“Il mondo nuovo”, la mostra che Aldo Spoldi ha allestito alla Fondazione Marconi, è un’operazione complessa, stratificata e che si interroga su una serie di problematiche relative alla realtà e al linguaggio artistico contemporanei. I materiali esposti intendono preludere a una nuova visione, a un’inedita condizione da cui identità virtuali agiscono seguendo un preciso intento progettuale e dove pittura, scrittura, fotografia, performance, musica e teatro si intrecciano per dar forma alla visione di un mondo nuovo. Il libro che accompagna la mostra, Un dio non può farsi male, scritto da Andrea Bortolon, uno dei personaggi virtuali creati da Spoldi nelle vesti di professore presso l’Accademia di Belle Arti di Brera, prende spunto da una lettera che Aldo ha scritto a Giorgio Marconi nella quale esprime i propri dubbi sulla situazione attuale e sul destino dei suoi personaggi che, dopo la chiusura della “Banca di Oklahoma”, un suo significativo progetto degli anni Novanta, si trovano disorientati. Che fare? Rimane un’unica possibilità, quella di dar corpo esteticamente a un mondo in cui i bizzarri personaggi, nati dalla fantasia di Spoldi, il critico d’arte Angelo Spettacoli, il filosofo Andrea Bortolon, il fotografo Met Levi e l’artista Cristina Karanovic, dopo aver trovato rifugio nel suo atelier, hanno fondato una nuova scuola d’arte: l’Accademia dello Scivolo. Dalla clausura creativa del suo studio l’artista concepisce e realizza Il mondo nuovo, un’imponente opera di 4 x 18 metri, un carro mascherato abitato da colorati personaggi impegnati in svariate attività: chi suona strumenti musicali, chi fa il gesto del marameo, quasi a schernire chi sta dall’altra parte, chi corre in bicicletta, chi invece preferisce volare su un aeroplano di carta, e ancora l’arcobaleno, un pagliaccio, un giocoliere e tanti animali. Il quadro rappresenta lo scontro tra la realtà del mondo attuale, la contemporanea società dello spettacolo, e le possibilità insite nel “Mondo nuovo”, pensiero alla base del quale sta la teoria della costruzione di mondi. Dice l’artista: “L’arte è significativa quando costruisce mondi”. Le identità mascherate che popolano l’opera conducono tutti fuori dalla società postmoderna, la cui crisi è ormai evidente, verso un mondo nuovo e dove l’immaginazione si sostituisce alla realtà. “Il Mondo Nuovo” mette in scena il crollo della società odierna dopo le crisi finanziarie, politiche, sociali e prelude a una nuova possibilità, lucida, ironica, visionaria ma al tempo stesso concreta. In mostra, oltre al grande quadro, anche disegni, studi e progetti esecutivi del carro mascherato commissionato all’artista dalla Fondazione Carnevale di Viareggio e realizzato dal carrista Luca Bertozzi, che ha inaugurato la sfilata dei carri mascherati di quest’anno. Un carro che si pone come metafora di un mondo in trasformazione, dove un ideale personaggio mangia e porta dentro di sé i vecchi mondi per dar forma a una nuova ipotesi, a un nuovo mondo. Il quadro e il carro rappresentano la società postmoderna che viene dionisiacamente trascinata nella bocca del mangiatore di mondi che li trasforma e restituisce ciò che ingoia come mondo nuovo. Dice Spoldi: “È la prima volta che tento di fare un mondo nuovo. La “Banca di Oklahoma”, i miei quadri, i personaggi virtuali si accontentano di capire il mondo. A dire il vero, anche in passato, qualche vaga intuizioni mi diceva: dai, Aldo, prova a fare un mondo. Sono affezionato a queste vaghe intuizioni. Sono loro che spingono”. Ed è proprio sulla spinta di queste “vaghe intuizioni” che ha dipinto mele e arcobaleni, scultori di noci e conigli, realizzando un’opera visionaria che però è giocata al confine fra l’immaginazione e la concretezza.
29 Settembre 2015, 12:07 pm CET
Aldo Spoldi di Loredana Parmesani
di Loredana Parmesani 29 Settembre 2015Fondazione Marconi, Milano.
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