Ariane Müller “Works from the fish show — Reality should have to be incantation or nothing, all three readily agreed upon this point, even when it clearly defied evidence” le vite / Milano

30 Luglio 2025

In occasione della mostra personale di Ariane Müller “Works from the fish show — Reality should have to be incantation or nothing, all three readily agreed upon this point, even when it clearly defied evidence” presso il nuovo spazio di le vite, Flash Art Italia propone il testo che accompagna il percorso espositivo.

La citazione che fa parte del titolo della mostra è tratta da una descrizione della vita dei quattro cosiddetti
eccentrici, pittori cinesi di cui Shi Tao è il più noto nel mondo occidentale. Essi sostengono di accettare la
realtà solo come qualcosa di evocato o, come dice la citazione, come un incantesimo che si realizza nel modo
in cui si cerca di evocare un fantasma o qualcuno morto da tempo. Pertanto, questo metodo di incantesimo,
nella sua capacità di costruire immagini, è sempre stato parte integrante della pittura e della poesia. Tutti loro erano monaci e, sebbene non sia possibile speculare su cosa ciò significasse nella Cina del XVIII secolo,
esso allude a una sorta di reclusione, un ritiro in un mondo solipsistico.

Le opere di questa mostra nascono da un processo che ha portato all’esposizione del lavoro di Ariane Mueller
dal titolo: I pesci sono ripiegati nel mare, proprio come il mare è ripiegato nei pesci presso la famosa sala
espositiva Secession di Vienna, uno spazio gestito da artisti e, come tale, molto diverso dalle altre istituzioni di queste dimensioni. In questa mostra l’artista ha contrapposto ai grandi dipinti, che traggono il loro metodo non solo dalla pittura cinese ma anche dalla pittura modernista, in particolare da Cézanne, un altro solipsista involontario, e utilizzano il paesaggio austriaco con un altro corpus di opere, che evoca un mondo di
solidarietà e tempo trascorso insieme in attività non mirate, una serie di opere che vedono il mondo come un
luogo esistente da utilizzare. Sebbene questa possa essere un’altra incantesimo privato della realtà, e quindi
molto più irrealistico, i dipinti fanno parte di un incantesimo sociale di avere o ottenere un mondo in cui si
vorrebbe vivere, che ha portato molti artisti a Berlino ad abbandonare i discorsi politici e contemporanei e a
ritirarsi in un mondo costruito con i propri mezzi.

Mentre l’artista sostiene che nella possibilità di costruire questi mondi o di evocare la realtà risiede tutta la forza del pensiero, il silenzio del paesaggio allude a un mondo in cui ci si può perdere.

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