano assolutamente contingente. Il video-tutorial presentato da Rendina Cattani, invece, mostra un processo di estrazione dell’oro basato sulla sintesi di materiali organici e artificiali che, dissolti in una complessa soluzione, danno come risultato una grezza paccottiglia contenente tracce del metallo prezioso. Nell’esposizione del lavoro, diversi espedienti contribuiscono a giustappore lo spazio filmico e lo scenario della mostra: il video è accompagnato in tempo reale dalla voce amplificata dello stesso artista; le immagini traballano perché il proiettore non ha una postazione fissa, ma è sostenuto manualmente; il materiale risultante dai processi d’estrazione è presentato ai piedi dello schermo. La mostra è intervallata dall’esecuzione del brano per violoncello ed elettronica del compositore Mauro Lanza, La bataille de Caresme et de Charnage (2012) e dalla proiezione del video Si je meurs loin de mes femmes (2019) di Angelo Careri: due momenti che si pongono come una sorta di intervallo, cristallizzando per qualche minuto i “movimenti” dell’esposizione. Dopo pochi istanti, però, AND CUT OFF HIS RIGHT EAR sembra riacquistare dinamismo sulla spinta del lavoro di Boggeri. L’artista propone una coreografia laser regolata dal movimento automatico di una serie di specchi e modificata dal vapore emesso da una macchina spara-fumo. Boggeri associa la drammaturgia di luci verdi a una selezione di brani tratti dall’album Music and Poetry of the Kesh (1985) – prodotto dalla scrittrice Ursula K. Le Guin e dal compositore Todd Barton. Boccioletti, invece, presenta una pièce in quattro atti per quattro voci generate al computer, Variazione Intraducibile (2018). Sulla scena, un corpo disteso su un materasso assiste inerme a un allucinato dialogo tra le voci computerizzate. Queste ultime incarnano sentimenti e visioni del mondo contrastanti: dall’incessante voglia di futuro all’ansia del collasso iper-presente, dalla paura dell’inadeguatezza al senso di rassegnazione. La Variazione Intraducibile di Boccioletti è un sistema speculativo-sentimentale che sembra uscito dal CCRU di Warwick; è intima, lucida, paradossale. Ciò che accomuna in maniera sostanziale i differenti lavori in mostra è la complicità con un tipo di agency non-umana. Gli artisti intervengono sistematicamente su forme e strutture non pienamente controllabili: campi elettromagnetici, componenti macchiniche, meccanismi automatici. La co-azione con questi “materiali anonimi”, per dirla con Reza Negarestani, permette l’emersione di un mondo apparentemente estraneo, alieno, a tratti inquietante. Ma è lo stesso mondo che abbiamo da sempre abitato e da sempre pensato solo come sfondo dell’elemento antropico. Ora però viene fuori con forza, intensificato dai “movimenti” dell’esposizione: fluttua tra i nostri simboli rassicuranti e ne contraddice il senso, si infiltra nelle categorie di spazio e tempo e ne riscrive la struttura. AND CUT OFF HIS RIGHT EAR è una proposta di “sub-scendenza”¹ a quel mondo che opera indipendentemente da noi, e nonostante noi: il rito a cui gli artisti hanno dato inizio attorno al fuoco, è un rito che non ci eleva, non ci emancipa, non ci fa evadere, ma piuttosto ci radica al suolo, ci sporca di fango, ci coniuga e ci piega all’esterno, all’“Aperto”, e ci dice che, in fondo, siamo sempre stati lì.