Olympia. Un breve racconto di fantascienza di

di 22 Giugno 2020

05:00


Sveglia! Oggi devo alzarmi presto, devo finire un testo per la rivista letteraria. È urgente (è sempre dannatamente urgente) e mi restano solo un paio d’ore. Mi siedo sul mio letto triplo-extra-large ultra-accessoriato e afferro lo schermo. Dopo la quinta pandemia lavoro praticamente sempre da casa. Ho vissuto in uno stato permanente di semi-quarantena negli ultimi cinque anni, gradualmente sono diventato un animale da interno che giace preferibilmente in orizzontale invece che stare dritto sulle sue gambe. La mia casa è il mio letto (occupa almeno la metà del mio studio di 40 mq): sul mio letto riposo, lavoro, mangio, ci faccio sesso. Quando sono solo e ho bisogno di un abbraccio il mio letto mi coccola – e quando i miei livelli di ossitocina sono troppo bassi… Adoro il mio letto.

Nel mio guscio iper-connesso, i giorni diventano notti, poi giorni, e ancora notti… Il tempo ha perso la sua struttura, se non fosse per i suoni intermittenti delle fastidiose notifiche che non mi lasciano mai in pace. Mi sento sotto pressione. Fortunatamente le dosi massicce di nootropi mi fanno andare avanti, più o meno senza problemi.


05:10


Sullo schermo: “La rete sarà riattiva tra quattro ore”. Dannazione! Avrei dovuto saperlo. Dopo l’ultima drammatica crisi energetica, i data center sono alimentati solo da energia solare. Di questi tempi raccogliamo dati praticamente come si raccoglie il grano. Di tanto in tanto la rete va via, così aspettiamo che le batterie si ricarichino naturalmente. Qualche tempo fa abbiamo abbandonato i generatori di backup diesel, e con questo abbiamo detto addio anche all’efficienza industriale a essi associata. A dirla tutta, all’inizio era davvero frustrante. Dopo anni di connessione a banda ultra affidabile, non potevo aspettare nemmeno qualche stante in più per i miei adorati dati, adesso invece… Ho imparato ad apprezzare queste pause, è come poter respirare di nuovo.

Il problema sono le scadenze. Le scadenze ancora non obbediscono alle interruzioni della rete. Devo inviare questo testo entro le 07.00 e non mi resta che farlo in un altro modo!

Sul mio balcone (piccolo frammento di accesso al mondo esterno) ho installato una grande voliera dove tengo i miei amici e compagni: una piccola colonia di colombe geneticamente modificate, comunemente note come G-N1. Ognuna di loro è addestrata per volare tra la mia casa e diverse località della città. Bob, il più grande e il più forte, vola regolarmente verso lo studio del mio capo – anche lei ha una voliera, ma molto più grande. Prendo Bob, gli do un po’ di mais, posiziono il micro-chip nel suo collo a forma di uncino e lo lancio nell’azzurro incontaminato del cielo.


05:25


Bob spalanca le ali. Gli bastano pochi millisecondi per attivare il suo dispositivo di navigazione – valutazione della pressione dell’aria, stabilizzatore di volo, identificazione del percorso migliore – ed è già sopra le nuvole. La città è sotto di lui. Andrea, il suo padrone-umano (anche se in questi tempi il concetto di “osmosi mutualistica” è preferibile a quello di “proprietà” quando si tratta di relazioni uomo-uccello) vive in un appartamento di lusso in una delle zone della città costruita più di recente, attorno al 2019. Volando sopra le file di case, Bob nota le terrazze perfettamente ordinate. La fine degli anni 2020 coincideva con un momento in cui avere un’estetica instagrammabile era tutto, e YouTubers e influencer – la tipologia professionale più popolare al tempo, nonché la categoria demografica più rappresentativa in questa parte della città – faceva di tutto per avere i terrazzi e i balconi più immacolati, “IG-friendly”.


06:50


Bob ha sorvolato la città per quasi un’ora e mezza ormai, e non è ancora arrivato a destinazione. Dà un’occhiata nervosa al nano-monitor installato nelle sue pupille di uccello e si rende rapidamente conto di essere nei guai. Il suo ETA è 07.14, ben oltre il limite di consegna. C’è solo una cosa da fare: virare bruscamente a destra, deviare la rotta e passare attraverso Noolwok, la parte della città governata dagli hacker. Per un uccello, attraversare Noolwok può essere incredibilmente pericoloso: il posto è noto per i combattimenti cruenti tra aquile addestrate dalla polizia e droni non autorizzati, e Bob teme di essere scambiato per uno degli uccelli al servizio della legge. Questo per lui vorrebbe dire una morte certa, ma non ci sono alternative: deve rischiare.

