Plop – plin – ploff: Dodie Bellamy, scrivere il corpo che cola di

di 2 Agosto 2022

“Tell me stories!” è una rubrica sulla scrittura, a cura di Manuela Pacella. Uno spazio in cui testi di e su diversi autori indagano la scrittura d’arte, sperimentale, interdisciplinare, creativa e non.

Ritratto di Dodie Bellamy. Courtesy l’autrice.

Mia madre e Dodie Bellamy sono nate entrambe nel 1951. Mia madre è morta, mentre Dodie Bellamy è viva e vegeta. Ne parlo perché Bellamy scrive sempre di sua madre, e anche della morte di sua madre. E lo capisco, la morte della madre è la Cosa: la rottura, la perdita di protezione, il capolinea. Significa anche che sei sola al mondo. Anche se avevi una madre di merda, magari in un angolo remoto nutrivi ancora la speranza di poterla recuperare –– dopo la morte nemmeno più questo. In “Phone Home” Dodie si chiede quale fosse la vita di sua madre prima della sua nascita, il suo mondo, e scrive, “Aveva delle cotte segrete? Fin dalla nascita l’ho giudicata in base a quanto soddisfaceva i miei bisogni, il mio tremendo bisogno”1. E ora nessuna di noi, né io né Dodie, avremo mai una risposta a questa domanda e in questo mi sento vicina a lei, sento che i suoi scritti sono per me, mi parlano direttamente, mi inviano messaggi per la mia vita.

Non ho mai incontrato Dodie, anche se credo che avrei dovuto farlo, che sarebbe stato importante per me. E forse posso ancora farlo, ma sento anche che la troverei brutale nella sua onestà, eppure in qualche modo, mi accetterebbe comunque, con la mia veemenza e paura, e ansia. Lei conosce questi sentimenti; i sentimenti sono il suo pane quotidiano. Dodie Bellamy è al centro del movimento New Narrative, un manipolo di scrittori che viveva nella zona della Baia di San Francisco, e si era liberamente organizzato come gruppo e raccolto intorno alle proprie idee e teorie. Il movimento è stato fondato da Bruce Boone e da Robert Glück alla fine degli anni Settanta. Ho conosciuto Robert Glück, ed è uno dei personaggi più gentili che si possano incontrare, è apparso dal nulla in un piccolo riquadro del mio schermo durante un paio di letture su Zoom che avevo iniziato a fare, e sono rimasta incantata dalla sua generosità. E non lo cito solo per farmi bella, ma perché incarna molto di ciò che il gruppo New Narrative, e in particolare Dodie Bellamy, si prefigge: il linguaggio come mezzo per connettersi e dare un senso al mondo.

Nel suo recente libro Bee Reaved Bellamy inserisce una pratica di scrittura a quattro mani che lei e suo marito Kevin Killian inaugurarono nel 2019, con l’idea di scriversi almeno mille parole alla settimana per un anno. Lei e Killian sono stati sposati per trentaquattro anni, prima che Killian morisse nel giugno del 2019. Entrambi erano apertamente bisessuali; un modello di matrimonio che forse è il migliore possibile, un’unione che va oltre la proprietà sessuale, basata su un livello di cura molto più profondo. La scrittura collaborativa continua fino a quattro giorni prima della morte di Killian per un tumore, quando i medici lo attaccano a un respiratore; sembra che abbia ancora molto da dire, ma il suo declino è rapidissimo. Eppure in questa collaborazione creativa di solo sei settimane i due coniugi sono in grado di dire molto su ciò che la scrittura è stata per loro: essere insieme. Bellamy sottolinea come Killian sia sempre stato una persona e un artista collaborativo, mentre lei ha le sue difficoltà, con un ego troppo grande per condividere lo spazio artistico. Ricorda quando è stato chiesto loro di scrivere un saggio per il catalogo di Ugo Rondinone, sulla base delle loro conversazioni, mentre passeggiavano per lo spazio della galleria.

Abbiamo visto la mostra insieme e abbiamo passato un pomeriggio meraviglioso, ma siccome siamo scrittori, abbiamo simulato la conversazione. Non c’è stata alcuna registrazione. Ci siamo semplicemente seduti al computer e abbiamo iniziato il nostro botta e risposta. Ed è stato così piacevole e scorrevole, ed eccitante. Soprattutto perché non dovevamo essere d’accordo su nulla… 2

I due scrittori non potevano trasformare la conversazione in scrittura, la conversazione e la scrittura erano separate; il vero piacere, l’idea accattivante arriva solo in un secondo momento, nell’atto della scrittura. La scrittura è il luogo dell’azione, il luogo della vita.

Dodie Bellamy, When the Sick Rule the World, 2015. Semiotext(e).

Dodie Bellamy ha scritto ogni tipo di prosa nel corso della sua carriera e spesso si è trattato di una prosa che anela alla poesia, cercando di arrivare a quell’essenza dolce, potente e sensuale, che la poesia riesce a raggiungere con poche parole. La poesia è spesso un intreccio di personale e pubblico al punto da non riuscire a distinguere le due cose. Così, è anche la scrittura di Dodie. Probabilmente la maggior parte delle persone non pensa a un saggio come al genere più “orientato ai sentimenti”, ma è questo che rende l’opera di Dodie Bellamy così maledettamente importante. Scrive anche narrativa, ma qui, oggi, mi voglio concentrare sui saggi perché quelli della New Narrative, a differenza di tutti gli altri saggi scritti prima, sono un tentativo di fare poesia attraverso la prosa. E i suoi saggi sono più viscerali e corporei di quelli di chiunque altro.

