La pratica nomade e collaborativa del collettivo MRZB interroga la processualità della creazione come agglomerato di tensioni e forze. MRZB si relaziona al marginale, alla domesticità, agli scarti, ai sobborghi, come universi psichedelici, rimossi e allucinatori, per attraversare gli spettri e i residui di una realtà massificata e centripeta. Negli ultimi anni il collettivo ha declinato la propria pratica in una serie di messinscene. Appropriandosi dei formati dello spettacolo e portandoli alla deriva, MRZB ha prodotto assemblaggi polifonici, microcosmi patetici ed esasperati che incorporano e risignificano i detriti della cultura contemporanea. Per “Subtle Fixations”, MRZB espone due collage e le sculture Rusty S. e Pitti Blue – le Sorelle – marionette e dei ex machina del terzo frammento di Stili Drama, progetto para cinematografico, installativo, sonoro e scultoreo, specchio della ricerca del collettivo ed espediente narrativo e formale impiegato nella pratica di MRZB.
La pratica di John Roebas spazia tra fotografia, pittura e scultura, non limitandosi all’uso di un solo medium, ma sperimentando attraverso esposizioni diverse e i riflessi fotografici, e indagando sia soggetto ritratto che superficie. Per questa mostra, Roebas presenta una selezione di fotografie della sua serie Decoys (tradotto “esche”). Utilizzate come strumento per ingannare e per attirare, le esche sono comunemente impiegate nella caccia e nelle attività di guerra; sono una forma di inganno e di mistificazione della realtà. Le foto in mostra si concentrano sul muppet Elmo, un noto personaggio televisivo di fantasia. Le immagini sono scattate a Times Square dove è comune vedere persone travestite come personaggi famosi, pagati dai turisti per qualche fotografia. In parte voyeuristiche, in parte intime, ma allo stesso tempo distopiche e distanti, queste foto evidenziano una tendenza culturale e ci fanno riflettere su quale sia la fascino di travestirsi come qualcun altro e su cosa si ottenga nel farlo?
Il dolore, il piacere, e il modo in cui questi si intrecciano con l’idea di un’intimità esposta, sono temi centrali nella pratica di Massimo Vaschetto. Il suo interesse si è sempre più concentrato sullo spazio liminale tra il comportamento sociale e l’intimità individuale. Da una parte c’è l’identità pubblica, che è influenzata dal comportamento collettivo, dall’altra la singola individualità, che si manifesta esclusivamente nell’ambiente intimo. L’interesse di Vaschetto si posiziona sulla soglia d’incontro tra queste due sfere – la pubblica e la privata – e sui modi in cui interagiscono, si sovrappongono e prendono reciprocamente distanza.
In mostra è esposta una selezione di lavori recenti che rielaborano pittoricamente immagini diffuse dai mass media. In questi dipinti, Vaschetto si confronta con un certo feticismo dell’intimo, massmediatico e cronachistico, per compiere un’operazione di riavvicinamento del soggetto alla sua dimensione più privata.