Peruffo Jewelry, legata sin dalla sua fondazione a una visione artistica del gioiello e alla promozione culturale, stringe più concretamente questo legame lanciando PArt – Peruffo Jewelry for Art – un progetto di collaborazione con artisti internazionali, volto alla creazione di un’opera/gioiello, e alla sua valorizzazione.
L’artista ha modo di relazionarsi con le maestranze dell’azienda, in modo da poterne scandagliare i processi produttivi, artigianali e tecnologici, per giungere alla realizzazione di un pezzo unico, un’opera, un gioiello.
Prima artista di questo percorso è Anna Franceschini, la cui opera/gioiello verrà presentata ufficialmente a dicembre, nel corso della mostra collettiva “MPP, Même pas peur” a cura di Davide Stucchi, presso la Galleria Martina Simeti di Milano.
Anna Franceschini racconta così la genesi di DEMONSTRATIONSRAUM.
“Il pezzo nasce da un periodo di studio intenso del nascente exhibition design durante gli anni venti, quando il concetto di mostra e installazione come noi lo intendiamo si stava stabilizzando. Il progetto è ispirato dalle “Stanze Dimostrative” che El Lissitzky realizza nel 1926 e 1927 a Dresda e Hannover.
Le Stanze sono uniche nella storia delle esposizioni: diverse da un’opera, ma troppo autoriali per essere solo un allestimento, costituiscono un esperimento percettivo totalizzante per il visitatore e un modo anti-essenzialista di esporre l’arte.
La stanza funziona come un grande gioco ottico che si attiva con il movimento dello spettatore nella stanza. Al deambulare di quest’ultimo, le pareti, composte di una listatura a colori alternati e posizionata a cadenza regolare, si animano grazie a un effetto moiré, mettendo in discussione i rapporti tra opera, parete e fruitore.
Ho concepito la scultura come una delle stanze. L’effetto in questo caso è forse più rivolto a chi porta il gioiello che non a chi lo vede. Il vero visitatore della stanza gioiello è colui/lei che lo indossa, che percepisce la modificazione percettiva dovuta al gioiello-installazione. Il gioiello funziona come un dispositivo di visione piuttosto coercitivo, una disciplina dello sguardo solo parzialmente modificabile, grazie ad alcuni elementi mobili, come tendine formate da barrette metalliche.
Vorrei che il dispositivo facciale fosse sempre percepito e presente, mai dimenticato. Un gioiello disciplinare che imponga la percezione della realtà fisica del nostro sguardo incarnato, attraverso la sua menomazione temporanea.”
– Anna Franceschini