In occasione della pubblicazione di una lettera di Giulia Currà in ricordo di Lisetta Carmi, scomparsa nel luglio 2022, e delle fotografie da lei realizzate presso il trullo dell’artista in Puglia, Flash Art Italia ripropone dall’archivio la copertina del numero di luglio/agosto 2017, con un’immagine tratta dalla celebre serie I travestiti (1965-1971).
Ho conosciuto Lisetta Carmi nel 2011. Dopo dieci anni di corrispondenza, spremute d’arancia, consigli e vicinanza, il 10 agosto 2021 mi aveva chiesto di fotografare il suo trullo in Puglia. Condivido con voi alcuni scatti dove la sua calligrafia segna i luoghi del cuore. Prendere traccia dei luoghi che abitiamo ci da la possibilità di ricordarne attraversamenti e alleanze possibili. Le affettività e i reincantamenti partono anche da qui. If you move something happens.
“Ma io credo che il giudizio che noi diamo agli altri è quasi sempre un giudizio che noi diamo di noi stessi; ciò che negli altri ci spaventa è in noi; e difendiamo noi stessi sempre offendendo quella parte che noi rifiutiamo” 1.
La firma di Lisetta Carmi contiene una frattura necessaria, che scalpita nel permettersi di scegliere la cura dell’amore come fonte d’immortale urgenza. Lisetta oggi la porto tra le mani, nelle carte, in una campana a vento, un libro, un pennino, nelle sue ceneri disperse in mare diventate luccichio di sirena. Lisetta è esempio per generazioni e vulnerabilità esposte che scelgono l’arte come conoscenza del mondo. Il difetto del sistema che salva le vite, abitando i fremiti di percorsi periferici costantemente incerti. Diventare cortocircuiti, rischi, virus, rimetterci al mondo come confusione, attraversamenti, voci promiscue che rigettano gerarchie e arconti, ricordando di usare i propri privilegi. Questo sembra il consiglio di Lisetta, con la sua scelta sempre a margine, che si agita come campo curioso, furioso, famelico di esperienza, e rigetta controllo e linearità.
Con Lisetta il personale è politico e l’affetto è una fondamentale forma di conoscenza che muove emozioni, possibilità di invenzione grazie alla prossimità dei corpi. Fotografare per capire, suonare per creare spazio all’ascolto, poter rifiutare tutto, e rimettere in gioco di nuovo. Nelle tante vite di Lisetta Lascia andare!, è il suo consiglio più chiaro. Far fluire, dare valore al silenzio mormorante tra gli incontri, dove i muti parlano senza possedere la maestria della parola.
Sento ancora la sua stretta di mano sul braccio e la sua voce squillante delle 8 di mattina quando a novanta anni mi urla: Giulia! Come stai! Stai suonando?! Lisetta con curiosità scava piccoli solchi e deposita tracce di ciò che ognuna di noi può darsi la possibilità di essere, di infuocare e non ti molla mai. Ogni nostro micro spostamento può diventare il giusto smottamento per nuove visioni e reincantamenti del mondo.
Camminando sotto gli eucalipti, nel bosco del suo trullo in Valle d’Itria, dove è venuta ad abitare nel 1977 per aprire un ashram, ricordo la sua voce che racconta di questo giardino accudito con la filosofia di Fukuoka e della grande devozione per il baba di Herakhan, Babaji. La spiritualità di Lisetta coincide con qualcosa di molto pratico e concreto. Praticare amore e curiosità, gridando: Che orrore! all’omologazione umana e a quell’idea di famiglia contrattuale come forma di potere. Non ci si sente più sole in questo mondo diffuso e narrato da Lisetta, che racconta le zone d’ombra dell’irrisolto, convive con passione l’amore senza possessione. La vita sfugge, il corpo muta, e questa trasformazione accetta la mancanza come gesto, abbandonando didascalie teoriche.
Lisetta attraversa le arti, con il pianoforte, la fotografia, i segni, gli ideogrammi, le vesti a braccetto con i conflitti, le leggi razziali del ’38, i cambiamenti sociali e geografici. Lisetta conosce con l’arte. Vive con i travestiti di Genova, vive con un parto, con l’eros trovato nelle statue del cimitero di Staglieno, nell’incontro sfuggente di Ezra Pound, con i quaderni di Dellapiccola, con i suoi libretti su Babaji, con le persone che la cercano, con disciplina. Raccoglie, prende traccia, reinventa, e racconta. Lisetta mi fa pensare alla corona in musica, quel momento vibrante dove si lascia il respiro libero di esistere come insieme di corpuscoli in movimento, apparentemente in pausa, l’ascolto prepara nuove alleanze. Lisetta è un pò come quel momento, ritma tempi possibili, lasciati al divenire, per poi disperdersi e essere adottati da altri corpi. Io la vedo così, ancora che sale e scende da quella scala ripida della sua casa a Cisternino che sembra porti su una nuvola, o al tavolo dove incontra ospiti e regala ideogrammi dipinti a mano, ricordando di vivere sempre al servizio dell’umanità. Ci sarebbe da ricordare tutto il suo lavoro, le sue metamorfosi, ma penso che per una volta sia giusto lasciare a voi la possibilità di andarla a cercare, appuntando qui pensieri d’affetto che semplicemente cullano un piccola cerimonia virtuale per ricordarla.
Con amore
Giulia
luglio 2025




























