“World Leader Pretend” è una mostra di dipinti, sculture e installazioni inedite dell’artista venezuelano-americano Alex Da Corte. È la prima mostra di Da Corte a Milano dopo “Devil Town” da Gió Marconi nel 2015, e la sua prima mostra in Italia dopo la Biennale di Venezia del 2019. L’artista è stato protagonista di recenti mostre antologiche presso il Louisiana Museum of Modern Art, Humlebæk, Danimarca, e il 21st Century Museum of Contemporary Art, Kanazawa Giappone. Da Corte è stato Philip Guston Rome Prize Fellow 2023 all’American Academy di Roma.
Alle prime ore del mattino del 5 maggio 1821 Louis-Joseph-Narcisse Marchand, amico di lunga data e primo valletto di Napoleone, sedeva accanto al suo debole protetto, stringendogli la mano. Per tenere occupata la sua mente, gli pose alcune domande. Ecco le risposte di Napoleone, trascritte da Marchand nel 1821, pubblicate nel 1952 in francese da Jean Bourguignon e successivamente tradotte da Proctor Jones e Jean Tulard.
Imperatore, Signore, può descrivermi un deserto?
Ricordo un deserto, tanti deserti. Immense distese di deserto, infinite e aride. Fragili e screpolate, come le mie mani, come il mio corpo. Oh, ma perché? Questo corpo mi appartiene ancora? Attraverso il mio corpo con lo sguardo e ciò che vedo è un deserto.
No no, Imperatore, il suo corpo non è un deserto. La prego, giochi ancora con me. Lasci andare la sua mente per un po’. Allora, in questo deserto, c’è una struttura cubica, di cui parla Platone. Riesce a descrivermela?
Caro Marchand, un cubo? Di pietra? Immagino che il mio non appartenga al deserto, non sia di questa Terra. Vedo un cubo, riflettente come vetro, molte pietre ridotte in polvere liquida, più lucenti del vetro, più lucenti perfino del nero. È fatto di due lastre rivolte l’una di fronte all’altra, sufficienti a creare un labirinto. . . Lo vedo chiaramente, lì nel deserto, da solo. Io vedo tutto. . . ma tu non puoi vedere me.
Sembra bello, Signore, robusto come onice. Adesso, per favore, immagini una scala, lì nel deserto accanto a lei, nella sua fortezza di onice. Può descrivermela?
Una scala? Non vedo nessuna scala.
Potrebbe darsi che la scala sia dentro di lei?
No, no, no. Io. . . Io. . . vedo detriti, bianchi come la neve. O piuttosto legno, come di betulla, oppure, ehm, non ne sono sicuro Marchand. C’è una pila di legno di betulla, lo vedo in lontananza, ma non ne sono certo, un cumulo di detriti bianchi. . . Non ne sono sicuro.
Lasci riposare la mente, caro Imperatore. Andiamo avanti, pensiamo a cose più importanti. Immagini il suo caro Marengo. Se lo immagini nel deserto. Me lo descriva.
Ah sì! Coraggioso Marengo! Mio amato Marengo. Dov’è? Lo vedo. Lo vedo riposare, o forse no, no, non sta riposando. Sento una corrente d’aria, è forse il vento? È il vento? È Marengo, è lui? È ferito, venite, qualcuno venga ad aiutare, è ferito, è stato colpito. Gli hanno tagliato la gola!? Com’è potuto succedere? Chi è stato? E vedo sangue, sangue sulle mie mani? Sono stato io, sono stato io?
Imperatore! Imperatore! Si calmi, calmi la sua mente caro Signore. È solo un gioco, è solo un gioco da bambini. Marengo sta bene, non è ferito, sta bene, riposa nella scuderia. . .cos’è che la tormenta? Dobbiamo pensare a cose più felici. Pensiamo alla primavera, è ormai alle porte. Pensi ai fiori.
Ah, ah, va bene. . . va bene. . . è calato il buio nella mia mente Marchand. Dobbiamo continuare questo gioco da bambini?
Le fa bene pensare alla primavera, immaginare i fiori, la vita. Le farà bene. . .
Se devo. . . Vedo delle peonie, vedo delle peonie che sbocciano, luminose, piene di speranza, eppure è notte. È stata Giuseppina a mandarmele? È stata lei? Dov’è, mia Adorata? È lume di candela? O è la luce delle stelle? Vedo fiori. Vedo peonie. Vedo lei.
È al suo fianco. È con lei, la porta con sé nel cuore. . . e ora è in arrivo un temporale. Che farà, caro Signore, che farà dinanzi al temporale?
Napoleone chiuse gli occhi . . .