Bob tende i muscoli e piega le ali per rendere il suo corpo più aerodinamico. Deve essere veloce. Sta sorvolando il territorio anarchico di Noolwok da alcuni minuti, e non sembrano esserci pericoli all’orizzonte. Dalla sua prospettiva di corpo aviario in volo, le strade, gli edifici, gli alberi scorrono sotto di lui come un confuso insieme di colori e forme. Accovacciati dietro a delle coperte isotermiche riflettente per nascondersi dai droni, delle prostitute vagano per le strade malfamate: nel periodo post-pandemico, quando gli incontri fisici sono diventati illegali, la prostituzione è diventata per molti l’unico modo per avere un contatto fisico.
La frontiera di Noolwok è vicina. E lo studio a cui devo consegnare il testo è proprio dietro l’angolo. Questa volta, Bob è stato fortunato.


07:14


Ah! Dev’essere Bob. Potrei riconoscere il suo cinguettio tra quello di mille colombe G-N1. Sarà molto stanco. Gli darò un po’ di mais ed un sorso di quella bevanda energetica che gli piace tanto. “Ecco qui Bob, te lo meriti. Torna a essere un uccello normale fintanto che puoi. I tuoi amici ti aspettano e quel duo Electro-Funk che vi piace tanto sta suonando a tutto spiano nella voliera”.
Il testo di Andrea è arrivato, finalmente. Questo ragazzo è sempre in ritardo… ma è sempre così brillante! Nessuno scrive come lui su questa nuova generazione di romanzieri IA. Si chiamano N41, e con il loro primo libro hanno avuto un enorme successo. Quanto tempo ci vorrà per sostituire Andrea con un critico IA? Pubblichiamo una rivista letteraria, ma i progressi dell’intelligenza artificiale in ambito umanistico sono così impressionanti che la fine dei nostri giorni sembra essere vicina… In effetti, continuo a chiedermi perché insistiamo così tanto sulle scadenze e sul lavoro. Sarà senz’altro un riflesso incondizionato, un bagaglio del passato. Dopo l’assemblea planetaria che ha seguito il grande crollo climatico, la produzione e la distribuzione sono state ridotte drasticamente e il lavoro è stato completamente automatizzato: fattorie agricole, impianti industriali, centri di distribuzione, ospedali, industria aeronautica, persino alcuni media sono gestiti senza esseri umani. Siamo ormai solo visitatori occasionali di un paesaggio artificiale senza equipaggio e siamo in grado di vivere comodamente su un generoso reddito universale (probabilmente la più importante conquista sociale del XXI secolo). E se questo non basta, dalla nazionalizzazione del settore dei dati, posso persino ottenere del denaro extra vendendo un po’ di miei dati privati ​​al governo – li utilizzano per i big data e cose del genere.

Soltanto dieci anni fa, nessuno avrebbe mai pensato che un pacchetto di politiche radicali avrebbe avuto la meglio, e che il settore delle big-tech sarebbe finito per essere rovesciato da un gruppo di giovani politici illuminati, che avevano chiesto una cosa ovvia: rimettere le persone al comando. Non sono certo che avere un governo che gestisce i nostri dati sia un affare migliore, ma almeno possiamo decidere cosa detengono e cosa no.


07:30


La casa di Olympia è a soli cinquecento metri da NOSTALGIA, il suo café preferito. In questi giorni fa caldo, molto caldo, e il rischio di una nuova pandemia è sempre dietro l’angolo.
Nemmeno una breve passeggiata può essere presa alla leggera. Olympia esce di casa solo per acquistare il cibo o le medicine che non può ricevere dai cani messaggeri E-C2, una specie canina di razza mista e potenziata da ormoni, forte e abbastanza veloce da correre rapidamente attraverso la città grazie a un dispositivo sonico di navigazione.

In pochi anni questa città ha cambiato volto. Il confinamento quasi permanente, la scomparsa di mezzi di trasporto a benzina o elettrici, e l’uso massiccio di altre forme di mobilità – sia organiche che robotiche – hanno fatto sì che la natura ritornasse a popolare il paesaggio, prepotentemente: boschi brulli e campi di fiori selvatici si alternano a grandi estensioni di vegetazione in grado di assorbire e nutrirsi di agenti tossici. Questi campi disinquinanti fanno parte di un progetto governativo a lungo termine che ha lo scopo di ripristinare condizioni di vita dignitose dopo l’ultimo collasso climatico, quando le persone hanno finalmente capito che i livelli tossici nell’ambiente erano paragonabili a quelli della Terra in era primordiale (o Terra pre-vita …!). Olympia non sperimenterà i risultati di questo programma nel corso della sua esistenza, ma forse tra qualche generazione i suoi pro-nipoti potranno apprezzare il sapore dell’aria pulita.

