Attraversando la mostra che Neïl Beloufa ha ideato per lo shed dell’HangarBicocca si ha la sensazione di essere immersi in un ambiente che vive di vita propria. Lo scenario è a metà strada tra un parco divertimenti e un set cinematografico, ma l’atmosfera che lo avvolge è pressoché delirante. Disseminati nello spazio, oggetti e immagini in movimento si “attivano” secondo una logica sconosciuta. Sembrano presenze fantasmatiche, pronte per spegnersi per sempre, eppure ancora in grado di svolgere un ruolo nel complesso sistema elaborato dall’artista: rispecchiano pienamente il cortocircuito innescato dal titolo dell’esposizione: “Digital Mourning” (lutto digitale).
Adottando una metodologia di lavoro già sperimentata da artisti come Philippe Parreno e Pierre Huyghe, Beloufa pensa alla mostra come un medium: interviene sui meccanismi di consumo della produzione artistica, lavora sulla dimensione spaziale e temporale della messa in scena e trasforma “Digital Mourning” in un’entità attiva capace di configurare una precisa esperienza spettatoriale. Al contempo, progetta una vera e propria meta-narrazione, in cui film e opere prodotte in precedenza acquistano nuovi significati in virtù dello scenario creato per l’HangarBicocca.
La mostra è animata da tre figure host (A, B, C, collezionabili come NFT sulla piattaforma SuperRare), tre “false sculture”, come le definisce l’artista, da cui si diramano altrettanti percorsi (caratterizzati dai colori giallo, rosso e blu) che ospitano installazioni e sculture multimediali, video e bassorilievi. Ogni host cerca di attrarre gli spettatori con frasi insensate e sconnesse, come “ti ordino di venire a vedere il robot di Cristiano Ronaldo” e, ancora, “i bambini stanno speculando su Karl Marx Avenue”. Tutti e tre, inoltre, contengono un monitor sul quale si possono visualizzare brani tratti dalla filmografia dell’artista, mentre altri film si estendono letteralmente nello spazio espositivo. World Domination (2012), ad esempio, è riprodotto sulla superficie irregolare di un’omonima scultura; People’s passion, lifestyle beautiful wine, gigantic glass towers, all surrounded by water (2011), invece, è proiettato su una serie di pannelli in plexiglass montati su una struttura di metallo che si muove su un binario. La gran parte dei video è visibile per intero su qualsiasi smartphone grazie ai codici QR, allo stesso modo di Screen Talk (2020), una sorta di videogioco basato su una miniserie per il web che l’artista ha girato nel 2014 – Home Is Whenever I’m With You: la storia di una sfida tra laboratori farmaceutici in cerca di una cura contro un virus che sta provocando una terribile pandemia. Screen Talk è presentato per la prima volta, contemporaneamente, sia nello spazio fisico dell’HangarBicocca sia sul sito dell’istituzione milanese, dove gli utenti possono seguire gli episodi della miniserie superando i diversi livelli del gioco.
Se da una parte Beloufa scardina i principi che regolano la tradizionale organizzazione di una retrospettiva, rendendo ogni opera fluida, impermanente, quasi dipendente dalle altre opere esposte, dall’altra, è lo stesso articolato e composito network espositivo, con la sua cacofonia e la sua impenetrabilità, a farsi allegoria del flusso incessante della rete, dei rapporti effimeri tra le esistenze digitali e dei dispositivi di potere che governano i meccanismi del consumo. A conclusione del percorso, il lavoro intitolato La morale de l’histoire (2019) sembra proporre un possibile indizio per interpretare la labirintica mostra dell’artista francese. Si tratta di una narrazione tecno-fiabesca presentata in un’installazione immersiva composta da proiezioni, testi e suoni, in cui una voce narrante ripercorre la storia di un cammello e di alcune volpi del deserto che cercano di erigere un muro di pietra per ripararsi dal sole cocente. La costruzione, tuttavia, intralcia la vita di una colonia di formiche, che per salvarsi dalla catastrofe è costretta a riorganizzarsi. L’installazione è una sottile metafora della società e dell’economia capitalista e, assieme, del delicato equilibrio tra le differenti specie viventi. Beloufa ce li mostra da una prospettiva inedita, a tratti carica di umorismo, dove la collisione tra realtà e finizione esaspera automatismi e strutture di pensiero che spesso ci celano sotto la patina della normalità.