ArtVerona cambia volto: il nuovo corso firmato Laura Lamonea di

di 20 Ottobre 2025

Con la sua 20ª edizione, ArtVerona conferma la volontà di rinnovarsi, abbandonando vecchie gerarchie e aprendo spazi di confronto e ibridazione. Fin dall’ingresso si percepisce un cambio di passo, un’energia diversa, che nasce dalla nuova direzione artistica affidata a Laura Lamonea. Il suo sguardo ha inciso fortemente sulla struttura della fiera, rompendo vecchi schemi e aprendo spazi di dialogo inediti. La nuova direttrice artistica, al suo primo anno del triennio 2025–2027, introduce un approccio sistemico e poroso: la scelta più evidente è quella di eliminare la netta divisione tra gallerie storiche e gallerie emergenti, ridistribuendo i partecipanti nei due padiglioni in base a criteri narrativi e tematici, più che gerarchici o cronologici. I due padiglioni principali – 11 e 12 – sono compenetrati e mescolati in un modo che rende la fruizione più scorrevole e coinvolgente ed imprime alla fiera un ritmo più sperimentale, e multidisciplinare. Il risultato è un tessuto visivo più denso, in cui la fruizione si fa più libera, intuitiva, orizzontale, stimolando sovrapposizioni di lettura e risonanze inattese.ù

Nel padiglione 11, alcune gallerie giovani trovano spazio in posizione centrale, a indicare l’intento di mescolare energie. Qui, nella sezione programmaticamente intitolata “Effetto Sauna”, a cura di Laura Lamonea, la scelta curatoriale è quella di introdurre un artista inedito all’interno del programma della galleria. Come nel caso della Galleria Maria Livia Brunelli, che accosta le opere di Maria Laj, Irma Blanck, Giuseppe Chiari e Bertozzi Casoni a quelle di Nicoletta Grillo, artista alla sua prima apparizione in fiera e nel programma di galleria, presentata con lavori fotografici ispirati al video Oltremare (proiettato a Palazzo Forti, riaperto per l’occasione, nella mostra “The Then About As Until”, curata da Lamonea stessa).

Nel padiglione 12 la vocazione all’ibridazione si fa ancora più evidente. Emozionante e immersivo lo stand di Galleria Osart, con un allestimento calibrato che mette in dialogo Ettore Spalletti, Phil Sims e Lawrence Carroll. Una presenza solida, che non rompe l’equilibrio ma anzi lo arricchisce, fornendo una linea silenziosa e contemplativa nel contesto più eclettico della fiera. Nello stesso padiglione,  la sezione “Steps”, a cura di Giulia Civardi, coinvolge sei gallerie attive da meno di otto anni, italiane e internazionali. La proposta è intergenerazionale e costruita su connessioni meno immediate: nello stand Casti è presentato un dialogo tra Lia Pasqualino Noto (1909–1998), figura poco nota dell’ambiente artistico siciliano del primo Novecento, e la giovane Chantal Criniti (1989), che ne ha riattivato il lavoro attraverso una ricerca filologica e curatoriale. Qui la dimensione della fiera come piattaforma di ricerca prende corpo.

Non meno interessante è la sezione “Video” a cura di Elisa Ganivet, che propone una selezione di opere provenienti da gallerie e collezionisti internazionali (tra cui Londra e Montréal), sottolineando l’apertura al contesto internazionale. Le gallerie di questa sezione propongono installazioni audiovisive in bilico tra videoarte e cinema sperimentale. Le proiezioni (una di queste dal CNAP di Parigi) sono ospitate in una vera sala cinematografica all’interno della fiera. Il video diventa così dispositivo narrativo e medium curatoriale, in grado di sostenere un discorso transdisciplinare all’interno della fiera stessa.

In definitiva, questa edizione di ArtVerona rappresenta un tentativo serio di ripensare la fiera come dispositivo curatoriale fluido, capace di connettere linguaggi, tempi e territori. Il rischio — la dispersione, la sovrapposizione, il cortocircuito — è consapevolmente accolto. Perché solo nell’attraversamento di queste soglie si generano nuove forme di visione.

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Camilla Previ