Daniel V. Melim ed Eugénia Mussa per la prima volta in mostra in Italia con due personali che sono il risultato di un’investigazione sul territorio svolta negli ultimi anni e coincidente con l’insediamento di Monitor a Lisbona nel 2017. I due artisti prenderanno possesso rispettivamente delle due stanze della galleria con due mostre diverse ma in un qualche modo complementari. La loro ricerca rappresenta due anime del Portogallo, apparentemente dissimili ma profondamente unite. L’autobiografismo potrebbe essere un comune denominatore per entrambi questi artisti, appartenenti alla stessa generazione. Se per Daniel V. Melim la sua isola natale, Madeira è presente nella tradizione di piccoli manufatti di natura popolare ed oggetti appartenenti ad un passato quasi mitologico, per Eugénia Mussa le origini mozambicane fanno spesso da contraltare ad una ricerca per immagini che si inserisce in un passato sospeso tra due continenti.
“Broken temple, unbreakable spirit” è il titolo scelto da Daniel V. Melim per la sua mostra, che inizia un toccante testo scritto di suo pugno con una frase di Chögyam Trungpa, lapidaria nella sua ironia: “La cattiva notizia è che stai cadendo in aria, niente a cui aggrapparsi, niente paracadute. La buona notizia è che non c’è suolo”. Lo spazio tra le opere è il luogo in cui si svolge la vera mostra. Leonard Cohen ha cantato che c’é “una crepa in tutto, ed è lì che entra la luce”. Se canti di una caduta, dentro di te sorge qualcosa di più sostanziale. Non importa quanto avidi o egoistici siano i nostri obiettivi di vita, c’è sempre un momento in cui questi templi illusi che abbiamo eretto cedono alla gravità. In un momento del genere, se siamo abbastanza stanchi, qualcosa di sacro alla fine può sorgere e prendere possesso del momento. Alla fine. “Gravità e grazia”.”
“Easy Peasy”. Un titolo che ammicca e seduce, che invoglia e non svela. Un po’ come la pittura di Eugénia Mussa, artista mozambicana per nascita e lisbonese per vita e per scelta. Per la sua prima mostra personale negli spazi di Monitor Roma l’artista ha deciso di realizzare un corpo di lavori denso di significati e ristretto nel numero: solo pochi dipinti su carta a far l’ingresso in una delle sale della galleria. “La pittura è tutto – dice la Mussa in una recente chiacchierata telefonica- e per me è decisamente fondamentale il piacere che provo nel dipingere un soggetto, una situazione, un’atmosfera. Quando osservo un’immagine – che naturalmente subirà dei significativi cambiamenti in corso d’opera- mi interrogo già su quanto mi divertirò a realizzarla. Se li osservi bene, in questi dipinti non accade proprio nulla. Restituiscono unicamente il piacere della pittura stessa.”