La galleria P420 è lieta di presentare “Senza sole”, seconda mostra personale di Marie Cool Fabio Balducci. Proveniente Marie dal Nord della Francia e dalla danza contemporanea e Fabio dalla provincia di Ancona nonché dalle arti visive e dal cinema, i due hanno cominciato a lavorare insieme nel 1995 e negli anni hanno creato un corpus di opere che è un continuum di azioni, film, installazioni, sculture e disegni.
“Senza sole” è una mostra in penombra. La grande vetrata della prima sala della galleria, normalmente in trasparente dialogo con l’esterno, viene completamente ricoperta dagli artisti da una plastica adesiva con effetto legno di quelle che si trovano in tutti i negozi di articoli in plastica e per la casa. A volte utilizzata per ricoprire mobili e superfici da ravvivare, a volte utilizzata nelle stanze degli uffici dei call center, questo materiale configura scenari di scarse risorse e di scarso gusto, oltre ad oscurare la sala della galleria immergendola in una surreale atmosfera cupa e dai toni marrone/arancione. Con questa installazione e con la serie di opere scandite nelle due sale della galleria e in parte anche negli uffici, è da subito chiaro che la mostra prende spunto dallo spazio stesso della galleria, inteso come spazio fisico e architettonico, come luogo di lavoro vivo e attivo, per mettere in scena alcune delle riflessioni più tipiche del lavoro dei due artisti: il rapporto con il lavoro e il luogo di lavoro, lo spazio e la posizione di ciascuno, il rapporto col tempo e la durata delle cose.
Come ricorda Arnisa Zeqo che ha curato la mostra insieme agli artisti e scritto il testo che la accompagna, “in un’era iperconsumistica, “Senza sole” presenta la scarsità come un incantesimo sofista o un atto di divinazione. Le azioni ridotte all’essenziale, come seguire con il dito la lancetta dei secondi di un orologio staccato dal muro, rispecchiano le carenze della vita quotidiana: senso di sconfitta e illusioni infrante vengono sostituite da nuovi vocaboli vuoti, spesso solo neologismi consolatori. Questo disagio che vive nel corpo è al tempo stesso antico e futuristico. La rivalutazione concettuale e fisica della realtà diventa una manifestazione sacra. Questo è lavoro incessante, eterno, come un Mistero eleusino. Senza sole”.