Fino al 30 settembre presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, sarà possibile visitare la mostra “ELPÌS – Dove nasce la speranza” di Gianfranco Meggiato. Il progetto, che presenta sette lavori di Gianfranco Meggiato dislocati in più punti dell’ateneo, è stato curato da sette studentesse dell’Università Cattolica.
Per l’occasione, Flash Art Italia, propone il testo curatoriale che accompagna il percorso espositivo
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Nel cuore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, tra chiostri antichi e corridoi percorsi ogni giorno da migliaia di studenti, l’arte prende forma. Ma non come ornamento, né come evento isolato: con “ELPÌS – Dove nasce la speranza”, Gianfranco Meggiato trasforma l’università in uno spazio di meditazione pubblica, proponendo la scultura contemporanea come forza attiva nella formazione umana, interiore e collettiva.
Dal 13 giugno al 30 settembre 2025, sette opere monumentali — tutte bianche, eteree, silenziose — abitano i due campus dell’ateneo, Largo Gemelli e via Carducci. Sono sculture da toccare, ruotare, attraversare. Sculture che invitano a fermarsi, a guardare dentro. Il Soffio della Vita, Risveglio, Colpo d’Ala, Oltre il Finito, Colpo d’Ala, Il Volo, Lo Specchio del Assoluto. Ogni opera è un varco, una soglia simbolica, un frammento della nostra coscienza scolpito nello spazio.
Il progetto nasce da una visione potente: offrire agli studenti non solo un’esperienza estetica, ma un invito a interrogarsi sul proprio senso, sul valore della speranza in un’epoca segnata da crisi, manipolazione e disorientamento. L’artista stesso lo dichiara apertamente: “Che senso ha parlare di speranza oggi, in un mondo attraversato da guerre e menzogne? Eppure è proprio nei momenti più oscuri che dobbiamo cercare, contro ogni speranza, un nuovo senso. La speranza, per me, è partecipare attivamente alla creazione di un mondo più giusto. L’arte può diventare uno strumento di risveglio, perché tutto ciò che è invisibile — fede, ideali, sogni — è in realtà essenziale.”
A curare la mostra sono sette giovani donne, studentesse dell’ateneo: Arianna Bono, Matilde Cauteruccio, Matilde Dante, Maria Laura Foti, Sara Ravelli, Alessandra Mara Sartori di Borgoricco e Melania Sisinno. Ispirandosi alle Città invisibili di Calvino, hanno immaginato “Elpìs” come una città mentale, un’architettura simbolica costruita tra pensiero e gesto, dove ogni scultura è una “guardiana vigile che punta al divenire”.
Il coinvolgimento diretto degli studenti nella curatela, nelle attività parallele, nei momenti di restituzione partecipata — dalle cartoline scritte ai laboratori collettivi — trasforma ELPÌS in un dispositivo educativo e poetico. L’università diventa organismo vivo, fertile, dove la creatività non è relegata ai margini, ma entra in dialogo con la formazione e con la comunità.
La scelta dell’Università Cattolica di accogliere una mostra così radicale è un segnale forte. In un panorama in cui l’arte contemporanea è spesso percepita come distante o autoreferenziale, Meggiato propone una via altra: una scultura che si fa meditazione, contatto, respiro. Le sue opere, attraversate dal vuoto e dalla luce, si rifanno al concetto di introscultura, da lui stesso coniato nel 1998: “Le mie sculture vogliono attirare lo sguardo all’interno, non sulla superficie. Al centro c’è spesso una sfera lucente, simbolo della nostra energia interiore. I percorsi tortuosi che la circondano rappresentano le esperienze della vita, anche quelle difficili, che riflettendosi dentro di noi ci fanno crescere.”
Lontano da ogni narcisismo, Meggiato si definisce un canale, un “terminale ultimo” di un’Energia che si manifesta attraverso la scultura. Il suo lavoro è un atto di ascolto, quasi di preghiera. Un’estetica della co-creazione, che rende ogni opera non solo materia scolpita, ma vibrazione viva.
Le sculture ruotano, si aprono, dialogano con lo spazio e con l’anima. Il bianco dominante evoca la trascendenza, la possibilità di un altrove. E proprio questo è il punto: ELPÌS non vuole essere una mostra, ma una soglia.
Per i giovani che attraversano oggi l’università, queste opere non saranno solo viste, ma vissute. Diventeranno parte del paesaggio mentale su cui si costruiranno visioni nuove, più profonde, più consapevoli. In un tempo frammentato, ELPÌS propone una visione unitaria, un messaggio chiaro:
L’arte può ancora essere una guida. E la speranza non è un’illusione: è una forma di responsabilità.