Artissima compie trent’anni ed è tempo di rinnovarsi di

di 14 Novembre 2023

È finita. La settimana dedicata all’arte contemporanea più attesa dell’anno si è consumata tra opening, performance, premi, talk, feste e la pioggia del sabato sera che ha confermato le attese. A quasi una settimana dall’evento, la domanda continua a essere la solita: come è andata realmente la trentesima edizione di Artissima, diretta per il secondo anno da Luigi Fassi? A giudicare dai numeri, dalla partecipazione e dagli incoraggianti titoli pubblicati a caldo all’indomani della chiusura della fiera, la kermesse d’arte contemporanea più importante d’Italia sembra essere stata un successo. Eppure, in base alle impressioni degli addetti ai lavori e ai commenti raccolti nei silenziosi corridoi che disegnano il reticolo espositivo dell’Oval Lingotto, la fiera più attesa dell’anno è stata nel complesso compassata e poco accattivante, soprattutto per le proposte in stand che, ripetitive e moderate nella maggior parte dei casi (mettendo da parte le gallerie e gli artisti storicizzati). Così ancora una volta l’interesse economico ha prevalso su sperimentazione e ricerca. Ma non tutto il male viene per nuocere, e nell’ampio parterre fieristico sono emersi alcuni booth più “coraggiosi”, come quelli di Ciaccia Levi, Parigi; Federica Schiavo, Roma; P420, Bologna; Ex Elettrofonica, Roma; Laveronica, Modica; BAR, Torino; Umberto Di Marino, Napoli; Acappella, Napoli; L.U.P.O. gallery, Milano; e Société Interludio, Torino.

Ciaccia Levi (Present Future) e la riflessione critica di Chalisée Naamani sul fast fashion e il ruolo dell’ecologia nell’industria della moda. Lo stand minimal ed efficace accoglie materiali tessili e abiti di scarto o riciclati. Da Federica Schiavo (Disegni) i disegni di Andrea Sala, caratterizzati dalle vivaci tinte a pastello e dalle singolari forme e simbologie geometrici, di natura sociologica e antropologica. P420 (Main Section) stand agile e dinamico formato da un interessante selezione di opere che comprendono i lavori di Adelaide Cioni, Francis Offman e Shafei Xia. Ex Elettrofonia (Disegni) le curiose e piacevoli storie cavalleresche di Sergio Breviario con The Belle of the Ball. Il progetto è realizzato nella parte superiore una serie di collage e disegni a matita HB, pensati anche come sculture, e da una particolare architettura di carta allestita nella parte bassa dello stand. Laveronica (Main Section) spicca lo stand politico di Guglielmo Manenti contro il poste sullo stretto di Messina, e le otto matriosche di Daniela Ortiz intitolate I figli dei communisti. BAR (Back to the Future) propone i disegni e le sculture di Lydia Silvestri. Opere eleganti e sinuose, forme erotiche, mentali e corporee costituiscono una parte rilevante un percorso artistico da riscoprire e rivalutare. Umberto Di Marino (Disegni) le carte di Carlos Amorales rappresentano una grande partitura musicale, installata su doppio registro. Un linguaggio sperimentale basato su modelli linguistici di segno pittorico, attraverso l’uso di grafiche inedite realizzate con colori primari. Da Acappella (Monologue/Dialogue) troviamo Michele Cesaratto e Leonardo Devito due giovanissimi pittori legati formalmente al dato figurativo di impronta mistica, narrativa e razionale. L.U.P.O (New Entries) con le dinamiche e caotiche pitture di Giuditta Branconi, presenta uno stand colorato e abitato da paesaggi e simboli vegetali, animali e femminili. Société Interludio (Main Section) giovane galleria per il secondo anno consecutivo in fiera, propone un progetto corale e curatoriale che vede protagonisti i cinque artisti di galleria: Andrea Barzaghi, Sebastiano Impellizzeri, Agathe Rosa, Marco Schiavone ed Enrico Tealdi.

Più interessanti e originali sono stati gli interventi espositivi diffusi in città, che hanno coinvolto fondazioni, gallerie, spazi, musei e biblioteche. La grandi sale della Fondazione Merz hanno accolto per la prima volta “Through the Palestinian Museum of Natural History and Humankind”, il progetto dell’artista plaestinese Khalil Rabah, a cura di Claudia Gioia. Dopo Istanbul, Amsterdam, Londra, New York, Roma, Atene e Sharjah, l’operazione installativa prende corpo all’interno di tutto il perimetro dell’ex capannone industriale che ospita la Fondazione, fino ad arrivare alle ampie verticali del soffitto. Un’architettura dentro un’architettura: così Rabah progetta un’opera imponente, realizzata da solide impalcature e lunghi ponteggi, casse, ulivi palestinesi, olio, tappeti sospesi, abiti e teche illuminate. Un cantiere in fieri dove l’artista processa il finito e l’infinito attraverso un atto di condivisione, narrazione e memoria, così l’intera installazione si trasforma in un’operazione di persistenza identitaria e contemporanea. Rabah compone in termini culturali, politici e vegetali un’antologia simbolica della propria terra, un lavoro audace e in forte relazione con lo spazio reale, un luogo poetico nel quale il plasticismo strutturale avvolge e fa riflettere il visitatore.

