Gea Politi e Cristiano Seganfreddo: Abbiamo vissuto una lunga epoca di apparente luce che ha esaltato valori di edonismo finanziario e spesso di espansioni commerciali incontrollate con danni ambientali e culturali. È arrivato di colpo un black out globale, un buio che ha aperto alla luce. Of Grace and Light (Di Grazia e di Luce) è un nuovo rinascimento. Quali sono i valori ai quali vi hanno ispirato?
Pierpaolo Piccioli: Volevamo restituire una delicatezza onirica che l’esperienza della pandemia non è riuscita a colpire, ma che anzi sembra avere rivitalizzato. La luce è, nell’accezione classica, conoscenza, in questo caso è anche visione, emozione pura. La mia intenzione era quella di porre al centro la donna, la moda, la poesia.
Nick Knight: Il cambiamento è sempre necessario e in ogni aspetto della nostra vita. L’industria della moda è stata notevolmente lenta a cambiare e questa volta non ha alternative. La mia unica speranza è che il mondo della moda abbracci il futuro e non permetta che la paura e l’avidità di denaro li facciano tornare a cambiare. Noi che apparteniamo a questo mondo dobbiamo guardare il nostro impatto sulla vita di questo pianeta, sia dal punto di vista culturale che dal punto di vista ambientale. Non è più appropriato avere grandi ostentazioni di ricchezza.
CGPS: Of Grace and Light è una vera e propria collaborazione. Com’è stato concepito il progetto e quale era il messaggio che volevate comunicare insieme?
PP: Il mio dialogo con Nick Knight deriva dal mio profondo interesse per il suo linguaggio. Un linguaggio apparentemente freddo e artificiale che ha saputo restituire alla perfezione tutto il calore umano e la passione artigianale dell’atelier. Le creazioni alta moda presentate nella performance hanno dimensioni eccezionali e hanno richiesto un’incredibile quantità di ore, oltre a una maestria senza precedenti. La loro celebrazione è stata resa unica dalle proiezioni digitali di Nick che hanno lavorato sui cinque elementi ricongiungendo queste opere alla loro dimensione naturale. Questo era l’intento del progetto ed è riuscito in pieno.
NK: Pierpaolo mi ha chiamato a febbraio, proprio all’inizio della quarantena, e mi ha detto che era molto entusiasta di fare qualcosa di totalmente diverso da tutto quello che aveva fatto prima, e di collaborare con le persone con nuove modalità. Voleva cambiare le cose. L’idea e il desiderio di Pierpaolo erano di liberarsi da questo e mostrare un nuovo approccio basato sulla poesia, sul surrealismo e sulla libertà di esprimersi artisticamente. I migliori stilisti di moda sono dei veri artisti e le loro visioni hanno un peso culturale molto profondo.
CGPS: Pensate che la moda abbia una portata politica?
PP: Ogni espressione artistica porta con sé un messaggio, un’idea, e in tal senso si può affermare la sua dimensione politica. Altra cosa è ritenere la moda sinonimo di politica, questo sarebbe inesatto. Il mio mestiere consiste nel proporre un’idea di bellezza, ricca di significati e di riflessioni, ma pur sempre strettamente legata all’esplorazione estetica.
NK: Tutta la moda è politica. L’atto di vestire è politico. La moda è il nostro modo principale per dire chi siamo, in cosa crediamo. Tutti i nostri valori si riflettono nel modo in cui ci vestiamo. Nessuno si veste per caso, e tutti, deliberatamente o involontariamente, dicono al mondo chi sono per come si vestono. Dovremmo celebrare l’importanza e la voce significativa della moda. Proprio come la musica popolare degli anni Sessanta, che si è resa conto che non si trattava solo di canzoni d’amore e che anch’essa aveva una voce politica per portare il cambiamento nel mondo, la moda ha lo stesso potere. Dobbiamo celebrare questo.
CGPS: Of Grace and Light è un’opera magica e acrobatica che integra la complessità del cinema con la performance, la danza con il video. Un grande teatro plastico della moda tra live e bytes. Come avete integrato questi livelli diversi? Quali sono le criticità che avete superato? Cosa avete incontrato di inaspettato?
PP: Forse per il grande amore che mi lega al cinema, lavorare negli studi di Cinecittà è stata un’esperienza emozionante, ma non innaturale. La digitalizzazione è già di fatto un’esperienza che viviamo quotidianamente. La sfida maggiore per me e per tutte le sarte e i sarti che hanno lavorato al progetto è stata semmai quella di realizzare abiti alta moda fuori formato, un lavoro tutt’altro che digitale, ma fatto a mano, da decine e decine di mani, per centinaia di ore.
