“Misfits” è la prima personale italiana dell’artista Nairy Barghramian a cura di Bruna Roccasalva, concepita per gli spazi della GAM e realizzata come parte del programma promosso dalla Fondazione Furla. Misfits – “disadattati” – è anche il nome di un gioco da tavolo per bambini della tradizione inglese in cui cinque carte devono comporre una figura umana dal cappello alle scarpe, pescate da una scatola azzurra con la scritta “Mistifits. A game full of fun for children of all ages”. Didascalia che potrebbe ben riferirsi a Jumpled Alphabet (2021), il ritratto fotografico (e in un certo senso sintesi della mostra) che ritrae una bambina con una collanina colorata con lo sguardo verso l’alto, comunicando uno stato d’animo assai diverso dallo stereotipo del ritratto infantile. Un po’ imbronciato e un po’ ribelle, quel volto accoglie i visitatori nell’atrio della GAM, orientando il percorso temporaneo al pianterreno della Villa Reale. Tra stucchi, camini e colori pastello, cinque sale settecentesche ospitano ciascuna un elemento scultoreo realizzato in fusioni in alluminio dipinto a mano e legno di noce, rispettivamente Misfits D, E, B, F, A (2021). Le opere non sono disposte in modo da rapportarsi fisicamente ai pavimenti policromi, né agli specchi, né alle aperture, ma anzi la loro posizione nello spazio interrompe discretamente l’armonia visiva, assumendo le forme di una geometria ‘inadeguata’ per la magnifica simmetria neoclassica. Il senso di interruzione è acuito dal disinteresse per l’elemento della soglia nella scelta espositiva, che disloca cinque sculture sulla terrazza esterna adiacente, da osservare singolarmente attraverso la grata delle finestre. Ognuna delle opere della serie “Misfits” – costituita da due metà posizionate in asse, scomposte e geometricamente diverse – racconta incastri imperfetti di parti che formalmente non possono combaciare.
L’esterno non è solo fisico, ma anche istituzionale perché per raggiungere lo spazio retrostante bisogna uscire da quello legato all’arte, percorrere via Palestro e varcare la soglia di un parco pubblico. Questo, storico giardino all’inglese che completava la villa, è oggi un’area ludica riservata ai bambini fino a dodici anni, in cui concettualmente gli adulti possono accedere solo se accompagnati (da bambini), assecondando la regola di modalità d’uso prescritta dalla cessione privata al Comune.
Qui la terrazza che accoglie la seconda parte dei Misfits D, E, B, F, A (2021) è l’elemento architettonico d’intermezzo, che fa parte della Galleria e ne è contemporaneamente al di fuori. Ospita cinque blocchi di marmo di grandi dimensioni di diversa natura e cromia – materiale per la prima volta utilizzato dall’artista e a lungo studiato con la Fondazione Henraux. Si sviluppano orizzontalmente o in altezza con uno sfondo di colonne e bugnato del prospetto più ricco della villa dal punto di vista figurativo. Rimandano visivamente alle forme assemblabili dei giochi didattici a incastro e diventano il punto di partenza di un ragionamento tattile e formale sull’oggetto, parte della lunga ricerca estetica e concettuale di Baghramian tesa a ripensare la relazione di una pratica artistica con il contesto culturale, architettonico e ambientale in cui è ospitata, e quella soggettiva tra corpo e spazio. Relazioni capaci di creare profonde esperienze di vita, imperfette, inadeguate, e di disadattamento.