La Galleria Federico Vavassori presenta “THE 3-SECOND RULE OF THUMB” mostra in cui riunisce un gruppo di opere eccezionali, di diverse generazioni.
Il titolo si riferisce originariamente a una regola che offre la possibilità di calcolare, e quindi anticipare, una possibile collisione, un potenziale pericolo che si trova davanti, ma ad una distanza ancora sicura. La regola si riferisce solitamente alla distanza tra due auto in movimento, tenendo conto della velocità e dello spazio di frenata. È il calcolo ad oggi più preciso per evitare un incontro forse fatale. D’altro canto, si potrebbe anche calcolare approssimativamente la distanza del temporale tenendo conto del tempo acustico che intercorre tra la caduta del fulmine e l’arrivo del tuono. In sostanza, si tratta di valutare un rischio per poterlo affrontare. Inoltre, c’è sempre un lato emotivo in gioco.
Questo, per estendere l’esempio delle automobili, è utile, poiché gli oggetti nello specchietto sono spesso più vicini di quanto sembrino. La regola empirica, per quanto imprecisa, aiuta a calcolare, a navigare, ad autocontrollare la nostra reazione alla percezione, in modo pragmatico. A cosa serve il pragmatismo se non a permettere la curiosità, dopotutto? Mentre scorriamo sui nostri telefoni, il pollice rimane, regredito, un’istanza in modo meno proverbiale, e il controllo degli impulsi è già a metà strada. Il desiderio prospera e la futilità non è libertà. Ma a volte la massima tensione (e forse la verità) si trova nel mezzo (i poli, diversi) e la domanda è come preservare questa tensione nel processo creativo e poi, in un’opera d’arte. Per questo, a volte, ci facciamo a pezzi. Questo è abbastanza privo di ironia.
“Gli errori devono essere corretti, ma non è questo il motore principale del progresso intellettuale personale o collettivo. Ciò che si trova davvero sotto i nostri piedi in ogni momento non è un’utilità, ma un mondo sotterraneo inaccessibile che possiamo usare perché è lì. È l’Impero del Capitale X”. – Graham Hermann.