Nella periferia della monotona cittadina industriale Marmont, si trova un luogo misterioso e altamente sorvegliato nel quale solo pochi uomini osano avventurarsi alla ricerca di oggetti sconosciuti. La “zona” è un ambiente naturale profondamente modificato dalla presenza di residui extraterrestri e gli “stalker” sono gli unici in grado di avventurarsi al suo interno per trafugare questi oggetti sconosciuti e rivenderli a trafficanti a caro prezzo. All’interno di questo mondo distopico raccontato dai fratelli Strugatzki nel romanzo fantascientifico Picnic sul ciglio della strada (1972), Daniel De Paula avrebbe sicuramente vestito la parte di uno stalker. Gli oggetti e i materiali che l’artista brasiliano ci presenta in “the control of things over subjects is the control of subjects over themselves”, la sua personale alla galleria Francesca Minini a Milano, tuttavia non sono circoscritti a un’enigmatica zona né appartengono a forme di vita aliene, sono invece presenti tutt’intorno a noi, capaci di condizionare e controllare la nostra quotidianità nonostante si celino ai nostri occhi.
A shadow is a substance (2015), un frammento di roccia lunare fissato su una moneta da un centesimo è testimonianza delle ombre di due entità impalpabili che ci sovrastano: quella del nostro satellite e quella dell’alta finanza. Power-flow (2019) racconta invece di due possibili camuffamenti dell’energia: un cavo sottomarino per la trasmissione ad alta velocità legato a una folgorite (materiale ottenuto dall’impatto di un fulmine su un terreno sabbioso) esprime la tensione tra natura e artificio, tra flusso e stasi, portando alla luce testimonianze materiali di eventi apparentemente incorporei. Quello di De Paula è uno sguardo disincantato verso una materialità che non è mai neutrale, data la natura degli oggetti di essere veicolo di relazioni di potere, e degli spazi di trasformarsi in potenziali strumenti finanziari. E così l’esplorazione di pozzi d’estrazione, come nel caso della video installazione Accumulation (2019); la composizione di carotaggi prelevati da cantieri pubblici nello stato di San Paolo in Inseparable spatial structures (2019); e Abstract Time (2019) l’orologio appartenuto a un operaio deceduto sul posto di lavoro, simbolicamente materializzato nel suo salario minimo (pari a 250 euro in Brasile), permettono allo stesso spettatore di diventare stalker portando via dalla galleria nuovi strumenti per analizzare ciò che ci circonda, con uno sguardo che non si ferma all’apparenza dietro la quale il potere si nasconde.