Luca Beatrice, un amico caro, un compagno di strada molto più giovane e con cui sono stato in stretto contatto per quasi quarant’anni. Gioviale, allegro, cinico ma umanissimo, sapeva tutto di arte, musica, cinema, vita. E anche di cibo. Avendo la strada del successo come critico sbarrata da Achille Bonito Oliva e Germano Celant, senza rimpianti e melanconie aveva deciso di scendere uno scalino nella qualità delle sue scelte artistiche, occupandosi di personaggi forse minori, anche emarginati o outsiders, un po’ alla Vittorio Sgarbi, di cui era amico ed estimatore. Ma a differenza di Sgarbi, Luca conosceva veramente l’arte contemporanea e la sapeva leggere con disinvoltura e ironia. Tutta: dai più grandi artisti anche complessi ai più sconosciuti o emarginati. Ed era forse il solo in Italia che riusciva a coniugare in modo attuale arte, cinema e musica. E per questo era diventato forse il personaggio dell’arte oggi più noto in Italia. Era stato nominato da alcuni mesi Presidente della Quadriennale di Roma e aveva riunito una commissione di alto profilo come meglio non si sarebbe potuto (Luca Massimo Barbero, Francesco Bonami, Emanuela Mazzonis, Francesco Stocchi, Alessandra Troncone). Forse una commissione d’antan, legata alla sua generazione ma che certamente avrebbe sorpreso (sorprenderà?) i tanti scettici. Perché questa commissione che è la migliore possibile oggi in Italia ci avrebbe offerto (io spero che resti e operi nel nome e nel ricordo di Luca) la migliore Quadriennale di sempre. Anche come risposta italiana alla Biennale di Venezia.
Luca era molto prolifico, possedeva una grande capacità, velocità e qualità di scrittura: scriveva quasi ogni giorno sul quotidiano Libero di arte ma anche di altro, ha pubblicato oltre dieci libri, tutti bellissimi o curiosi; ma il suo capolavoro resta Le vite, Un racconto provinciale dell’arte, dove è riuscito a descrivere positivamente e ironicamente circa duecento personaggi dell’arte di oggi, famosi e sconosciuti, amici e avversari. Ma per tutti era riuscito con grande intelligenza a trovare un lato positivo, un’opera o azione particolare per farci sorridere.
Ogni anno da vent’anni ci incontravamo in Versilia, meta preferita di entrambi, ai bagni “Francesca”. La scorsa estate abbiamo festeggiato l’incontro in spiaggia anche con un pranzo insieme a Helena Kontova con Francesco Bonami, che malgrado sia per scelte estetiche il suo opposto, si stimavano molto a vicenda.
Alcuni giorni fa, per gioco ma non tanto, gli avevo inviato alcuni dati della mia vita, per un suo eventuale ricordo o coccodrillo su di me, all’occorrenza per Libero. Ma anche questa volta caro Luca, sei stato più veloce di me.