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21 Luglio 2015, 2:10 pm CET

Ana Mendieta di Elisabetta Tolosano

di Elisabetta Tolosano 21 Luglio 2015
Ana Mendieta, Anima, Silueta de Cohetes, 1976. Video dell’azione 35 mm.
Ana Mendieta, Anima, Silueta de Cohetes, 1976. Video dell’azione 35 mm.
Ana Mendieta, Anima, Silueta de Cohetes, 1976. Video dell’azione 35 mm.

Avrebbe sessantaquattro anni l’artista cubana Ana Mendieta se nel 1985 non fosse precipitata dal 34° piano del suo appartamento di New York.
L’attualità della sua ricerca artistica, perpetuata dal 1972 al 1985 con energico spirito combattivo, porta a chiedersi come si sarebbe evoluto il suo lavoro, fortemente legato all’identità femminile e alla natura.
La sua opera, non sempre compresa dal mercato, fu simbolico esempio per artiste e performer delle generazioni successive.
La sua morte violenta in seguito al litigio con il marito Carl Andre, processato e poi prosciolto, lascia ancora misteri irrisolti.
La sua vita è determinata delle vicende politiche di Cuba: il padre, dopo aver aderito alla Rivoluzione di Fidel Castro, diventa controrivoluzionario e teme ripercussioni sulla famiglia.
Nel 1961 lei e la sorella sono accolte negli Stati Uniti nell’ambito dell’operazione Peter Pan e passano anni tra istituzioni religiose e famiglie adottive, sradicate dalla loro terra e dal nucleo familiare.
All’Università dello Iowa (dove, nel 1972, consegue il Bachelor of Arts, un Master of Arts in Pittura e un Master of Fine Arts in Intermedia) l’artista inizia a nutrire interesse per le culture primitive e matriarcali che hanno lasciato impresso nella roccia o nella pietra il simbolo sinuoso della Dea Madre come forza rigeneratrice.
In mostra un allestimento semplice e molto efficace ripercorre il flusso creativo dell’artista che si considerava “heart-body artist” con proiezioni, fotografie, disegni e sculture.
Ovunque è presente l’immagine del suo corpo mimetizzato con un elemento della natura: emblematico è L’arbor de la vida. Le sue Silueta diventano sempre più minimali.
La sua impronta è un simulacro ripetuto infinitamente, che vive anche animata da acqua, fuoco, sangue.
Curata da Beatrice Merz e Olga Gambari “She Got Love” è la prima retrospettiva della Mendieta in Italia, scelta felice che cade in un momento di forte incertezza sul futuro del Museo.

Castello di Rivoli, Rivoli (TO). 

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