Il titolo della mostra contiene un riferimento a un testo critico di Susan Sontag, Malattia come metafora (1978). La barra sulla parola kingdom nel titolo della mostra rappresenta una resistenza alla distinzione binaria descritta da Sontag, tra il “regno” dei sani e quello dei malati e, opinione dei curatori è che salute e malattia non costituiscano due mondi separati, ma bensì si intreccino e coesistano.
Altro tema di cui la mostra si propone di approfondire sono i vari sistemi di welfare e incentivi commerciali che possono essere determinanti per l’ambito sanitario, e come contestiamo le definizioni consuete di buona salute. In quest’epoca di pandemia, di ansia sociale in continuo aumento e incremento dei costi sanitari, di intensificazione del controllo sulle informazioni mediche e di una sempre più diffusa precarietà nel settore creativo, possiamo ancora dire di essere veramente sani? Kingdom of the III mira a sottolineare i problemi, le disuguaglianze e le inadeguatezze del sistema sanitario pubblico emerse durante la pandemia da COVID-19 e porta alla luce nuovi modi in cui sia possibile immaginare reti di sostegno e metodi alternativi di stare bene.
I curatori Sara Cluggish e Pavel S. Pys: “Abbiamo cominciato a lavorare su Kingdom of the III nel 2019 e la mostra è stata decisamente rimodellata dalla pandemia… che ha spostato nettamente in primo piano tutte le questioni riguardanti salute e malattia. L’epidemia di COVID-19 non ha solo influenzato il dibattito in corso sulle dimensioni nazionali finanziarie, politiche e ideologiche dei provvedimenti sanitari, ma ha anche dato forma alle nostre esperienze personali riguardo a come riceviamo e offriamo cura, a come tuteliamo lo spazio personale grazie al distanziamento sociale e a come decidiamo di condividere o meno lo spazio fisico con gli altri. Per molte persone che si identificano come malate, questa maniera di affrontare il mondo e il nostro sistema sanitario non è certo nuova ed è stata, a vari livelli, la loro esperienza di vita pre-pandemia”.
Per MUSEION Passage Ingrid Hora, artista che vive e lavora a Berlino, ha creato su commissione la scultura Collective Effort, un’opera composta da una serie unica di calchi in argilla di volontari e professionisti della salute che operano nella regione. Curato dall’assistente curatoriale Frida Carazzato, Collective Effort è un monumento alla rete immateriale di impegno civico e atti di fiducia che alimenta iniziative come il progetto di ricerca pluriennale CHRIS (Cooperative Health Research in South Tyrol). Concepito come una collaborazione tra l’Istituto di Biomedicina Eurac Research (parte dell’Accademia Europea di Bolzano) e le autorità sanitarie del Sud Tirolo, CHRIS comprende una banca del DNA continuamente aggiornata il cui scopo è incentivare il ruolo della medicina preventiva per la popolazione in progressivo invecchiamento della valle di Vinschgau, per poter comprendere la comparsa e lo sviluppo delle mal comuni.