Quella che era una vibrante città globale del XXI secolo, è oggi una foresta silenziosa punteggiata da torri sottili per ricchi e condomini super affollati per il resto della popolazione. Non c’è spazio per la classe media in questa era, ce n’è molto invece per altre specie.

Prima di uscire di casa, Olympia dà un’occhiata a una pianta minuta in un piccolo angolo di vegetazione illuminato artificialmente. È una Paris Japonica, una specie giapponese subalpina nota per essere la pianta con il più grande genoma mai scoperto. Olympia codifica regolarmente i suoi vecchi dati nel DNA di questa graziosa pianta. La conservazione nel DNA vegetale di dati di età superiore ai due anni è diventata pratica obbligatoria per prevenire periodiche crisi di surriscaldamento e sovraccarico dell’infrastruttura esistente. È il mezzo di archiviazione dati di gran lunga più efficiente e più compatto conosciuto e ha progressivamente dato vita ad una nuova cultura di graziosi Data Gardens che pullulano su tetti pubblici e terrazze private in ogni angolo della città. Mentre tiene la pianta, Olympia pensa per un secondo alle migliaia di foto che condivideva su piattaforme di social media ormai defunte come Instagram o Facebook, e che ora si trovano in quel garbuglio di foglie verdi e fiori bianchi. E non può fare a meno di pensare: “Che folle perdita di tempo”.

Olympia raggiunge infine la sua camera di vestizione e si cambia per la sua passeggiata.


08:00


Olympia è fuori. Il gong sulla cima del tempio dedicato a tutte le religioni secolari risuona secco, otto volte. L’eco raggiunge le orecchie di Olympia, coperte da soffici paraorecchie anti-patogene. Le ci è voluta quasi mezz’ora per prepararsi. In questi giorni, avventurarsi nel mondo esterno richiede un lungo e complesso rituale di vestizione. Bisogna indossare diversi strati protettivi: caviglie e polsi coperti, guanti fino all’avambraccio, occhiali anti-inquinamento e mascherina, ovviamente. Olympia ama la moda, queste passeggiate occasionali sono un’opportunità per sfoggiare i pezzi più preziosi del suo guardaroba. Oggi sfoggia un paio di stivaletti alla moda con suole rivestite da spore di micelio. Quando Olympia cammina, il sudore dei suoi piedi viene filtrato e combinato con le spore del micelio, alimentando così una coltura fungina. Il suo stesso corpo viene utilizzato come fonte di produzione di un cuscinetto morbido e caldo, che tornerebbe molto utile nell’eventualità di una tempesta di neve – di questi tempi, i fenomeni meteorologici estremi sono all’ordine del giorno.

La porta si chiude alle spalle di Olympia. Dà un’occhiata furtiva alle nuvole. Nonostante l’armamentario ad alta tecnologia che indossa, le capita ancora di alzare gli occhi al cielo per capire che tempo farà. Se la sua cyber-nipote di sei anni la vedesse ora, scoppierebbe a ridere. Le vecchie abitudini sono dure a morire…


08.05


Di fronte ad Olympia, l’insegna verde acido del café illuminata ad energia solare. Si legge: NOSTALGIA. Il sistema di intelligenza artificiale che sorveglia l’ingresso riconosce una presenza umana e una voce femminile le chiede di prendere posizione davanti alla fotocellula. Il tono è amichevole, ma deciso. Qualche anno fa, appena dopo la prima pandemia, Olympia aveva accettato di condividere i suoi dati per il cosiddetto “bene comune”, e questo la obbliga ora ad essere ispezionata. Si prepara docilmente all’esame biometrico: ferma, le gambe leggermente divaricate e le braccia sollevate sopra la testa. Un piccolo raggio laser fuoriesce da quello che un tempo era il campanello del negozio e si posiziona sulla sua fronte. La procedura di sicurezza continua: il suo viso viene rapidamente scansionato e le viene controllata la temperatura corporea. In pochi secondi, i lineamenti del viso di Olympia vengono analizzati e confrontati con quelli di milioni di profili memorizzati nell’archivio dati della città. L’usciere IA sta analizzando il suo file: la sua cartella clinica, gli ultimi acquisti che ha fatto su Amazon (una corda per saltare per esercitarsi a casa, una teglia per torte), il numero di volte in cui ha partecipato a una riunione del consiglio comunale su Zoom… Olympia chiude gli occhi e cerca di concentrarsi sul ritmo del suo respiro. È molto tesa. Giorni fa ha starnutito un paio di volte nel cuore della notte, e teme che per questo l’IA possa sospettare che sia malata e rifiutarla.
Fortunatamente, poco dopo, il suono delle porte scorrevoli annuncia che Olympia ha superato la scansione. La voce femminile parla di nuovo: “Bentornata Olympia! Il team NOSTALGIA ti augura un piacevole soggiorno con noi”. Olympia emette un sospiro di sollievo e attraversa la porta.