NK: La moda è creata per essere vista in movimento, nessuno stilista immagina mai che un capo d’abbigliamento possa essere visto solo come un fermo immagine. Il fashion film è la nuova fotografia di moda. A causa dell’isolamento non ho potuto viaggiare per le riprese, e sono rimasto sorpreso da quanto fosse stato piacevole lavorare attraverso Zoom. Avevamo un team di persone a Roma, con ottimi cameraman, e abbiamo diretto ogni performance via Zoom da SHOWstudio a Londra. In un certo senso non è stato diverso dal dirigere normalmente, perché spesso ho tre o quattroschermi davanti a me e dirigo comunicando con i cameramen in cuffia. Sono abituato a lavorare con altri creativi guardando uno schermo e dirigendoli, sia che si tratti del mio ritoccatore, animatore, montatore, lavoro sempre con le persone in questo modo.
CGPS: L’esibire la moda in movimento come esperienza visiva e non tattile è sempre complesso. Con Of Grace and Light siete riusciti anche a trasferire la matericità del tessuto e la complessità della collezione. Come, secondo voi, si può riuscire oggi a mostrare la moda in una modalità contemporanea, senza esibirla ma adattandola al momento?
PP: Certo, e questo esperimento ne ha dato prova. Penso che al di là del mezzo che si utilizza per mostrare un lavoro come questo a emergere sia necessariamente il lavoro stesso. Se il suo valore è reale, se il pregio artigianale è concreto, il lavoro artistico della spettacolarizzazione, pur complesso e sofisticato, ha una buona base su cui lavorare.
NK: La moda è sempre un desiderio comune e del momento. Siamo tutti soggetti alle stesse influenze globali e culturali, quindi la moda diventa un modo per esprimere insieme i nostri sentimenti. I modi digitali di comunicare sono ormai così diffusi che quasi tutti comunicano attraverso un’interfaccia digitale, che è semplicemente il luogo in cui ci troviamo culturalmente. Dobbiamo essere aperti ad ascoltare e permettere al nostro pubblico e ai nostri fan di interagire con noi.
CGPS: Tornare a lavorare con e per le persone, a Roma, come vi ha cambiato? Cosa ha significato confrontarsi durante questa nuova forma di vita diversa nella quale siamo ancora imbevuti?
PP: Il contatto umano non è mai venuto meno, neanche durante il periodo di isolamento. La possibilità di guardarsi in viso dal vivo, pur con le dovute distanze, è stata una conferma di empatia. Sono fiero di poter affermare che questa empatia abbia accompagnato me, il mio team e le persone a me care in ogni momento.
NK: Per me è stato emozionante. Ho iniziato a vedere il futuro ed è stato molto meglio del presente o del passato.
CGPS: Migliaia e migliaia di ore di lavoro di mani sapienti. Una esaltazione del lavoro segreto artigianale che crea la grazia illuminata dalla magia della creatività. Cosa significa per te la sartoria? La manualità? L’amore del dettaglio?
PP: Questi sono i valori dell’atelier, e sono fondativi della mia esperienza personale e professionale. L’amore per ciò che si realizza con le proprie mani, con la pazienza, la ritualità e una sapienza tradizionale che continua a tramandarsi da generazioni anima la cultura della couture. Lavorare alla creazione di un sogno è il privilegio più grande.
CGPS: Pierpaolo, parli di sostenibilità sociale e culturale. Una nuova visione del mondo è pronta?
PP: Deve esserlo, necessariamente. Ormai questi temi sono stati compresi e discussi, sono fortunatamente entrati in modo ufficiale nel discorso collettivo, è arrivato il momento di mettere in pratica la teoria.
CGPS: La moda ha il potere di cambiare la società grazie al potere dei suoi messaggi. Pierpaolo, pensi che il tuo sia un messaggio politico?
PP: Come già detto, tutto è politico. La moda può certamente veicolare messaggi che contribuiscano a una riflessione collettiva, così come ogni altra forma d’arte, e sono felice di avere espresso idee in cui credo attraverso il mio lavoro di couturier. Ovviamente questo non equivale a compiere un’azione puramente politica, per fare quello ci si può dedicare all’attivismo.
CGPS: Pensate che questa produzione apra a un nuovo modo di fare sfilate e moda? Digitale e live?
PP; NK: Sicuramente le forme d’espressione sono infinite ed è un bene che vengano esplorate in modo libero e sperimentale.
CGPS: Cosa non troveremo più del mondo pre-COVID? Cosa invece rimarrà, cosa davvero non vorreste più?
PP: L’iperproduzione e la prevalenza del marketing sul valore dell’umanità hanno mostrato la loro fallacia. Questa esperienza traumatica ha aperto gli occhi a molte persone su ciò che conta veramente, su che cosa è indispensabile, bello e giusto, e su che cosa non lo è.
NK: Abbiamo ancora molta strada da fare, ma la cosa più importante è ricordare che il futuro è nelle mani degli artisti e non del grande capitale o dell’esercito.
CGPS: Esistono ancora i confini tra discipline? Hanno ancora un senso?
PP: Esistono e, come ogni regola, è un bene che di tanto in tanto siano infranti, valicati. Pur rispettando la personalità di ogni ambito e i suoi specifici saperi, è interessante che questi ambiti dialoghino tra di loro, contaminandosi e aprendosi gli uni agli altri.
