Almanac Inn presenta “Eurodaemons”, la prima mostra personale in Italia di Jess Mai Walker, artista inglese che vive e lavora a Chicago.
Riflettendo sulla relazione tra architettura e potere, il nuovo corpus di opere presentato nella mostra esplora come le architetture speculative e l’immaginario spaziale dettino politiche di dominio e controllo, agendo sui nostri affetti e sulla nostra esperienza dello spazio.
La ricerca di Jess indaga elementi diffusi nel paesaggio urbano: ornamenti che fungono da barriere, confini o oggetti protettivi come ringhiere, inferriate o cancelli, utilizzati per regolare il nostro agire e i nostri movimenti in uno spazio, e che spesso combinano elementi strutturali e decorativi. Queste forme, fondendo elementi immaginari, organici e artificiali, trascendono lo spazio geometrico e fisico per raggiungere un potere simbolico, mistico, quasi religioso sulla nostra immaginazione e sulla rappresentazione del mondo.
Il demone – a cui il titolo della mostra si riferisce – allude allo spirito guida che è letteralmente colui che fornisce o divide fortune o destini. Una figura che condiziona la nostra vita
attraverso una scelta, una divisione, e’ colui che e’ al comando della nostro agire. Allo stesso modo, il potere può essere definito come la forza in grado di sottomettere la fortuna/il destino, l’imprevedibilità della natura e degli eventi umani. Il potere si basa sul controllo della conoscenza, sulla capacità di prendere decisioni e soggiogare le infinite possibilità della natura.
L’architettura, definendo strutture gerarchiche, può essere inscritta nelle strategie e nei meccanismi attraverso i quali i processi della vita umana sono regolati da regimi autoritari a cui sono sottoposti conoscenza, corpi, potere e processi di soggettivazione.
Nell’installazione di Jess un ammasso di pinnacoli, rosoni, guglie e altri dettagli decorativi di architetture compongono una nebulosa che ostacola i nostri movimenti nella mostra. Questa raccolta di elementi, annotata da edifici reali di Torino, Inghilterra e Chicago, sia immaginari, compone un labirinto o un dedalo che protegge un oscuro oggetto centrale. Fragile e ostile, questo nido fatto di fil di ferro, bende e gesso protegge un uovo di struzzo, che qui rappresenta un uovo orfico o un globo, emblema totalizzante di conoscenza e illuminazione.
Il labirinto, simbolo di protezione e rinascita, diventa una Wunderkammer o un giardino recintato, che ribalta le scale e proietta un microcosmo in un macrocosmo, il familiare nell’ignoto.
La sua natura occulta mette in dubbio l’aspirazione moderna di comprendere il mondo nella sua totalità attraverso le possibilità di conoscere, catalogare, controllare e sfruttare ogni sua singola parte più piccola: i sogni di dominare la Natura che avevano alimentato utopie cosmografiche.
Come filo spinato, i bordi appuntiti di questo labirinto, ci ricordano la finezza e la fragilità dei nostri corpi – di rimanere al nostro posto.
Il giardino dell’Eden è anche la collezione delle invenzioni di Dio. Una Wunderkammer che in realtà è la nostra stessa realtà. L’Eden è stato il primo ambiente che ha chiaramente delineato distinzioni, separazione e classificazioni. Racchiudeva le creazioni di Dio, pure nella loro perfezione.
Lì fiorivano due alberi: l’albero della conoscenza del bene e del male e l’albero della vita.
È un giardino che circoscrive e raduna la purezza, discernendo tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, proteggendo all’interno delle sue porte dalla trasgressione delle entità impure, peccaminose, esterne.
Sappiamo tutti com’è andata a finire la storia. L’immaginazione umana produce desiderio e attrazione per l’ignoto: il peccato non è venuto dall’esterno delle porte del giardino, ma dall’interno. Pertanto è la nostra capacità di immaginazione che ci rende umani.
E l’immaginazione ha un forte legame con il tempo, in proiezioni di possibilità e nella loro progressione verso il futuro. Immaginare significa sfuggire alla stasi di uno stato di quiete e sottomissione. Perdere il controllo nel caos, abbracciando desiderio e immaginazione.
Qui si possono ritrovare gli interessi di Jess per i fronzoli architettonici dei revival gotici o medievali di edifici istituzionali americani – le nuove sedi religiose di controllo e potere – o per gli elementi decorativi dei complessi e intricati motivi dei presbiteri che circondano agli altari delle chiese e dividono il divino dal terrestre, per l’iconostasi o i confessionali e la sue grate – uno spazio intimo nascosto dove puoi sentirti protetto dagli altri sguardi e confessare in segreto tutti i tuoi peccati per redimerti ed essere ammesso nuovamente nella società – quella buona, non la cattiva, peccaminosa – ma quello dei contribuenti ben educati, che hanno tutti i documenti e carte per poter vivere all’interno della loro società ben controllata.