Fin dal primo momento, l’atmosfera è delicata, soffusa e avvolgente. La mostra collettiva “Punteggiato di luce, giaceva lì, scintillante”, curata da Milena Zanetti, apre a un territorio poetico di tinte sfumate e riflessi baluginanti, come suggerisce il titolo in versi. Anna Bochkova (1995, Rostov-on-don), Evgeniya Pankratova (1977, Mosca) e Chiara Ressetta (1996, Trieste) portano negli spazi della Galleria Mimmo Scognamiglio di Milano corpi transitori, gesti d’affetto semplici, puri e l’evocazione di mondi inesplorati, con opere che spaziano dalla pittura figurativa, al disegno e alla ceramica.
Al centro della stanza prende posto un’oscura composizione della recente serie Garden of Living Growth (2022-2023) di Pankratova, diramandosi in molteplici mani fluttuanti, germogli, ramoscelli e pietre che appaiono dall’ombra, o forse, piantati nella terra umida, emergono venendo alla luce nella semioscurità. Nel frattempo, sipari iperrealistici vengono sollevati da figure che, dando le spalle allo spettatore nei dipinti Butterfly e Basket of Tangerines (2024) rivelano nuove dimensioni temporali e rifugi sicuri. Si potrebbe dire che sia queste figure sia l’artista stessa assumono le vesti del giardiniere. Nelle parole di Gilles Clément, un giardiniere è colui che ogni giorno interpreta le invenzioni della vita; (…) un mago (“Giardini, paesaggio e genio naturale”, 2013) ed ecco che creature e artista portano entrambe l’attenzione sulla metafora del giardino come mezzo per cogliere frammenti fugaci del cosmo nella sua interezza.
In un gioco di magica sincronia, i corpi simili ad arlecchini raffigurati nelle opere di Ressetta appaiono invece assorti in contemplazione, trasognati, incuranti del paesaggio vibrante che li circonda. Tra le ambientazioni dai toni rosati, decorate con motivi di bestiari medievali ed esseri fantastici come sirene o gru mitologiche, fanno capolino oggetti sparsi che svelano enigmi al visitatore che cerca di decifrare la mise en scène teatrale. Divise in due sezioni che richiamano le predelle di una pala d’altare, le opere Reliquie (2023), Voglio vederti danzare (2024) e Pensando ai tombaroli (2024) portano in scena una serie di oggetti che dialogano inequivocabilmente con i personaggi della tela soprastante. Interpretandoli come manufatti (forse trafugati?), chiavi di antiche conoscenze antropologiche o archeologiche, preziose reliquie di una gloria passata o semplici cimeli, è immediato immaginare i disinvolti protagonisti come guardiani di amuleti bizzarri, custodi di ricordi intimi e memoria collettiva.
Nell’aria sospesa, fragili statuette sparse riposano su morbidi cuscini di seta, si sussurrano dolcemente l’una con l’altra, formando un micro-paesaggio di isole interconnesse all’interno della mostra. Come nella già citata opera crepuscolare di Pankratova e nell’ultravioletta Aglieta (2023) di Ressetta, i fiori vengono offerti dalle figure compassionevoli di Bochkova nella speranza di preservare la vicinanza emotiva e alimentare un legame, un’affinità. L’infanzia dell’artista, cresciuta in un prefabbricato dell’Est Europa, ritorna poi nella creazione della serie Amoured Concrete (2024), una collezione di presenze gentili e organiche che contrastano concettualmente con la rigidità programmatica dell’urbanistica sovietica. La pratica di Bochkova dà vita a spazi onirici in cui possiamo relazionarci gli uni con gli altri e con la natura, curandoci delicatamente, così come le timide figurine si abbracciano goffamente.
Le rocce leggere come nuvole di Pankratova e i gigli di ceramica di Bochkova indagano sullo stato e sulla conservazione dei valori che incarnano, sulla resistenza di fronte al tempo, sulla resilienza e sulla trasformazione. Riflettendo sugli animali che proiettano ombre spettrali sulle pareti degli stravaganti interni di Ressetta, mi ritrovo a pensare agli echi del film “Angel’s Egg” (1985) di Mamoru Oshii e Yoshitaka Amano. Nel film, gli intangibili pesci fantasma che nuotano sulle pareti degli edifici evocano un senso di nostalgia e desiderio di aggrapparsi ad una fede cieca, alludendo a simboli sacri che sfuggono alla nostra portata. Parallelamente, Annunciation (2021) di Pankratova sovverte gli schemi religiosi isolando canoni illustrativi della pittura e dell’affresco del Rinascimento italiano, nel tentativo di interpretarli liberamente – la disposizione si estende verso l’alto, verso il celeste rappresentato dalle stelle.
La mostra della Galleria Mimmo Scognamiglio e Milena Zanetti celebra la mutevolezza degli archetipi, i cicli e i ritmi della natura, il riaccendersi di un impulso vitale in via di estinzione. Piante morenti o rigogliose, oggetti cari, regni sotterranei, paesaggi onirici e giardini in divenire si fondono in un’armoniosa sinergia: in natura nulla esiste da solo (“Silent Spring”, 1962).
Traduzione dall’inglese di Carolina Merlo.