NK: No, siamo solo creativi e artisti, quindi il nostro ruolo è semplicemente quello di esprimere i nostri sentimenti in qualsiasi forma vogliamo.
CGPS: Siete due grandi artisti che lavorano assieme. Cosa vi ha regalato questa esperienza di confronto tra ambiti diversi?
PP: Abbiamo certamente imparato qualcosa l’uno dall’altro e questo è sempre un enorme arricchimento. Ci siamo confrontati con un tema metaforico molto alto usando linguaggi completamente dissimili eppure complementari: questo ha reso il nostro incontro fortunato, a mio parere unico.
NK: Capire la mente di un grande artista è sempre una grande gioia. Vivere la vita attraverso gli occhi di qualcun altro è un vero privilegio. Non si può fare a meno di essere più saggi alla fine di una così bella collaborazione.
CGPS: La creatività salverà il mondo?
PP: Mi auguro proprio di sì. In parte lo ha già fatto.
NK: Sì. L’evoluzione va sempre verso il positivo. Il futuro deve essere nelle mani degli artisti, non delle grandi imprese o dei militari. Voglio vedere un futuro guidato da persone che amano la vita, che si preoccupano e si amano.
CGPS: Il Rinascimento si è stabilizzato in un periodo storico di grandi stravolgimenti: Nascono le grandi monarchie nazionali, si scoprono le Americhe, Lutero introduce la Riforma… che sta succedendo adesso? Come la vedete? Il rinascimento ha al centro l’uomo. È ancora possibile? È l’uomo la svolta?
PP: L’umanità sta mostrando ogni giorno di più la sua centralità assoluta. È tempo di ricondurre al centro l’uomo, senza il senso di onnipotenza che la recente lezione mondiale ha smussato, ma con la consapevolezza che il valore dell’essere umano è il più importante e va difeso sopra ogni altro.
NK: La nuova era digitale è alle porte. Gli esseri umani devono capire che è già presente una nuova era evolutiva. In questo momento è in corso l’era dell’intelligenza artificiale e dei cyborg. Abbiamo creato cyborg con un’intelligenza superiore alla nostra e cyborg che possono insegnare e imparare, dobbiamo smettere di vederci come i prodotti più intelligenti del pianeta. Saremo intelligenti, saggi e umili quando guarderemo al futuro? Questa è la domanda più grande che la razza umana si trova ad affrontare in questo momento.
CGPS: Si parla molto di revisionismo storico e “Cancel culture”. Che ne pensate?
PP: Penso che sia inevitabile, per dialogare con i nostri tempi, fare i conti con una sensibilità generale più attenta ai temi etici e culturali. Il fatto che ci sia un pubblico più consapevole ed esigente e che tanti errori commessi in passato oggi non siano più accettabili è un bene per chiunque operi nel settore.
NK: La gente è stata oppressa per così tanto tempo, c’è così tanta ingiustizia sociale in tutto il mondo, dobbiamo assolutamente mostrare empatia e affrontare le cose che causano grande dolore e sofferenza alle persone. Se questo è il modo in cui ricordiamo o celebriamo il passato, allora dobbiamo cambiare anche questo. Le persone non dovrebbero essere discriminate per la loro razza, età, capacità fisica, orientamento sessuale, o classe. Gli aspetti con cui siamo nati dovrebbero essere celebrati.
CGPS: Quali sono, secondo voi, in questo momento, le urgenze più urgenti da affrontare?
PP: È arrivato il momento di liberare la moda dai cliché del passato, riconnetterla con una maggiore purezza di intenti e consentirle di innovare in totale libertà senza condizionamenti di mercato che oggi ha poco senso rincorrere. In poche parole, la mia urgenza è tornare a sognare.
NK: Potremmo essere l’unica forma di vita intelligente dell’intero universo, non è un’affermazione arrogante ma una possibilità realistica, e quindi abbiamo il ruolo di essere noi stessi l’illuminazione. Questo ruolo è di immensa importanza e dovremmo fare tutto il possibile per mantenere vivo questo mondo. Una volta che si sarà riscaldato non si raffredderà più e avremo perso ogni possibilità di portare la vita e il pensiero intelligente nel cosmo. È fondamentale che tutti noi facciamo la nostra parte. Ecco perché la decisione di Pierpaolo di non far volare centinaia di modelle, truccatori, giornalisti, ecc. in giro per il mondo è un passo importante, ma ancora piccolo per aiutare a mantenere vivo il nostro pianeta. Per questo non possiamo tornare a come era prima il mondo della moda. La più grande emergenza è l’inquinamento di questo bellissimo pianeta. Come lo sono la mancanza di educazione, di cura e di amore nelle nostre culture, o la glorificazione della fama e del denaro, che sono falsi obiettivi. La gente deve essere incoraggiata a credere che siano importanti come qualunque altro.
La performance Of Grace and Light (Di Grazia e di Luce) della maison Valentino ha avuto luogo nello Studio 10 di Cinecittà, Roma a luglio 2020 in occasione della presentazione della collezione Haute Couture Autunno Inverno 2021.