Dodie Bellamy è nata a North Hammond, nell’Indiana. Chiunque conosca gli Stati Uniti, e in particolare la regione del Midwest, sa che sono, o meglio che siamo, un gruppo di puritani, che hanno paura dei corpi, soprattutto dei propri. Ma è il corpo a essere al centro dell’opera di Dodie. Il corpo è il luogo e il presupposto per pensare. Basti guardare il suo libro Cunt Norton, in cui imita e copia le voci di alcuni dei grandi poeti maschili della tradizione anglofona. In questo libro li fa eccitare e fa eccitare di brutto anche noi:

Cunt Olson
Sei in ritardo per scoparmi. I miei capezzoli sono molto sensibili, e si colorano di rosa acceso per te. Coerente al di là delle distanze, la mia fica è tutta bagnata ora. Sta alle tue dita dedicarsi all’indole della mia fica bagnata, proseguire senza dialogare. Perché discutere di testi antichi quando l’aroma della mia fica dispensa tali piaceri?
3

Perché il corpo concede i primi piaceri ed è sempre il corpo che rende possibile la scrittura, il gesto della scrittura sboccia prima di tutto dal corpo. Un gesto, naturalmente, che assume molte forme e stati d’animo, è sia piacere che dolore. La scrittura nasce da tutte le manifestazioni del corpo nell’opera di Dodie. L’arte è spesso una questione di misura ma nella scrittura di Dodie la misura può reggere solo per poco. In CCA Barf, Barf Manifesto Dodie scrive, “La passione nella scrittura o nell’arte — o in un amante — può far passare in secondo piano molti difetti. La passione è sottovalutata. Penso che tutti noi dovremmo produrre opere con l’urgenza di un artista, ansimando e masturbandoci con le nostre ossessioni private e perverse. La sofisticazione è conformista, mortifera. Liberiamocene”4.

Dodie Bellamy, Bee Raved, 2021. Semiotext(e).

La scrittura del New Narrative ha una forma tipicamente West Coast, ed è libera come solo la West Coast può fare, o forse solo la California può fare. Cercando la genealogia di questa particolare “scuola” di scrittori, mi rendo conto di essere attratta da Jack Spicer, una sorta di sensore primigenio, uno che non teme la merda, il vomito e i goffi approcci sessuali. E la morte. Kevin Killian, il defunto marito di Dodie, insieme al poeta Peter Gizzi, ha curato una raccolta di poesie di Jack Spicer nel 20085. La poesia che segue mi fa pensare all’opera di Dodie, alla sua speranza e simultanea disperazione. A questo, e alla sua immagine di una fica umida.

“Per Hal”
Gioventù
Non ci sono scuse per queste cose
Responsabilità
Pesano come fragole
Su una frolla.
Vai
Alla radice della questione
Fatti una scopata
Prenditi un amico
Fai qualsiasi cosa
Ma cerca di essere un agente del cazzo libero.
Nessuno
vanta molte
Scopate o amici o qualsiasi altra cosa
Che possa fare un po’ di luce in tutta questa oscurità.
C’è una sigaretta che puoi tenere per un minuto
Nella tua debole bocca
E poi la luce svanisce,
Rivale, tesoro, amico,
E poi la spegni.

La scrittura del New Narrative, e quella di Dodie, spesso partono dalla poesia, pensano alla scrittura degli altri come a un luogo da cui partire, da cui prendere spunto. La scrittura È il luogo di tutto questo.

Mi sono spesso chiesta, leggendo Bellamy o riflettendo sul suo lavoro, come faccia a scrivere continuamente di argomenti così personali e difficili senza finire per crogiolarsi in essi. O rinunciare. Alla vita com’è. Nel suo saggio “Phone Home” scrive a proposito della morte della madre, “Il lutto ci rallenta, ci risucchia verso l’interno, ci toglie la voglia di uscire e di andare a imbroccare all’ora di cena. Il tempo non è più lineare, è più simile a un accordo che entra ed esce dall’essere”6. Mi stupisco. Anche mentre scrivo, dopo un fine settimana trascorso a contemplare la maternità con un gruppo di amici artisti, mi sento letargica. Un’amica ha citato Natalia Ginzburg a proposito del suo rapporto con i figli adulti7 e io ho iniziato a piangere come un animale abbandonato, pensando a come è morta mia madre, a come avrei voluto che si fosse ancora presa cura di me. Oggi ho avuto un attacco d’ansia per un autobus che era in ritardo. Scrivere è un lavoro duro e lo è ancora di più quando i sentimenti sono forti e invasivi. La vita occupa molto spazio nella vita, così come la scrittura. Dodie Bellamy confonde le due cose al punto che è difficile capire la differenza. La sua scrittura non è fredda e controllata, i suoi saggi possono andare a ruota libera, le faide personali abbondano, ci sono sempre panni sporchi da lavare. Racconta ai lettori anche di uno stalker, un individuo francamente terrificante e davvero meschino. Condivide le cose brutte che io non ho (ancora) il coraggio di fare e lo fa maledettamente bene.

Scrive, “Ho sentimenti contrastanti riguardo al successo. Lo desidero, desidero il riconoscimento e i soldi che ne derivano, ma la marginalità è confortevole. Ci sono poche spiegazioni: le persone o ti capiscono o ti ignorano”8. È un margine prolifico quello che Dodie abita, uno spazio in cui non c’è compromesso, o molto poco, nella scoperta di ciò che la scrittura può fare nella vita reale. Le persone che la capiscono, la capiscono per davvero, con tutto il cuore e tutta la fica, la comprendono, si fanno carico del suo bagaglio emotivo e della sua cultura, un miscuglio di alto e di basso.

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Allison Grimaldi Donahue