“flying colors in yarn and water” è una serie di due mostre dedicate ad una conversazione tra gli artisti Sheila Hicks e Nedko Solakov.
Con l’introduzione di Sheila Hicks, il programma della galleria ha fatto una inattesa deviazione. L’uso dell’artista di tessili, stoffe e filati, sposta l’attenzione verso lidi finora inesplorati o meglio, esplorati da artisti isolati pionieri di una ricerca molto contrastata, dal concettualismo dominante, freddo e razionale, che ha avversato – fin che ha potuto – una linea “calda” che origina da Eva Hesse, dall’Happening di Allan Kaprow, da Louise Bourgeois, da Sonia Delaunay, tutti artisti che prendono in custodia i materiali e li trasformano, attraverso minimi spostamenti di significato, in un inatteso trionfo del povero sul ricco, del debole sul forte. Certo alla fine è sempre il piccolo Davide che vince il gigante Golia.
Nedko Solakov, per sei volte tra i protagonisti della Biennale di Venezia, è un innovatore, creatore di racconti visivi e indagatore delle contraddizioni dell’esistenza umana. La sua opera si sviluppa nella forma di uno storytelling allo stesso tempo umoristico e sovversivo, colorato, felice, sottilmente ironico.
“flying colors in yarn and water” è il titolo che unisce le due mostre: una fusione di narrazioni visive ottenuta mescolando la maestria di Sheila Hicks, che trasforma i fili d’Arianna (o di Penelope) in opere moderne, e l’approccio poeticamente provocatorio di Nedko Solakov, che racconta fiabe del lupo, degli gnomi, dei microbi e dei giganti, dei lillipuziani spaventati di fronte all’immensità dell’Universo, dei pianeti, della volta celeste.