Questa non è l’intera storia. “The Hunters Enter the Woods” fa parte della serie The Unicorn Tapestries, sette arazzi fiamminghi della prima età moderna, attualmente conservati all’interno della collezione del Metropolitam Museum di New York. Il Met ha collocato “The Hunters Enter the Woods” come prima opera della serie, tuttavia gli arazzi, che sono notoriamente avvolti nel mistero e nelle supposizioni, rimangono aperti a interrogativi sull’ordine della sequenza, sull’eventuale presenza di pezzi mancanti e sulla possibilità che questi abbiano mai costituito un insieme unitario. Questa non è l’intera storia, è chiaro: i cacciatori non sono neppure entrati nel bosco. L’evento principale dell’unicorno, che appare in tutti gli altri arazzi della serie Unicorn Tapestries, qui è ancora fuori campo. Siamo ai margini della foresta e siamo ancora alla periferia dell’eroica narrazione della caccia.
L’installazione e performance di Sam Keogh, The Hunters Enter the Woods Cartoon, comincia con la scena marginale dei cacciatori che si addentrano nel bosco, per poi passare ad un primo piano sulle figure secondarie dei paggi. Nell’arazzo originale i paggi sono stati incaricati di guidare e aiutare i nobiluomini nella loro caccia all’unicorno. I nobiluomi, che appaiono in abiti raffinati e colorati con elaborati piumaggi sui cappelli, sono i protagonisti. Questa è la loro caccia. La loro storia. Le loro lance e i loro segugi. Ma i ricchi raccontano la loro storia come se fosse l’intera storia, mentre non è così. Cosa accadrebbe invece se la storia venisse raccontata da personaggi minori, quali i paggi? Seguite i loro sguardi e vi ritroverete al di fuori dei confini della cornice pittorica. La trama si dilata, al di là dell’inquadratura familiare, mentre lo spettacolo dell’eroismo aristocratico viene decentrato e reso marginale.
Come in tutti gli arazzi di grande formato di quel periodo, anche la serie The Unicorn Tapestries sarà stata estremamente costosa. Oggetti come questi venivano commissionati da ricchi mercanti e dalla classe aristocratica – e dal momento che si trattava dei loro soldi, le immagini dovevano raccontare le loro storie di valore morale, di conquista e di grandezza. Ma, The Hunters Enter the Woods Cartoon si concentra su una parte dell’immagine, per trovare fili di trama alternativi, che conducano oltre la sua cornice. Ci sono sempre modi per guardare le immagini osservando i limiti delle loro cornici. Ci sono sempre modi per allontanarsi dalla trama principale, fraintenderne i dettagli e seguire tangenti che portano fuori dai limiti della cornice.
Come in altri lavori della serie Unicorn Tapestries Cartoons di Sam Keogh, The Hunters Enter the Woods Cartoon esplora il tema del cartone preparatorio nel XV e XVI secolo. Per realizzare arazzi pittorici, gli artisti partivano da una bozza 1:1 su carta, ovvero frammenti del cartone preliminare o “disegni di lavoro”, che consentivano loro di visualizzare i singoli elementi della scena e la sua composizione complessiva. Mentre nell’arazzo finale, le diverse parti dell’immagine venivano posizionate su un unico piano pittorico. Riproducendo la fase preliminare del cartone preparatorio, Keogh esplora in un’ecologia dell’immagine fatta di strati, cuciture, vuoti e relazioni mutevoli. Le parti sono ancora parti; possono essere spostate e riassemblate, mantenendo un senso di disgiunzione che ricorda le forme di collage del primo Novecento, dove i frammenti di immagini trovate venivano riuniti in nuove entità ibride.
Parte del fascino della immagine-collage è il mantenere un senso di straniamento nella relazione tra le parti con l’intero. I punti di un arazzo sono parti unite per formare immagini complete, proprio come i pixel sul mio schermo sono uniti per formare le lettere che sto digitando…
Ma i pixel e i punti dell’arazzo dovrebbero sommarsi per creare un senso di armoniosa coerenza, lasciando scomparire le piccole parti in un insieme più grande. Al contrario, le installazioni di Keogh, riuniscono parti disparate in interi alternativi in modi che sembrano provvisori e propositivi. Le giunture tra le parti sono sempre visibili; i pezzi sono ricuciti su altri pezzi con nastro adesivo blu che non cerca di scomparire, al contrario. La coerenza è continuamente annullata ed il senso dello spazio si trova all’interno della rottura. Dal momento che i paggi cominciano a vagare al di là della immagine che li incornicia in “The Hunters Enter the Woods”, i loro corpi iniziano a mutare. Attraverso l’incoerenza del collage, questi assumono teste verdi e le enormi mani a tre dita dei troll tolkeniani…
-forse qui c’è qualcosa da dire sui loro corpi compositi che evidenziano quello che Keogh definisce come “un attraversamento di fantasie” con parte del genere fantasy del XX secolo, proiettato sulle fantasie dei ricchi proprietari di arazzi del XVI secolo?
-Buchi: Usciti dalla cornice, i paggi-troll sono in grado di andare dietro al piano pittorico. Nell’installazione, si vedono arrampicarsi sul retro del quadro, sporgersi sopra di esso e bucarlo da dietro – aprendo nuovi spazi all’interno del piano, disfacendo la sua interezza con un’insistenza su un vuoto che lascia entrare altre cose.
-e qualcosa qui sul parallelismo tra il passaggio dai nobili cacciatori ai “personaggi minori”, i paggi – pages -, che ne facilitano la caccia, e la transizione dall’arazzo alle pagine preparatorie – pages – che hanno facilitato l’esecuzione dell’arazzo stesso. I personaggi principali dei nobili, così come gli oggetti rarefatti dei loro arazzi finiti, non lasciano intravedere la quantità di lavoro necessaria per realizzarli e sostenerli. I paggi dovrebbero scomparire sullo sfondo, senza mai occupare il centro della scena. In The Hunters Enter the Woods Cartoon invece, lo sfondo risale in primo piano, dove le pagine sono visibilmente rovinate da segni, pieghe e strappi, che si accumulano ad ogni iterazione dell’installazione e della performance.
-Vorrei dire qualcosa sulla ricchezza compositiva e sul piacere estetico (e sull’artigianalità?). Sullo splendore dei colori? La scala vertiginosa del collage di Keogh si ricollega all’enorme estensione della serie Unicorn Tapestries, così come all’abbondanza di dettagli, alla pienezza dell’immagine. In entrambi i casi si percepisce la quantità di ore impiegate per la realizzazione. Tuttavia, nonostante l’attenta assimilazione ed i dettagli suntuosi, Keogh mantiene le cose incompiute, approssimative e provvisorie. Affinché possano diventare altro.