Vladislav Markov “blood thinner, low-dose aspirin, best painkillers for kids” The Address Gallery / Brescia di

di 17 Dicembre 2024

“One and two and three and four and five and six and seven and eight”. Ancora. “One and two and three and four and five and six and seven and eight”. Ancora e ancora. “One and two and three and four and five and six and seven and eight”. Il ritmo costante, immutabile, scandito da una voce distorta che si propaga e rimbalza nello spazio. Un ambiente stratificato in cui il tempo è sospeso e tutto ciò che è al suo interno assume una connotazione sconosciuta, quasi perturbante.

“blood thinner, low-dose aspirin, best painkillers for kids” è il progetto espositivo presentato da Vladislav Markov presso The Address Gallery. La mostra approfondisce la ricerca di Markov, artista di origine russa che — attraverso un approccio multidisciplinare — realizza installazioni immersive volte alla restituzione di atmosfere sensoriali. Secondo una pratica che sviluppa uno stretto dialogo con l’ambiente circostante, Markov decostruisce lo spazio espositivo e lo rilegge attraverso un approccio metamorfico. Così, gioca con l’architettura razionalista della galleria bresciana — ex sede bancaria — dove sigilla l’ingresso tradizionale e obbliga il pubblico a compiere il proprio ingresso attraverso gli ambienti dedicati alle mansioni burocratiche. Markov, che vive e lavora da diversi anni a New York, attinge al bacino di ricordi di esperienze più o meno dolorose che hanno segnato il suo passato, vissuto perlopiù in Magadan, regione particolarmente complicata della Russia orientale. Il suo linguaggio artistico testimonia come gli eventi e le esperienze passate plasmino la comprensione del presente di un individuo. L’artista introduce un’installazione ambientale — carica di quell’estetica post-sovietica che connota il suo lavoro — ricoprendo il pavimento con una moquette grigia, tipica delle sale di attesa degli uffici o degli hotel di tutto il mondo. La successione quasi labirintica delle sale espositive è interrotta dalla presenza pervasiva di un numero cospicuo di sedie ergonomiche da ufficio che ostacolano sia il movimento che lo sguardo e allo stesso tempo invitano il pubblico alla scoperta dello spazio. L’impianto è pensato come un tutt’uno, Markov attiva l’ambiente e lo trasforma in una sala d’attesa, uno di quei luoghi interstiziali che vengono utilizzati, consumati, più che essere vissuti nel senso antropologico del termine.

Ricopre un ruolo centrale nella pratica di Markov la figura umana, presentata secondo un canone distorto, quasi astratto, che contribuisce alla restituzione di una condizione identitaria frammentata e impermanente. Quelli di Markov sono autoritratti ibridi, mediati dalla manipolazione digitale: in opere come Alex Katz still owes me money. $262.5 (2024) e “-Hey Siri, can you touch the back of CDs? -Don’t touch the back of CDs with anything. -Hey Siri, play “The Narcissist Il” by Dean Blunt -Now playing “The Narcissist Il” by Dean Blunt.”(2024) l’identità dell’artista è celata, nascosta da bende, maschere facciali post-intervento chirurgico e abiti neri di forma indefinita. Sono immagini indeterminate e restituiscono una dimensione ambiguamente artefatta. Il suo processo creativo si sviluppa attraverso la realizzazione di oggetti tridimensionali composti da elementi di recupero, pensati originariamente per la successiva scansione 3D. Le immagini, scansioni fotogrammetriche a bassa risoluzione, implicano una conoscenza profonda non solo del linguaggio tecnologico ma anche del suo metalinguaggio, perché attento ai limiti, nonché ai suoi potenziali usi e abusi. Gli oggetti di partenza sono appositamente studiati al fine di ingannare la scansione e invitano alla riflessione sulla dimensione disfunzionale e erronea del medium tecnologico.

Il percorso espositivo si conclude con la presenza di due elementi scultorei indefiniti, sagome nere frutto di un processo trasformativo ottenuto secondo l’utilizzo di materiali di recupero e di uso quotidiano. Markov compie azioni che influiscono sulla materia e sull’ambiente, donando all’oggetto comune un’accezione fluida, di costante mutamento. Pesanti sbarre di ferro occludono il passaggio e limitano la vista di Remember that you may forward this email to all guests included in this reservation allowing them to also complete their details and save time. We hope you have a great trip and we look forward to welcoming you. (2024), un oggetto formalmente simile a un mezzo a motore, sia esso un’automobile o una moto, coperto da un telo elastico che ne accentua la sagoma aereodinamica. Il lavoro è posto in dialogo con I eat breakfast in the morning (2024), un vero e proprio braccio meccanico intento a sorreggere un corpo di difficile comprensione, anch’esso celato alla vista da un telo aderente nero. Lo strumento è concepito come un’estensione del corpo umano, un’appendice meccanica che sembra suggerire un approccio allo sviluppo corporeo transumanista: l’intreccio di elementi naturali e materiali sintetici danno vita a soggettività trasversali, forme ibride tendenti alla metamorfosi cyborg del corpo organico.

La ricerca di Markov è frutto di un continuo processo di decostruzione e ricontestualizzazione della memoria e dell’oggetto quotidiano, attraverso un processo creativo che da digitale diviene fisico e viceversa. Identità sfocate e sospese vivono una condizione liminale tra realismo e astrazione, connotate da uno stato ontologico indefinito che sfida la percezione sensoriale del pubblico.
Associazione e dissociazione, un movimento circolare che evoca memorie passate e immagini del futuro. Una distorsione della realtà che si allunga e si ritrae, una metamorfosi non lineare che si conclude e inizia nuovamente. Proprio come una serie di numeri. Che dettano il tempo. “One and two and three and four and five and six and seven and eight. One and two and three and four and five and six and seven and eight”…

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Edoardo Durante