Alfonso Artiaco è lieta di annunciare la prima personale in galleria dell’artista tedesca Jana Schröder (Brilon, 1983) dal titolo D. A. M. La mostra nasce dall’interesse dell’artista per l’eredità che Diego Armando Maradona ha lasciato alla città di Napoli. Durante un suo precedente soggiorno Jana Schröder è rimasta stupita da come gadget, magliette, bandiere e riproduzioni in scala di Maradona, con i colori della squadra partenopea, invadessero ogni strada. I colori azzurro e bianco creano un paesaggio ricorrente dai toni allegri e divertenti, quasi familiari. Perciò, sebbene l’artista non abbia particolari interessi calcistici, ha deciso di intraprendere una produzione i cui colori richiamassero il legame con il Napoli di Maradona.
“El Pibe de Oro” rappresenta per i napoletani la rivalsa di un territorio che fino agli anni ‘80 era sempre rimasto ai margini. L’identificazione popolare in quel giovane ragazzo argentino, cresciuto nella periferia più disagiata di Buenos Aires, che ha portato la squadra e la città a vittorie indelebili ha fatto sì che il ricordo non si affievolisse nel tempo e che la sua figura diventasse mito. Così i dipinti di grandi dimensioni astratti bianco e azzurro nelle sale della galleria simboleggiano Maradona che sfida i colori di altre squadre. Compagini ideali che si contrappongono nelle sale della galleria con tele di colori differenti che variano dai toni del verde acerbo, all’arancio fino al rosa vivo. La disposizione delle opere non segue l’andamento tipico, anzi, i lavori stanno nello spazio come calciatori in campo. Alle undici tele, si aggiungono undici lavori su carta nella stanza principale che riproducono una formazione ideale fatta di portiere, difensori, centrocampisti e attaccanti, schierati come in uno schema calcistico.
Ogni opera segue delle declinazioni di tonalità di uno stesso colore unito al bianco. A variare è la consistenza del gesto e la sua impressione sulla tela. L’artista gioca anch’essa con linee e forme, apparentemente casuali, che sottendono invece uno schema costituito da linee di diverso spessore, ora sinuose ora geometriche che si rincorrono sulla tela. All’inseguimento dei tempi di rapida essiccazione dell’acrilico, i movimenti multidirezionali delle pennellate veloci, diventano simbolo del gesto pittorico più puro. Come una rete fitta che però non intrappola lo spettatore, ma gli fa da sponda accompagnandone lo sguardo.