I’d like to sing for you some of the sentences that Sol LeWitt has written on conceptual art.
I feel this is a tribute to him.
In that, I think that these sentences have been hidden too long in the pages of exhibition catalogues and perhaps if I might sing them for you, it would bring these sentences to a much larger public.
I use the same ordering and numbering that he has.
I try to pause between in each statement for clarity and maybe that occasionally
I’ll have to sing one sentence over more than once and that I might not get the phrasing correct.
— John Baldessari, Baldessari Sings LeWitt (estratto), 1972
La Galleria d’Arte Tommaso Calabro è lieta di presentare From print to song – Baldessari Sings LeWitt, una mostra dedicata agli artisti americani John Baldessari (1931–2020) e Sol LeWitt (1928–2007), visitabile dal 14 maggio al 10 luglio 2021. Dialogo tra due giganti dell’arte contemporanea incentrato sull’analisi della natura effimera del medium artistico, la mostra costituisce il secondo capitolo di una serie di progetti espositivi curati da Paola Nicolin dedicati alla relazione tra arte e progettualità.
Nel 1972, Baldessari realizzò Baldessari Sings LeWitt, un videotape dove l’artista, seduto su una sedia con dei fogli di carta in mano, canta le trentacinque Sentences on Conceptual Art, manifesto dell’arte concettuale redatto da Sol LeWitt nel 1968, al ritmo di canzoni popolari e sigle televisive. L’idea della mostra, che nasce proprio dalla possibilità di ricordare attraverso questo lavoro il dialogo e lo scambio intercorsi tra i due artisti, vuole presentare una selezione di opere legate alle diverse seppur affini sensibilità attraverso le quali LeWitt e Baldessarri hanno perseguito nella loro carriera la necessità di arte come progetto.
Come ricordava lo stesso Baldessari, il suo primo incontro con LeWitt avvenne nel suo studio di New York alla fine degli anni Sessanta. Lo colpirono le fotografie di oggetti ordinari scattate da LeWitt, la sua “idea di avere una strategia o una serie di regole di base e poi seguirle” (John Baldessari in “Sol LeWitt: Songs My Mother Never Taught me”, in Sol Lewitt 100 Views, Mass Moca, Yale University Press, 2009) e il suo modo di trasformare l’arte in un progetto sull’arte. L’incontro con LeWitt avrebbe influenzato il modo di Baldessari di concepire la pratica artistica come un’instancabile ricerca su immagini che diventano testo e viceversa, e di perseguire un discorso teorico attraverso una ricerca visiva.
Le strutture di LeWitt, i suoi disegni e i suoi scritti costituiscono un bagaglio fondante per un’estetica e un’etica dell’arte che da più di cinquant’anni ci spinge a riflettere sull’essenza dell’arte, che, nella sua introduzione a Baldessari Sings LeWitt, Baldessari definì come “the transformation of material from one medium to another, from print to song”. Il lavoro di entrambi nasce da una concezione dell’artista come creatore di idee, come “pensatore” e non come creatore di forme o “artigiano”. LeWitt affermava che “Se uno usasse un’analogia con la musica, l’artista si troverebbe nel ruolo del compositore e non in quello del suonatore” (Sol LeWitt, “Progressive Colors four Walls”, 1970, in Sol LeWitt, The Museum of Modern Art, 1978). Sia per Baldessari che per LeWitt è possibile parlare di inventari, liste, serie, note e appunti, così come di visibile e invisibile, combinazioni e schemi che permettono diversi livelli di percezione dell’opera. L’interazione tra testo e immagine o, come nel caso del video che da il titolo alla mostra, tra suono e testo, si associa da un lato all’interesse per la marginalità in Baldessari, che ha sempre inventato nuove possibilità narrative manipolando le immagini trovate, dall’altro alla ricerca di LeWitt di una struttura concettuale che produce variazioni di segni.
Da queste premesse, nella mostra From print to song – Baldessari Sings LeWitt, opere di Sol LeWitt e John Baldessari saranno esposte le une accanto alle altre attraverso le sale della galleria, in un’alternanza di griglie, linee, immagini e testo. Una selezione di disegni, gouache, sculture, libri e multipli d’artista di Sol LeWitt, inclusi Muybridge I (Schematic Representation) del 1964 e alcuni $100 drawings, converseranno con stampe, fotografie, multipli e video di Baldessari, inclusi Baldessari Sings LeWitt, fulcro della mostra da cui si dipana il percorso espositivo, e Teaching a Plant the Alphabet del 1972. Questo dialogo mostrerà come entrambi gli artisti abbiano contribuito a espandere la comprensione dell’arte concettuale oltre l’esclusiva lettura cerebrale dell’opera verso l’inclusione del senso del gioco, dell’assurdo, dell’ironico e, talvolta, dell’irriverente.