08:10


L’interno di NOSTALGIA è pieno di cianfrusaglie del decennio scorso. Gli occhi di Olympia scrutano negli scaffali: una pubblicazione di architettura che celebra i migliori dispositivi di distanziamento sociale dell’anno 2024; un mucchio di riviste porno specializzate in robot sessuali (sicuramente un oggetto per feticisti o collezionisti, dal momento che la stampa su carta oggigiorno è illegale) … Infine, il suo sguardo si posa su un bomber di finta pelle e il battito del suo cuore accelera. Di fronte a lei, c’è un raro modello dell’iconico NO-BIRDY, con maniche a forma di ali di corvo. Quella giacca andava di moda poco dopo la fine della pandemia, quando la gente muoveva i suoi primi incerti passi nella direzione della cosiddetta “nuova normalità”, e c’era bisogno di proteggersi dagli attacchi di canarini e passeri – durante il lockdown, gli uccelli che abitavano le zone urbane si erano inselvatichiti, disabituandosi alla presenza umana.
Olympia ha sempre desiderato possedere una di quelle giacche… Ma il suo sogno ad occhi aperti viene rapidamente interrotto dalla voce dell’assistente IA-shop: “Come posso aiutarti, umano?” Con le guance arrossate dall’imbarazzo, Olympia torna immediatamente alla realtà: “Vorrei un espresso, per favore” – chiede, e aggiunge: “Niente latte e solo un cucchiaio di zucchero”. Nonostante tutti i prodotti stimolanti disponibili sul mercato, il caffè espresso rimane il suo preferito.

Il commesso dell’IA-shop annuisce silenziosamente conducendola ad una postazione VR. Olympia lo segue, si siede e aspetta pazientemente il suo turno. C’è solo un altro essere umano nel negozio: una giovane madre con un bebè, probabilmente alla ricerca di qualche soprammobile da pochi soldi.

La bambina è stranamente silenziosa, e a Olympia vengono i brividi solo a guardarla. La sua testa minuta è coronata da strani lembi di pelle che le sono stati impiantati sul cuoio capelluto subito dopo aver lasciato l’utero materno. Questa pratica prende il nome di “epidermiplastica termica”: si tratta di un’operazione chirurgica obbligatoria per aumentare nei neonati la resistenza al riscaldamento globale. Gli scienziati hanno dimostrato che i bambini con delle estensioni di pelle sul capo hanno più resistenza alle temperature elevate a causa del maggior numero di vene vicino alla superficie della pelle. La seconda caratteristica che attira la sua attenzione è la dimensione del passeggino: è enorme. Questi bambini trascorreranno la maggior parte della loro vita a letto e ha senso che ci si abituino presto. La dimensione del corpo del bambino è completamente sproporzionata rispetto a quella del suo lettino, le braccia e le gambe sono quasi invisibili nella nuvola di cuscini, coperte e organza. La crescita del bebè è infatti stata bloccata artificialmente – in un’era in cui le risorse scarseggiano, essere alti è un lusso, perciò sono preferibili corpi minuti, a minor consumo energetico.

“Questa bambina non raggiungerà mai 1,50m” – pensa Olympia, con apprensione, esaminando le punte dei suoi stivali. “Presto non ci saranno umani alti come me. Le uniche creature che sarò in grado di guardare negli occhi saranno i gatti randagi altissimi e i cinghiali extra large che si aggirano per le strade in questi giorni”. Man mano che gli umani si accorciano, gli animali diventano più grandi, poiché avere una grossa stazza è necessario per sopravvivere alle sostanze inquinanti che saturano l’aria nel mondo esterno.

Il barista-robot si avvicina ad Olympia, ed il tintinnio della tazzina contro il vassoio la riporta alla realtà. Il suo espresso sta arrivando. Ne sente l’aroma. La tazzina bianca è di fronte a lei. Olympia indossa le cuffie VR. Può anticipare l’avventura…

In un secondo, viene catapultata nel 2020. È in un bar pieno. Ahhh, il vociare chiassoso della gente!
L’aroma dell’espresso le solletica le narici. Solleva la tazza e beve un sorso, lasciando che il liquido scuro le si spanda sulla lingua. Sorride.
Olympia non lo puó sapere perché i suoi occhi sono coperti dal casco VR, ma il barista-robot di NOSTALGIA la sta guardando, sospirando. L’intelligenza artificiale non ha ancora imparato cosa significhi bere un espresso.

Altri articoli di

2050+