La mostra “WYMAM” inaugura il nuovo spazio di Numero Cromatico, il progetto composto da ricercatori provenienti da vari campi del sapere, dal mondo dell’arte alla neuroscienza. Flash Art Italia propone il testo curatoriale che accompagna il percorso espositivo.
WYMAM o meglio When You Move Around Me non è solo un progetto espositivo,
ma un compendio delle più recenti ricerche di Numero Cromatico.
Due grandi installazioni. Due ambienti che si interrogano su tre concetti su cui Numero Cromatico sta riflettendo: opere aniconiche, non antropocentriche, iniziatiche.
ANICONICHE. Letteralmente “senza immagini”, o meglio, senza rappresentazione figurativa esplicita. Non ci sono corpi, volti, oggetti riconoscibili. Le opere evitano qualsiasi riferimento diretto al mondo visibile quotidiano. Al posto dell’immagine figurativa, superfici dai colori primari, strutture modulari, forme geometriche, spazi immersivi. Questo vuoto d’immagine non è una mancanza, ma una scelta attiva: eliminare il “soggetto” per far emergere la percezione pura, come in certe esperienze estetiche o spirituali, dove ciò che conta non è ciò che si vede, ma come si sente.
NON ANTROPOCENTRICHE. Nell’opera di Numero Cromatico l’artista non è al centro e l’opera è uno strumento aperto, uno stimolo percettivo e sensoriale offerto al pubblico, che è chiamato a interrogare se stesso. In questo senso, l’opera si avvicina di più a un’idea di intelligenza distribuita, che al concetto classico di autorialità.
INIZIATICHE. Le opere di Numero Cromatico sono intese come spazi di passaggio, soglie, strumenti di riflessione. Non si tratta solo di opere da “guardare” o da giudicare secondo parametri di gusto, ma si tratta di dispositivi da “usare” in un processo di trasformazione percettivo e cognitivo, attraverso cui mettere in discussione certezze personali e collettive.
La mostra è un percorso che, come nei riti di iniziazione antichi – dove l’individuo veniva portato fuori dal mondo ordinario per ritornare poi trasformato – vuole sospendere i riferimenti abituali. Non sai subito cosa stai guardando, non c’è una “narrazione”, e quindi sei costretto ad attivarti interiormente: senti, elabori, proietti.
L’idea di un’arte “non narrativa”, che coinvolge il corpo e la mente dell’osservatore, in un’esperienza che può cambiarti o lasciarti indifferente, non perché ti dice qualcosa, ma perché ti costringe a diventare qualcosa di diverso, anche solo per un attimo.