Si On (nota in precedenza come Hyon Gyon) indaga la condizione umana e in particolare i suoi caratteri oppressivi e traumatici, basando la sua ricerca artistica sia sullo sciamanesimo, elemento fondante nella cultura coreana, che sulla sua storia personale. Dopo aver fatto esperienza della soffocante società patriarcale della Corea del Sud, l’artista si è dedicata all’esplorazione di argomenti quali l’identità socioculturale, il dolore, la rabbia e la politica sessuale. La sua personale esperienza traumatica è stata da lei così tradotta in un’ampia gamma di approcci formali, in dipinti e sculture vigorosi, ed espressivi.
Seguendo la lezione surrealista e dada, il processo creativo di Si On, fondato prevalentemente sull’automatismo e sull’istinto, viene considerato dall’artista come un’alternativa ai metodi terapeutici. “Quello che intendo raggiungere è far emergere sentimenti negativi inespressi insieme all’energia negativa repressa, e convertirli, ridurli e purificarli per dargli forma”, dichiara l’artista.
Si On materializza le sue idee in uno stato catartico, quasi di trance, e il processo creativo delle sue opere è esso stesso una performance. L’impegno, fisico e mentale, che l’artista dedica nella sua pratica è evidente in entrambi l’attività, pittorica e scultorea. Il risultato è una dicotomica raffigurazione di figure viscerali circondate da ambienti tormentati, una qualità che si rispecchia nelle opere stesse, che nascono dall’idea di perpetua tensione tra armonia e decadenza (o bellezza e bruttezza).
La mostra Burial and Sowing (in italiano: Seppellire e Seminare) conta di quattro sculture, figure totemiche realizzate attraverso l’assemblaggio di materiali assortiti, che emanano una notevole fisicità e riflettono il “maniaco” modus operandi dell’artista. La pletora di materiali ed elementi contenuti nelle sculture si unisce a elementi testuali, in lingua coreana e inglese, bambole, giocattoli, ceramiche e altre sostanze la cui identità, su volontà dell’artista, rimane sconosciuta. Insieme alle sculture in mostra sono esposte una serie di lavori su tela. I dipinti mostrano una connessione con l’iconografia primitiva e una ritrattistica infantile, e malgrado la vividezza dei colori, i soggetti traggono ispirazione da un immaginario macabro, sul quale risiedono i loro reali, e spesso traumatici, sentimenti.
La pratica e le opere di Si On intendono funzionare, sia per l’artista stessa che per lo spettatore, come stimolo emotivo per superare condizioni difficili. “L’oscurità non è la fine, è una morte temporanea per un nuovo giorno”, dice l’artista. Credendo fermamente nel potere curativo dell’arte, Si On spera di ottenere attraverso le sue opere un risultato analogo sui suoi spettatori. La mostra, piuttosto che una sepoltura, è un percorso intrapreso per seminare speranza e rinascere più forte, proprio come fanno le creature rappresentate nelle opere, mentre si allontanano dall’oscurità.