Pubblicato originariamente su Flash Art no. 54-55 May 1975
Viene riconosciuto il carattere incerto dubitativo dell’esistenza;
il dubbio è conoscenza della propria fallibilità,
quindi è assunzione di una posizione analitica nei confronti di una realtà che si vuole mistificata.
Solo nella chiara consapevolezza dei propri limiti
si può stabilire un equilibrio; il proprio modo di essere
si attua nella determinazione che la «mancanza
di certezza non deve costituire un motivo di infelicità».
L’inoperosità qui intesa come non produttività è il non agire,
è il tempo apparentemente non vissuto a sufficienza
in favore della riflessione.
Essa deve essere esercizio/analisi, certezza di trovare
o ritrovare l’originaria dimensione psico/fisica:
è l’esigenza, forse, di sfuggire le tragiche conquiste della civilizzazione.
In essa si attua l’esperienza elementare con il mondo
esterno cercando una possibilità di ridefinizione del rapporto
con il reale; meditare sul riconoscimento dell’oggetto
comune in tutta la sua banalità è la volontà di rivivere
il semplice equilibrio del quotidiano.