Gli ambienti più rarefatti della GAM di Torino hanno accolto la mostra personale di Gianni Caravaggio, “Per analogiam”, a cura di Elena Volpato. Il percorso espositivo – che raccoglie oltre trent’anni di attività dell’artista, sintetizzati attraverso un rapporto espressivo di natura mistica e concettuale che rimanda alle istanze narrative e formali di Luciano Fabro – presenta un concept ragionato tra azione e materia e tra gesto e scultura, in un processo formale ampliato anche dall’inserimento di marmi, foglie, semi e polvere di zucchero. Un unico grande ambiente dai morbidi contorni luministici e dalle definite prospettive razionali che esaltano in modo elegante e delicato ogni singola opera, ogni passaggio tonale dal taglio netto e teatrale, così come i titoli delle opere, che simili a cammei letterari riverberano il valore intrinseco delle sculture di Caravaggio. Il decoro dei ventisette lavori, realizzati tra il 1995 e il 2023 e posizionati direttamente sul pavimento senza alcun ingombro espositivo, invita a una riflessione inclusiva e intima, in un rapporto dualistico tra la luce, quella bianca color di perla, e l’ombra, indefinita e cupa.

La galleria Tucci Russo ha omaggiato Marisa Merz con una mostra incentrata sull’elaborazione dei volti – pratica avviata dall’artista negli anni Ottanta – con una selezione di disegni su carta di grandi e piccole dimensioni, alcune tele realizzate con tecnica mista, e le preziose Teste in argilla cruda. Attraverso segni grafici sovrapposti e tratti intensi, Merz rivela un codice figurativo e un carattere fisiognomico unico. L’artista contempla volti umanizzati e allo stesso tempo idealizzati, nei quali ritroviamo la sacralità delle icone bizantine e il fascino stilistico del contemporaneo espresso nelle morbide linee e nei contorni marcati. Tra disegni sinuosi e immagini rarefatte, quelle in mostra sono narrazioni che traducono un tempo passato e raccontano un sentimento futuro; in queste opere sublimi emergono in maniera nitida le più profonde e interiori suggestioni dell’artista.

Le fotografie di Nobuyoshi Araki sono state esposte per la prima a volta a Torino in una personale presso MUCHO MAS!, realizzata in collaborazione con la galleria AM di Tokyo. La mostra riprende il titolo del libro Flower-Life (2018) che celebra ampiamente la ricerca del fotografo giapponese, ispirata al neorealismo italiano e alla Nouvelle Vague. In questa occasione, le fotografie esposte sono caratterizzate da un’associazione e correlazione poetica e sensuale tra la serie dei fiori, gli scatti di bondage e quelli delle donne in kimono, realizzati sia a colori che in bianco e nero. All’interno dell’artist-run space fondato da Silvia Mangosio e Luca Vianello, spicca da un lato una selezione di opere che connotano una grande composizione di fiori esotici a colori montata a parete, mentre dall’altro emergono alcune tra le immagini più iconiche dedicate all’annodatura nei giochi sessuali, ai ritratti e alle pose intime, che definiscono lateralmente la seconda sezione in esposizione.

Al di là del Po, negli spazi della rinnovata Biblioteca Geisser, la collettiva fotografica “All These Fleeting Perferctions”, a cura di Domenico Quaranta, mette in mostra fotografie, video, installazioni e dipinti che hanno come oggetto di ricerca il post-fotografico in relazione a tematiche come il rapporto tra la rappresentazione e la realtà, tra la verità e la simulazione, tra l’archivio e il ricordo e tra la memoria e l’oblio. La mostra anticipa alcune delle tematiche di EXPOSED, il Festival Internazionale di Fotografia che partirà a maggio del 2024. Il progetto in biblioteca, in collaborazione con Artissima e con alcune gallerie espositrici, presenta nomi come: Matthew Attard (Michela Rizzo, Venezia); Bernadette Corporation (Meyer*Kainer, Vienna); Mariella Bettineschi (z2o Sara Zanin gallery, Roma); James Bridle (NOME, Berlino); Claude Cahun (Galleria Alberta Pane, Parigi / Venezia); Federica di Pietrantonio (The Gallery Apart, Roma); Linda Fregni Nagler (Monica De Cardenas, Milano); Francesco Gennari (ZERO, Milano); Oscar Giaconia (Monitor, Roma); Teresa Giannico (Viasaterna, Milano); Matthias Herrmann (silvia steinek galerie, Vienna); Thomas Hirschhorn (Galleria Alfonso Artiaco, Napoli); David Horvitz (ChertLüdde GmbH, Berlino); Voluspa Jarpa (NOME, Berlino); Simon Lehner (Kow, Berlino); Eva & Franco Mattes (APALAZZOGALLERY, Brescia); Boris Mikhailov (Guido Costa Projects, Torino; Sprovieri, Londra); Rebecca Moccia (Mazzoleni, Torino); Anna Ridler (Nagel Draxler, Berlino); Thomas Ruff (Galleria Lia Rumma, Milano / Napoli); Joachim Schmid (P420, Bologna); Lucie Stahl (Meyer*Kainer, Vienna); Marco Strappato (The Gallery Apart, Roma); Leslie Thornton (Rodeo, Londra); Franco Vaccari (P420, Bologna); e Sharon Ya’ari (Sommer Contemporary Art, Tel Aviv / Zurigo). La mostra ha riunito artisti e gallerie rilevanti in uno spazio alternativo, con un progetto espositivo fluidificante in termini di concept, allestimento, illuminotecnica e spazialità. Un’ampia visione progettuale che ha attirato su tutta l’operazione una forza e un interesse rilevanti, superando probabilmente il livello delle altre istituzioni cittadine che da anni si contendono il primato sulla fotografia.

I trent’anni sono un momento di passaggio importante, si arriva all’età adulta all’età in cui si è lucidi, ribelli e convinti, ma questo trentesimo di Artissima è stato incerto e un po’ nell’ombra. A trent’anni si può osare con sicurezza e responsabilità, allora approfittiamo di un altro tempo per capire come e in che modo si rinnoverà e crescerà, ancora una volta, la fiera più importante d’Italia.

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Giuseppe Amedeo Arnesano